M ARCO B ELPOLITI, La Stampa 21/3/2011, 21 marzo 2011
Un sacco di sporte - È tornata la sporta. Quella della mamma, e prima ancora della nonna, la borsa grande e capace fornita di due manici dentro cui riporre la spesa quotidiana
Un sacco di sporte - È tornata la sporta. Quella della mamma, e prima ancora della nonna, la borsa grande e capace fornita di due manici dentro cui riporre la spesa quotidiana. Nessun negozio, dal pizzicagnolo al macellaio, dal panettiere al supermercato, ti fornisce più il sacchetto in cui mettere pane e scatolette, biscotti e arance, fette biscottate e cipolle. Da quando, dall’inizio dell’anno, è diventato operante il divieto europeo di commercializzare sacchi di asporto merci non conformi ai requisiti di biodegradabilità, indicati dagli standard della Ue, ovvero di non usare più involucri di plastica, o si portano le cose acquistate in mano, una o due per mano, oppure è necessario arrivare al negozio con la sporta. C’è stato un periodo, tre o quattro mesi circa, in cui i negozianti avevano ancora scorte di sacchetti non biodegradabili, e perciò si poteva continuare a fingere che non fosse necessario uscire da casa con la sporta; così si pagava volentieri il balzello di 10 centesimi con cui, alle casse, veniva conteggiato il sacchetto di plastica per la spesa. La plastica impiega un tempo enorme per disfarsi, e negli oceani galleggiano da decenni isole di sacchetti che arrivano direttamente dalle nostre città e paesi. I negozi Coop sono stati i più veloci a dotarsi di buste biodegradabili, al prezzo di 15 centesimi, composte di materiale vegetale (amidi e oli vegetali), anche se in diversi avanzano il sospetto che il mais usato per produrli sia transgenico e vi sia tra i componenti il poliestere. In ogni caso, con questi sacchetti non si possono portare pesi eccessivi: si strappano. Ecco dunque la sporta: «un sacco e una sporta», come si dice con un’espressione proverbiale. Il termine, e dunque l’oggetto, è in circolazione dal XIV secolo; i dizionari ne attestano la presenza in uno scritto del 1303. La parola è probabilmente greca, spirída , e forse anche indoeuropea, ed è giunta sino a noi attraverso l’etrusco. Catena singolare. Si possono immaginare i pingui etruschi, quelli effigiati negli affreschi di Tarquinia e dintorni, stravaccati beatamente nei loro triclini, alzarsi e andare a far la spesa con la sporta in mano. Sporta, oppure paniere, ovvero sacca con cui ci si forniva ai forni; pane impastato a mano, a quei tempi, probabilmente con acqua di fonte, e poi cotto in un forno a legna. Beati gli Etruschi. Anche se si sono estinti. Temo che se non passeremo alla sporta, capiterà anche a noi.