Loretta Napoleoni, il venerdì di Repubblica 18/3/2011, 18 marzo 2011
SE WIKILEAKS DIVENTA UN MARCHIO
WikiLeaks, come Harry Potter, un successo commerciale senza
precedenti grazie alla globalizzazione? È quello che pensa la Random House (divisione del gruppo Bertelsmann AG), che ha offerto a Julian Assange un anticipo di 1,3 milioni di dollari (quasi un milione di euro), per pubblicare le sue memorie. Della stessa opinione è la Spreadshirt, celeberrima impresa tedesca creatrice delle T-shirts per le Spice Girls e altri gruppi musicali pop. Online sono già disponibili le wiki-T-shirts: la più popolare
ritrae Assange vestito come Che Guevara con la scritta «Viva la Información!».
I proventi della commercializzazione della wiki-verità dovrebbero aiutare Assange a pagare i conti degli avvocati che lo difendono dalle accuse sessuali mosse contro di lui da due donne svedesi. È già stata annunciata la nuova linea di wiki-prodotti: tazze per il caffè, calamite per il frigorifero, adesivi per la macchina e così via.
E, dato che la verità è un valore universalmente apprezzato, si pensa che le vendite saranno buone ovunque. Esiste però un pericolo: la trasformazione del marchio WikiLeaks in una sorta di Starbucks dell’informazione potrebbe danneggiarne la reputazione, oggi ribelle, e trasformare marchio e creatore nell’ultima griffe della globalizzazione.