Roberto Allegri, Chi, n. 12, 23/03/2011, p. 145-148, 23 marzo 2011
A TU PER TU CON IL DIAVOLO
È da pochi giorni nelle sale il film Il rito, diretto da Jan Mikael Hafström con Anthony Hopkins, Rutger Hauer e Maria Grazia Cucinotta. Un film di quelli che lasciano il segno. Negli Usa è stato un successo e anche in Italia si appresta a colpire duramente il pubblico. Si basa sul libro Il rito, storia vera di un esorcista di oggi (Sperling & Kupfer), scritto dal giornalista americano Matt Baglio, 38 anni, che racconta la vera storia di un sacerdote, padre Gary Thomas, arrivato a Roma dalla California per diventare esorcista. «Ho seguito per tre anni l’intero cammino di formazione di padre Gary», dice Matt Baglio. «Ho documentato in prima persona il mondo degli esorcisti, intervistando decine di sacerdoti e parlando con le vittime di possessione diabolica che erano state liberate. Ho anche assistito a più di venti esorcismi. È stata un’esperienza sconvolgente e straordinaria, che mi ha fatto riprendere il contatto con la mia fede».
Domanda. Come mai un giovane giornalista americano decide di scrivere un libro sugli esorcisti?
Risposta. «Per curiosità. Avevo saputo che all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum veniva svolto un corso dal titolo Esorcismo e preghiera di liberazione. La cosa mi aveva colpito. Nell’era della tecnologia digitale, un istituto universitario insegna come diventare esorcisti: volevo saperne di più. Lì ho conosciuto padre Gary, un sacerdote californiano, che, per ordine del vescovo, stava frequentando la scuola per diventare esorcista della sua diocesi. Siamo diventati amici e mi ha permesso di seguirlo nella sua preparazione».
D. E che cosa ha scoperto?
R. «Un mondo molto complesso, articolato, pieno di sfumature. Ho scoperto che ci sono preti che hanno un concetto del diavolo molto vago. E altri che, invece, hanno le idee molto chiare e identificano il demonio come una concreta realtà. Mi ha molto colpito il rigore clinico, scientifico, con cui la Chiesa tratta questi argomenti. Gli esorcisti sono dei professionisti, che agiscono con la precisione di un chirurgo».
D. Che cosa avviene in pratica durante un esorcismo?
R. «Esiste uno specifico rituale, fatto di preghiere e invocazioni. Ma bisogna dimenticare quello che si vede al cinema. Gli esorcismi non avvengono di notte, in una carnera segreta, al buio di un sotterraneo. Avvengono alla luce del sole, magari in una stanzetta dietro l’altare, mentre in chiesa ci sono i turisti. Il rituale è molto meno coreografico di quel che si pensa. In genere l’esorcista mette la mano sulla testa della persona posseduta e inizia a pregare, spesso in latino».
D. Vengono invocati dei santi in particolare?
R. «Sì. Quasi sempre viene chiesto l’aiuto di Santa Gemma Galgani, di Giovanni Paolo II e di Madre Teresa, perché in vita ebbero a che fare con il demonio. Gli esorcisti cappuccini invocano spesso Padre Pio. Gli indemoniati gridano a queste invocazioni e poi dicono di vedere i santi lì, accanto al prete. L’invocazione più potente, però, è quella fatta alla Vergine Maria. In quel caso, l’esorcismo finisce più in fretta».
D. Durante il rituale, la persona posseduta come reagisce?
R. «Si ribella con violenza, cerca di allontanare la mano del sacerdote, inveisce, si contorce, grida insulti, piange».
D. Ha mai avuto paura?
R. «Durante gli esorcismi ho provato non tanto paura quanto pietà. Hai di fronte una persona che soffre, capisci che è davvero vittima di qualcosa di inspiegabile e di cattivo. Solo una volta mi si sono rizzati i capelli in testa. Una donna ha reagito con grande violenza alla preghiera, gridando con una voce assolutamente non umana. Mai visto nulla di simile».
D. Avvengono molti esorcismi in Italia?
R. «Più di quello che si crede. Basti pensare che gli esorcisti ufficialmente incaricati sono 400. E il numero è in aumento. Però, e questo è un altro fatto che mi ha sorpreso, le persone che arrivano dagli esorcisti sono già state visitate da diversi medici. La Chiesa vuole che gli esorcisti lavorino con psicologi e psichiatri, perché non è sempre facile discernere tra possessione e malattia mentale».
D. Le differenze sono evidenti?
R. «I sintomi della possessione sono il parlare lingue sconosciute, l’essere capaci di leggere la mente delle persone, possedere una forza erculea, provare violenta avversione per le cose sacre. Invece il sentire voci o provare forti dolori in diverse parti del corpo può derivare da un disagio mentale».
D. Perché ha detto che questa esperienza l’ha riconciliata con la fede?
R. «Perché ero un cattolico per tradizione familiare. Ma seguendo padre Gary ho toccato con mano una realtà di cui prima avevo solo letto. E ho compreso il grande potere della preghiera».