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 2011  marzo 23 Mercoledì calendario

CIAO MIA CARA NILLA


Trentasei anni di differenza, trent’anni di amicizia. Si potrebbe sintetizzare così il legame che univa Nilla Pizzi, scomparsa lo scorso 12 marzo a 91 anni (ne avrebbe compiuti 92 il 16 aprile), a Lele Mora. La "regina della canzone", emiliana doc, vincitrice del primo Festival di Sanremo nel 1951, e il manager veneto, suo agente, amico, fratello e figlio. «Ci siamo conosciuti a un suo concerto a Madonna di Dossobuono, vicino a Verona. Ero un suo grande fan e volli conoscerla personalmente. Ci piacemmo subito e di lì a poco cominciammo a lavorare insieme», racconta Mora.
Domanda. Che cos’è che vi univa così?
Risposta. «Credo la nostra semplicità, il fatto di essere entrambi veraci. Lei, che era una grandissima artista, che ha girato il mondo e cantato per tanti capi di Stato, ogni settimana tornava nel suo paese, a Sant’Agata Bolognese, dalla famiglia».
R. «Per nulla, aveva una professionalità oggi molto rara: puntuale, sempre impeccabile, instancabile. Mai un problema o una serata annullata. Anche quando cinque anni fa ebbe un ictus voleva guarire in fretta soltanto per poter tornare al lavoro. Pensi, non parlava più bene, ma riusciva ancora a cantare».
D. Vi vedevate spesso?
R. «L’ultimo periodo tutti i giorni. Prima, una volta a settimana cenavamo insieme. E poi ogni volta che c’era un evento era la prima che invitavo. Averla vicino mi metteva serenità e non mi ha mai detto no una sola volta».
D. Un ricordo tra i tanti.
R. «Ogni tanto, quando aveva voglia di ostriche la portavo al Casinò di Campione. E in auto mi cantava i suoi successi a bassa voce».
D. Cos’era per lei Nilla?
R. «Una parte della mia famiglia, una sorella, una mamma. Lascia un grande vuoto nel mio cuore».
D. Mai uno screzio?
R. «Mai. Aveva le idee chiarissime, però si fidava ciecamente di me. Ma guai a chiederle l’età, si offendeva terribilmente. Rispondeva: “Io sono nata nel 1951, quando è nato Sanremo”.