Stefano Montefiori, Corriere della Sera 19/3/2011, 19 marzo 2011
«LA MIA LOTTA CONTRO AMAZON»
Da bambino, Antoine Gallimard riceveva in regalo un libro della Pléiade quando prendeva buoni voti a scuola. Oggi il nipote del fondatore Gaston dirige la collezione più prestigiosa del mondo, governa la casa editrice dal catalogo più ricco, ed è capo dell’unione degli editori francesi. Il 64enne principe delle lettere ci riceve al Salone del libro di Parigi, appena inaugurato insieme con il direttore Bertrand Morisset, a pochi giorni dall’apertura (dopodomani) della grande mostra alla Biblioteca nazionale dedicata al centenario di Gallimard. La maison che ha dominato la letteratura del XX secolo — da Georges Simenon a Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, da Albert Camus a Louis-Ferdinand Céline, da André Malraux a Marguerite Yourcenar, più tutti i migliori stranieri, da Alberto Moravia a Milan Kundera — comincia il XXI con quattro premi Goncourt (tra i quali il caso Jonathan Littell), l’insperata manna commerciale di Harry Potter e il Nobel a Jean-Marie Gustave Le Clézio. Ma tutto questo è solo il — confortevole, va detto — punto di partenza. Antoine Gallimard è chiamato a vincere, per sé e per gli altri editori, la nuova battaglia del libro digitale. Signor Gallimard, due settimane fa la sua casa editrice e gli altri maggiori editori parigini hanno ricevuto la visita a sorpresa degli ispettori dell’Unione europea. Davvero vi siete messi d’accordo per tenere alti i prezzi dei libri digitali? «No, per niente, e quelle perquisizioni sono state vergognose. Sono entrati nelle nostre stanze requisendo computer e appunti, con i modi di chi stesse cercando droga o armi. Un’azione scioccante per molti motivi. Oltre allo stile, c’è da dire che è arrivata proprio mentre in Francia stiamo per approvare la legge sul prezzo unico del libro elettronico» . Quest’anno celebrate i trent’anni della legge Lang sul prezzo unico del libro cartaceo. «Appunto, sono coincidenze significative. La legge Lang ha dimostrato negli anni tutta la sua pertinenza. Prezzo unico non vuole dire che gli editori si mettono d’accordo tra loro, ma che ogni casa stabilisce autonomamente il prezzo del suo libro, che sarà poi venduto allo stesso prezzo ovunque, in libreria o all’ipermercato. Questo ha permesso la sopravvivenza di tanti operatori, dalle librerie indipendenti alle grandi catene. Dicevano che era una misura che frenava la concorrenza ma al contrario l’ha garantita. Anche chi nel 1981 era contrario, come i supermercati Leclerc o la Fnac, oggi difende quell’impostazione, che va estesa pure al libro elettronico» . A che punto è l’inchiesta di Bruxelles? «Stanno ancora esaminando il materiale sequestrato, non ci sono novità, ma certo non troveranno alcuna prova di un cartello tra editori, perché non esiste» . Lei torna a parlare di «eccezione culturale» , un’espressione che sembrava passata di moda. «Credo invece che sia molto attuale. Si stanno scontrando due concezioni di Europa: quella difesa dal commissario alla concorrenza Joaquín Almunia, che mi pare ultraliberale, e la nostra, che è a favore di un mercato re-equilibrato. Non possiamo abbandonare tutto nelle mani di Amazon, che è l’ispiratore dell’indagine europea. Giocano al ribasso perché hanno il potere economico per farlo, ma noi dobbiamo difendere gli scrittori, le librerie, e noi stessi. Come abbiamo fatto, con successo, negli ultimi trent’anni. L’eccezione culturale ha dimostrato di essere, per l’Europa, efficace proprio dal punto di vista economico. Approveremo il prezzo unico del libro digitale, e spero che lo stesso facciamo gli altri Paesi europei» . Che cosa risponde a chi vi accusa di fare una battaglia di retroguardia? «Che è una critica assurda perché siamo molto favorevoli alle nuove tecnologie, che possono avvicinare al libro le nuove generazioni abituate a usare i gadget elettronici. Esistono sbocchi creativi come libri "arricchiti"con link e contenuti musicali o cinematografici. In futuro potremmo distribuire lettori elettronici dietro un abbonamento. Siamo solo all’inizio della battaglia, proprio per questo dobbiamo difenderci e non farci travolgere» . Quali sono le dimensioni dei mercati? «Oggi l’offerta in Francia è di 40 mila titoli mentre negli Stati Uniti è attorno al milione. Se tutto si riduce a una competizione tra Amazon e Apple, i lettori non possono che perderci. Amazon trae i profitti anche dal traffico sul suo sito, dalla pubblicità. Noi solo dai libri che vendiamo. Gallimard ha già digitalizzato 20 mila opere, contiamo di arrivare presto a mezzo milione, con l’aiuto dello Stato francese» . Lunedì si apre la grande esposizione del centenario di Gallimard. Qual è il documento al quale è più legato? Antoine Gallimard sorride, sfoglia e accarezza il catalogo della mostra. «Sono felice di rendere pubbliche le lettere e i rapporti di lettura dei manoscritti. È la vita privata della nostra casa editrice, con le sue liti, le inquietudini, la storia grande e piccola. C’è la scheda di Jean Paulhan sullo Straniero di Camus: "Tizio viene giustiziato per essere andato al cinema all’indomani della morte della madre. Che un romanzo con questa trama sia verosimile, e addirittura, appassionante, sarebbe già abbastanza. È un libro di gran classe che comincia come Sartre e finisce come Ponson du Terrail. Da prendere senza esitazioni"» .