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 2011  marzo 19 Sabato calendario

L’OLIMPIADE CON IL RAMADAN «SVANTAGGIATI I MUSULMANI»

Si può vincere un oro ai Giochi a digiuno? È possibile arrivare in fondo alla maratona olimpica senza bere? Hanno cominciato a chiederselo, a 496 giorni da Londra 2012, i 3 mila atleti musulmani che parteciperanno alla trentesima Olimpiade dell’era moderna, che all’improvviso si è accorta di avere un problema. Non il terrorismo, non ancora. Non il doping (previsti 5 mila test, al ritmo di 400 al giorno). Non il caldo umido di Pechino 2008. Il problema di Londra 2012 si chiama ramadan. Per la prima volta, infatti, il rito di purificazione musulmano — che cade sempre in un momento diverso dell’anno solare dato che segue il calendario islamico (che ha 10 o 11 giorni in meno) — coinciderà perfettamente con le date dei Giochi: dal 21 luglio al 20 agosto 2012 il ramadan, dal 27 luglio al 12 agosto 2012 l’Olimpiade. Ed è ovvio che ai Paesi musulmani e alla società multietnica di quelli anglosassoni, Gran Bretagna e Australia su tutti (solo trent’anni fa la questione si sarebbe imposta in termini molto più sfumati ma già ad Atene 2004 oltre un quarto degli 11.099 partecipanti proveniva da nazioni di religione prevalentemente musulmana), l’idea di «regalare» ori, argenti e bronzi per l’impossibilità degli atleti svuotati di energie di competere ad armi pari, piace pochissimo. Quando nel ’ 91, a 8 anni, Mohammed Farah, detto Mo, sbarcò a Londra da Mogadiscio, Somalia, non parlava una parola d’inglese. Ma correva già veloce, eccome se correva, e il professore di educazione fisica a scuola non ci mise molto ad accorgersene: barattò mezz’ora di pallone (il sogno di Mo era diventare ala destra dell’Arsenal) con una sessione di atletica tutti i giorni. L’anno scorso Mo è diventato il primo inglese (d’importazione, ma per il medagliere gli ori sono tutti uguali) e il quinto uomo nella storia a vincere i 10 mila e i 5 mila ai Campionati europei. È proprio sul musulmano Farah che l’Inghilterra punta le sue speranze di trionfo nel mezzofondo nei Giochi di casa. Il Kenya ha Wanjiru, re della maratona di Pechino. Il Marocco Gharib, che in Cina fu argento. L’Etiopia Kebede, solo per citare i più noti (nessun musulmano, invece, nella delegazione italiana che sarà composta da 346 atleti). «Non avrebbe senso organizzare un’Olimpiade a Natale. Così, è altrettanto stupido prevederla durante il ramadan» ha detto senza giri di parole Massoud Shadjareh, presidente della Commissione dei diritti umani dei musulmani con base proprio a Londra, sicuro di creare un certo imbarazzo in Lord Sebastian Coe, ex gloria dell’atletica e gran capo di Londra 2012, e nel sindaco Ken Livingstone, il cui fiore all’occhiello è sempre stato il coinvolgimento di tutte le comunità etniche londinesi all’evento. «Hanno mancato di sensibilità nei confronti degli atleti musulmani ma anche del pubblico: chi vorrà viaggiare per seguire lo sport durante il ramadan, che è un periodo di ritiro spirituale?» , rincara la dose Shadjareh. La Turchia ha chiesto di cambiare la data dei Giochi, ma lo scenario è irreale. Il Comitato olimpico inglese ha promesso che s’incontrerà con gli organizzatori di Londra 2012 per cercare di intervenire sugli orari di certe competizioni: qualche finale potrà anche cominciare dopo il tramonto del sole, quando il digiuno può essere interrotto, ma comunque resta il problema (enorme) delle qualificazioni. Anche l’antidoping è in ambasce. Se non si può bere, non si può fare pipì. E il paradosso è che un campione di urine prodotto al termine di una giornata di ramadan, bevendo molta acqua tutta insieme, avrà una concentrazione massima, che favorirà la ricerca delle sostanze proibite. Il Comitato olimpico internazionale rimanda l’allarme al mittente: «Ai Giochi ciascun atleta porta le sue ambizioni, i suoi muscoli e il suo credo religioso, affidato alla coscienza individuale» sottolinea la portavoce Giselle Davies. Come dire: fatti vostri. C’è chi per aver rotto il ramadan è stato licenziato dal club (l’iraniano Ali Karimi, il Maradona d’Asia). Chi sostiene addirittura di essere avvantaggiato dal digiuno (Kolo Touré, ivoriano del Manchester City). Chi si rifiutava di gareggiare la domenica (Edwards e Liddell, a cui è ispirato il film «Momenti di gloria» ). Ma quando la religione scende in campo, anche gli dei di Olimpia spesso si fanno da parte.