Daniela Roveda, Il Sole 24 Ore 18/3/2011, 18 marzo 2011
FABBRICHE CHIUSE, EFFETTO DOMINO
Il Giappone, preso nella morsa di uno yen sempre più forte e di una netta diminuzione della produzione industriale, è sempre più a rischio di recessione. Ma le ripercussioni della catastrofe giapponese sull’economia mondiale rischiano di andare ben al di là del previsto calo della crescita del prodotto interno lordo mondiale: interi settori che dipendono quasi interamente dalla componentistica "made in Japan" - soprattutto l’auto e l’elettronica - rischiano di restare quasi paralizzati nei mesi a venire dalle carenze di forniture giapponesi. È lecito aspettarsi quindi problemi nelle consegne di auto, di televisori, di telefonini, di computer, persino dei tanto agognati iPhone e iPad.
Il Giappone per esempio produce la metà della produzione mondiale di sistemi di trasmissione per auto, il 92% dei cambi automatici e il 22% dei motori; produce il 20% dei semiconduttori (incluso il 40% dei flash memory chip impiegati nei computer tablet, nei telefonini e nei computer delle auto); l’intera produzione mondiale delle pellicole protettive per monitor a cristalli liquidi; l’89% dei software per videogiochi; il 46% delle pile per telefonini; il 75% dei sistemi di navigazione per auto; e percentuali del 70%, 80%, anche del 90% di elementi impiegati nell’elettronica come i condensatori di alluminio, gli elettrodi per batterie, i sistemi di controllo per moduli di memoria, i wafer di silicio e i circuiti integrati.
Gli annunci di chiusure di fabbriche in Giappone stanno piovendo a ritmo allarmante. Ieri la Hitachi ha annunciato per esempio la chiusura per almeno un mese dello stabilimento che produce monitor a cristalli liquidi per telefonini e per sistemi di navigazione per auto; la Toshiba ha chiuso sia lo stabilimento che produce monitor a cristalli liquidi sia quello che produce memory chips per sistemi operativi; la Sony ha chiuso sei stabilimenti che producono batterie per laptop; la Seiko Epson ha chiuso lo stabilimento che produce microchip; e la Mitsubishi Gas Chemical ha chiuso la fabbrica che produce virtualmente l’intera fornitura di resine impiegate nei circuiti integrati degli iPhone e degli iPad.
Le chiusure di stabilimenti stanno avendo effetti immediati sui livelli di produzione in Giappone e sui livelli delle esportazioni, il motore trainante dell’economia giapponese. Le esportazioni saranno colpite anche dall’apprezzamento dello yen, salito ieri brevemente a un nuovo record storico di 79 yen per dollaro prima di stabilizzarsi a 76,25 alla vigilia della riunione d’urgenza dei ministri delle finanze del G-7. La controintuitiva ascesa dello yen a seguito del terremoto e della crisi nucleare è da attribuirsi in gran parte al massiccio rimpatrio di capitali investiti all’estero. Molte aziende e compagnie di assicurazione nipponiche stanno riconvertendo in yen i loro investimenti per finanziare la ricostruzione e il pagamento di premi assicurativi in patria.
L’apprezzamento dello yen è all’ordine del giorno nella riunione del G-7, anche se Tokyo ha dichiarato di non ritenere necessari interventi sui mercati valutari per arginare l’ascesa della propria valuta. Il mondo è tuttavia preoccupato dell’impatto sull’economia globale della crisi in Giappone, la terza potenza economica del mondo. Il Giappone contribuisce al 6% del Pil mondiale, e secondo i calcoli del Credit Suisse, un ipotetico calo del 3% del Pil giapponese farebbe scendere dello 0,2% il tasso di crescita del pil mondiale.
Una analoga situazione si era verificata a seguito del terremoto (intensità 6,8) a Kobe nel 1995, i cui danni (102 miliardi di dollari ovvero il 2,5% del pil) paiono a prima vista inferiori alla catastrofe attuale. Anche in quell’occasione lo yen si apprezzò del 22% con gravi conseguenze sull’economia giapponese, ma questa volta gli economisti credono che l’impatto negativo potrebbe essere limitato grazie a interventi più incisivi di politica monetaria e fiscale. Il governo giapponese potrebbe varare un massiccio pacchetto di stimoli economici, mentre la Banca del Giappone secondo le previsioni cercherà di arginare l’ascesa dello yen e opterà per una espansione monetaria. Proprio l’altro ieri la banca centrale di Tokyo ha raddoppiato il suo programma di quantitative easing a 10mila miliardi di yen.