FRANCESCO SEMPRINI, La Stampa 19/3/2011, 19 marzo 2011
A Tokyo produzione a rilento Il conto del disastro lo pagano anche americani ed europei - Finanza, turismo, tecnologia, auto e alimentari
A Tokyo produzione a rilento Il conto del disastro lo pagano anche americani ed europei - Finanza, turismo, tecnologia, auto e alimentari. Le ricadute della crisi nucleare giapponese sono di dimensioni planetarie e investono gran parte dei settori produttivi. L’onda d’urto dello tsunami è destinata a riversarsi sull’economia globale ancora segnata dalla peggiore crisi dai tempi della Grande Depressione. Il futuro incerto dei Bond Usa Le ricadute più immediate sono state sulla finanza. Nelle sedute successive al disastro si è registrato un effetto domino sulle Borse mondiali dopo il crollo dei listini di Tokyo, culminato con il martedì nero dei mercati ed oltre mille miliardi di dollari polverizzati sulle piazze internazionali. Sul piano valutario il rimbalzo dello yen causato da strategie speculative delle imprese giapponesi, ha costretto i Paesi del G7 a scendere in campo e predisporre un «intervento coordinato sui mercati valutari» al fine di evitare un affossamento dell’export nipponico. L’effetto tsunami è pronto a investire anche i Treasury. Il Giappone è il secondo detentore non americano di titoli di Stato Usa dopo la Cina e per finanziare la ricostruzione potrebbe cederli anziché emettere nuovo debito data la sua già enorme esposizione. Bloccato il mercato dell’hi-tech Gli Stati Uniti pagano anche sul fronte del turismo visto che le Hawaii, meta privilegiata dei giapponesi, hanno registrato un crollo delle prenotazioni e un aumento delle disdette. Inoltre i timori del passaggio di nubi radioattive ha spinto molti turisti a desistere. In genere tra i settori più penalizzati c’è il tecnologico a causa del blocco o del rallentamento della produzione, e quindi della fornitura, di semiconduttori e circuiti prodotti da aziende come Shin Etsu, Sony, Hitachi e Mitsubishi. Toshiba, una delle società che realizza la memoria Nand impiegata anche nel’iPad 2 ha chiuso i suoi impianti e questo potrebbe causare un ritardo nel lancio del nuovo gioiello di casa Apple, che sbarcherà in Europa il 25 marzo. Tanto che il titolo di Cupertino è stato vittima di una revisione al ribasso del suo giudizio (una delle rarissime della sua storia recente) da parte di Jmp Securities. La Ue controlla i cibi nipponici Il settore auto paga le conseguenze della crisi nucleare, e non solo in Giappone, dove Toyota e Nissan hanno difficoltà a far ripartire la produzione a causa della mancanza di manodopera, materiali e fornitura di energia elettrica che va sempre a singhiozzo. Negli Usa General Motors ha dovuto fermare l’impianto di Shevreport, in Louisiana, dove assembla la Chevrolet Colorado e la Gmc Canyon, per la mancata fornitura di alcune parti. L’industria alimentare non è immune dalla crisi giapponese: crollata l’esportazione di pesce, prodotto di punta del Paese nipponico, a causa del rischio di contaminazioni radioattive. La Casa Bianca ha dato ordine di rafforzare i controlli di sicurezza dei prodotti importati, mentre la Commissione europea ha raccomandato ai Ventisette Stati membri «di effettuare analisi sul livello di radioattività dei prodotti alimentari importati dal Sol Levante sia per l’uomo e sia per i mangimi per gli animali». Il lusso resta senza yen Terremoto e tsunami costano caro anche ad alcune aziende del lusso che sui mercati americani hanno registrato diversi scivoloni. Tra i motivi ci sono le incertezze sul futuro dell’economia nipponica, visto che i giapponesi sono tradizionalmente i migliori clienti. Da Tiffany (il 30% del giro d’affari è rappresentato dai cittadini del Sol Levante) a Coach, da Burberry a Lvmh, alta moda e gioielleria continuano ad essere protagoniste di flessioni sui listini delle Borse. Come in gran parte dei disastri naturali tra le vittime illustri ci sono le assicurazioni. Il sisma costerà alle compagnie assicurative 25 miliardi di dollari, secondo uno studio dell’americana Eqecat. I danni diretti provocati dal terremoto in particolare si attesteranno sugli 8-15 miliardi di dollari. Se sono in molti a pagare conti salati per il disastro giapponese, c’è anche chi ne trae vantaggio, come i colossi del comparto edilizio, ovvero chi ricostruirà il Paese. A Wall Street il titolo Caterpillar è stato protagonista in settimana di un rialzo del 5%. Brindano anche gli squali finanziari, i fondi speculativi che da tempo scommettono sulla possibilità che il Giappone possa essere schiacciato dai suoi conti pubblici. Tra gli altri Hayman Advisors e Commonwealth Opportunity Capital, le cui scommesse «short» sul Paese non avevano sino ad ora dato frutti perché malgrado i problemi di debito i prezzi dei bond sono continuati a salire. Ma la sciagura causerà almeno nel breve termine, una contrazione e un ulteriore indebitamento.