Gabriele De Palma, Corriere della Sera 19/3/2011, 19 marzo 2011
LA (LENTA) CORSA VERSO LA FIBRA OTTICA - M
ilano è stata la capitale europea della fibra ottica, tanto tempo fa. Per prima si è dotata di una infrastruttura che raggiunge la maggior parte degli edifici e degli appartamenti del capoluogo. Erano gli sgoccioli del secolo scorso e la rete meneghina era vanto d’Italia e invidia di buona parte del mondo. Poi più nulla. Gli investimenti in fibra sono proseguiti fino al 2003, grazie soprattutto a Fastweb, e da allora, con l’entrata in vigore di una legge che obbliga chi possiede la rete telefonica in rame ad affittarla a prezzi ragionevoli ai concorrenti (unbundling), tutti si sono messi a offrire connessioni Adsl senza investire significativamente nell’ammodernamento della rete. Stando agli ultimi dati ufficiali, presentati dal Fiber to the home Council Europe — durante la «Ftth Conference» tenutasi a febbraio proprio nel capoluogo lombardo —, il risultato è che nelle classifiche continentali ci siamo fermati facendo passare davanti in dieci anni quasi tutti gli altri Paesi. Ritrovandoci penultimi. Perché? E, soprattutto, cosa ci stiamo perdendo? Il motivo, intanto, è semplice: il denaro necessario a posare cavi che portino connessioni ultraveloci fin dentro le abitazioni degli utenti (fiber-to-the-home, appunto) o nelle immediate vicinanze (fiber-to-the curb, il marciapiede) è molto — per l’intero Paese è stato calcolato sui 20 miliardi di euro — e il ritorno dell’investimento non assicurato in tempi brevi. Le percentuali di adozioni italiane poi non infondono ottimismo agli operatori: su 2,5 milioni di case cablate, solo 350 mila hanno sfruttato l’occasione abbonandosi. Altrove la cose vanno decisamente meglio, come in Lituania, Lettonia, Romania e altri Paesi che si avvantaggiano di non possedere una rete telefonica evoluta e possono crearla usando la tecnologia migliore. E gli utenti la adottano. Ma anche le nazioni tecnologicamente più evolute d’Europa hanno speso di più e ottenuto risultati migliori dei nostri. I casi più felici sono quello di Amsterdam (vedi box) oppure di Portogallo e Austria, dove negli ultimi due anni si sono investite ingenti somme. Per non parlare della Corea del sud (box), Paese che per larghezza di banda sembra appartenere a un altro pianeta. Un pianeta in cui inoltre le velocità sono simmetriche, e quindi permettono di caricare contenuti con la stessa velocità con cui si scaricano, il che cambia il paradigma del Web e di Internet tutta, rendendola meno tv e più canale di comunicazione. Lì si possono avere servizi evoluti, a cominciare da un’amministrazione pubblica che non usa carta e non prevede code agli sportelli; monitoraggio e strumenti di rilevazione ambientale, controllo del consumo energetico e applicazioni che automatizzano in modo efficiente la casa, dall’allarme al contenuto del frigorifero. Con la diffusione della banda larga si potrebbero dare per scontati servizi preziosi per la salute, come il controllo del bypass da remoto o l’analisi di esami in digitale, che oggi invece restano confinati a livello di sporadiche eccellenze locali. Ovviamente anche il web entertainment, dai videogiochi all’Iptv, ne gioverebbe. Un mezzo di comunicazione adeguato alla rivoluzione digitale in atto. Secondo il presidente della Ftth, Hartwig Tauber, il problema italiano potrebbe risiedere proprio nell’anticipo con cui il nostro Paese si è mosso, dotandosi di fibra quando ancora non erano sviluppate applicazioni e servizi per sfruttarne le potenzialità: «Qualunque sia stato il problema, l’invito all’Italia è di risolverlo al più presto» . Il rischio è infatti di restare tagliati fuori dalla seconda fase della «Società dell’informazione» , quella annunciata da Neelie Kroes, Commissario europeo per l’agenda digitale, che prevede c o N N e s s i o N i a 100Mbps per la metà delle abitazioni continentali entro il 2020. I piani per migliorare le cose sono stati presentati sia da Telecom sia dai concorrenti Fastweb, Vodafone e Wind uniti in consorzio. Da troppo però siamo allo stadio delle promesse e alcune questioni regolamentari (l’unbundling proposto anche per la fibra) rischiano di rallentare ancora le operazioni. All’annuale conferenza della Ftth sono accorsi tremila partecipanti, un piccolo record per la rassegna che Milano si augura possa preludere al ritorno ai vecchi fasti. Oppure resteremo dove ci troviamo: in quella metà dell’Europa che naviga — e dunque comunica — con lentezza.