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 2011  marzo 16 Mercoledì calendario

GIORNALI, FILM E FICTION QUELLA CON IL PORTAFOGLI È LEI


Italo Bocchino è diventato famoso
prima che come politico, come editore incaricato. Per conto del compianto Giuseppe Tatarella il futuro leader del Fli iniziò ad editare «il Roma». Un mestiere che in realtà imparò della moglie, Gabriella. «Il Roma» fu per lunghi anni dei Buontempo. Il suocero di Bocchino, Eugenio Buontempo armatore napoletano assai vicino ai socialisti nella prima Repubblica, aveva il pallino dell’editoria. Mise la figlia ancora ragazzina in consiglio della sua Edizioni del Sole e le insegnò a giocare con l’editoria. Anche con «il Roma». Lei poi di strada ne ha fatta tanta, insieme ad Italo a cui era ed è congiunta da vincolo matrimoniale e anche dal pallino degli affari.
C’è una vicenda poco simpatica che fa ben comprendere come i coniugi Bocchino-Buontempo navighino nelle stesse acque. È emersa anche recentemente dal processo sulle presunte tangenti di Telekom Serbja. Premettiamo subito che di penalmente rilevante nulla c’è. Ma alla fine della requisitoria il pm ha spiegato che della famosa provvista per l’intermediazione dell’affare solo una piccola somma è finita per vie lecite a un politico. Quattro milioni destinati per via lecita a Bocchino
e alla sua consorte dalla Finbroker di Loris Bassini. Si trattava di un prestito, in parte diretto sotto forma di anticipo sui contributi pubblici a Bocchino per «il Roma» e in parte come finanziamento alla Buontempo per la sua Goodtime Enterprise sas, società di produzione cinematografica che non navigava all’epoca in buonissime acque. Il prestito a quel che si sa è stato restituito dalla presidenza del Consiglio dei ministri per conto di Bocchino nel giro di un annetto. Mancava però parte consistente della quota erogata alla Buontempo. Che il creditore Bassini ha inseguito in ogni angolo d’Italia, con un ufficiale giudiziario pronto a pignorare casa e società fino agli 803.951,04 euro ancora da riscuotere. Lei però si è mostrata un osso duro. Quando ha sentito il fiato del Bassini alle calcagna (era il 2009), ha velocemente messo in liquidazione la società che stava per essere pignorata e trasferito tutti i beni e le attività a una nuova società quasi omonima, la Goodtime srl dove i soci sono sempre la Buontempo e il suo produttore di fiducia, Massimo Martino. Bassini però non si è arreso, si è rivolto al tribunale di Roma e finalmente il 4 agosto 2009 l’ufficiale giudiziario è riuscito a pignorare le quote della signora Bocchino nella società di produzione.
Nella nuova veste imprenditoriale, la Buontempo ha sfoderato un film, qualche documentario e una fiction di grido. Questa ultima, “Caccia al ReLa Narcotici” è stata acquistata non senza polemiche da Rai Fiction e già trasmessa su Rai Uno da metà gennaio scorso. Prodotto di discreto successo, con Stefano Dionisi e Ricky Memphis fra i protagonisti. Il film, nonostante un lancio benevolo al Roma film festival, è stato invece un vero flop. Tratto da un libro scritto da Fabrizio De Andrè, aveva per titolo “Amore che vieni, amore che vai” e raccontava la storia di un magnaccia e di alcune prostitute.
Ha incassato al botteghino poco più di 80 mila euro, in gran parte nel primo week end di uscita. La fortuna è che ai produttori non è costato proprio nulla. Si è polemizzato su un finanziamento come opera di grande pregio intellettuale da parte del ministero dei Beni culturali. La verità è invece contenuta in una videointervista al socio della Buontempo, appunto il Martino, allegata alla scheda di produzione del film: «è costato 3,5 milioni di euro, tutti reperiti al ministero dei Beni culturali, a Rai cinema e all’Istituto Luce». Un flop dunque interamente garantito dallo Stato nei suoi vari volti e non dal solo ministero dei Beni culturali.