Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 18 Venerdì calendario

DI VAIO E QUEI NONNI MERAVIGLIA "LA PASSIONE NON INVECCHIA MAI"

Marco Di Vaio, capitano del Bologna, 35 anni e 17 gol: questo è un paese per vecchi?
«Non direi, vedo tanti giovani interessanti: Sanchez, Cavani, Pastore, Hernandez, Matri, Pato. E il nostro Ramirez».
Intanto lei è l´uomo più decisivo della A: i suoi gol sono valsi il 59,5% dei punti del Bologna.
«Se non hai grandi infortuni e fai vita da atleta, puoi dire la tua anche a quest´età. Costacurta e Maldini ce l´hanno insegnato, oggi guardo a Zanetti e Inzaghi. Il segreto è la passione».
Lei quali sacrifici ha fatto?
«A 16 anni ho smesso di uscire il sabato sera. Tanti miei compagni di allora non lo concepivano: loro pensavano alla pizza, alle ragazze, alle canne. Io ad alzarmi presto la domenica per la partita. Oggi ho ancora quello spirito».
Nessuna rinuncia?
«Da dieci anni non bevo la coca cola, che mi piace un sacco. A tavola pasta in bianco o al pomodoro, acqua naturale. Niente sigarette, né superalcolici. La domenica sera, un bicchiere di Tignanello e un piatto di amatriciana. Ma solo se ho fatto gol».
Sua moglie Malisa era schedina a Quelli che il calcio.
«Ha rinunciato alla tv per la famiglia, ha deciso lei. In questo paese una donna ha due strade da scegliere: fare sacrifici per imporsi nel lavoro, oppure sfruttare solo l´aspetto fisico. Io ho due bimbe bellissime, potranno diventare velina o insegnante, ma non dimenticheranno i nostri valori: lealtà, rispetto degli altri e di se stessi. Me li hanno insegnati i miei genitori. Mio padre portiere del condominio, mia madre faceva le pulizie in banca. L´umiltà è stata la mia forza. E il mio limite».
Si spieghi.
«Ho sempre considerato i miei compagni più bravi e più forti, avrei dovuto essere più sfrontato. Alla Juve accettai di tutto. Anche la promessa di un contratto migliore, mai rispettata. Era la mia occasione, non l´ho sfruttata».
Intanto il suo amico Totti ha deciso il derby.
«È un uomo vero, è stato trattato come un peso nonostante quello che rappresenta per la Roma. Ha reagito senza polemiche, coi gol».
E la Juve si aggrappa ancora a Del Piero.
«Nessuno come lui incarna lo spirito bianconero. Se hai qualità, senso d´appartenenza e fai la differenza, che problema c´è? Zanetti gioca sempre e nessuno si lamenta».
Chi vince la classifica marcatori?
«Di Natale, il più forte fra gli italiani. Cavani ha i migliori margini di miglioramento, Eto´o vale Messi e Ronaldo. Ibra vince scudetti, ma alle sfide decisive in Champions arriva stanco: paga il suo modo dispendioso di giocare a tutto campo».
Roma e Juve: cosa non ha funzionato?
«Ranieri non è riuscito a imporsi ai troppi big, Montella ora mette la squadra come piace ai giocatori. La Juve ogni anno costruisce tutto da zero con l´obbligo di vincere subito. Delneri è bravissimo, ma servono giocatori decisivi, innesti mirati, molto tempo e pazienza».
Qual è il segreto del Bologna, invece?
«La testa. A dicembre abbiamo capito che avevamo una città intera con noi, nonostante la crisi societaria».
Malesani era con lei a Parma: è cambiato?
«È più sereno e maturo, si arrabbia meno, ci dà tranquillità, non cambia più umore facilmente».
Perché il calcio italiano è in crisi?
«Si è fermato allo specchio e ha smesso di aggiornarsi. Siamo indietro, i campioni vanno all´estero, non abbiamo strutture. I violenti hanno portato la politica negli stadi e allontanato le famiglie. E la tessera del tifoso è stata un mezzo fallimento».
Quando smette?
«Fra due anni, forse. Poi allenerò i bimbi. Non starò in ufficio».