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 2011  marzo 18 Venerdì calendario

BACCO IN OSTERIA E IL RE BALBUZIENTE: CARTOLINE DA UN TEMPO INQUIETO


N on potendo andare alla Fenice veneziana per Intolleranza 1960 di Luigi Nono, ne ho preso un cd prodotto a Stoccarda. In tedesco. Volevo controllare un dubbio: quando mi entusiasmarono Al gran sole carico d’amore (1978) al Lirico milanese e Prometeo (1984) nella chiesa veneziana di San Lorenzo — e ne scrissi subito— fino a che punto si era suggestionati dai grandiosi allestimenti di Jurij Ljubimov e di Renzo Piano? Quali sarebbero state le impressioni, a un mero ascolto? Ma tutta l’aggressività funziona tuttora, anche se le figure emblematiche— l’Emigrato, la Donna, i Minatori, i Torturati, l’Algerino, il Popolo— cantano in tedesco le desuete citazioni da Sartre, Éluard, Majakovskij, Henri Alleg. Con quattro poliziotti aizzati da una cattivissima carceriera che minaccia elettroshock ai patrioti dell’Algeria. Qui tutte le situazioni permangono invariate. Manifestazioni di popolo, violenze, fanatismi, interrogatori, brutalità, ribellioni. Basterebbe metterci la Tunisia e la Libia e l’Egitto. E tutto torna analogo. Aspettiamo il Marocco?
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Al Palazzo romano delle Esposizioni, davanti al «Sironi sovietico» Aleksandr Deineka ci si può magari commuovere. Non solo calciatori e muratori idealizzati ma realistici, tipo Foro Mussolini. Si possono rivivere certi Anni Cinquanta romani, quando uscendo in Piazza di Spagna dai ristoranti vicini, si canticchiava «le tre del pomeriggio, son l’ora del dileggio» . E come in Deineka, c’erano pretini tedeschi rossi che giocavano a palla, e marinai fintamente assonnati sulla scalea. Ecco qui: «Sebastopol» (1934). Due marinai in divisa bianca con una ragazza abbronzata, nella sera. Ma allora, musical! Due marinai e una ragazza, con Gene Kelly, Frank Sinatra, Kathryn Grayson. O anche Due ragazze e un marinaio: June Allyson, Gloria De Haven, Van Johnson. Uscendo, due nostre marinaie attuali. In coppia, in divisa blu, con «Marina Militare» sul berretto. Manca un solo ragazzo, per fare Deineka, o musical.
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Un cd a poco prezzo: Mille e una notte (1931) di Victor de Sabata, celebrato direttore scaligero. Macché fiabe orientali, però. Un jazz-musical, piuttosto, in competizione con Ravel circa le suggestioni americane di Gershwin. Tanti fox-trot, infatti. Manhattan e swing. Balletti nelle centrali telefoniche, ragazze e sigarette Art Déco, aeroplani, boutiques, avventure oniriche con Scià persiani, riscosse da Superman, sophisticated ladies, forse anticipazioni di «Lady be good» o «The Lady is a tramp» ... Nella memoria affiorano certi orecchiabili Archi in vacanza, così popolari alla radio negli anni 30 e 40...
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Il discorso del re è un film davvero magnifico (in versione originale), anche perché la dizione «alta classe» è sempre la medesima dei grandi attori teatrali inglesi ormai storici: Ralph Richardson, Robert Morley, Edith Evans, Gladys Cooper, Donald Wolfit. Anche saviamente gigioni— parroci distratti, dame pungenti, vecchi giovanotti maniacali— con rughe di espressività eloquentemente illuminate nel buio londinese d’altri tempi. Ma l’eccellente balbuzie sfoggiata dal «paziente» Colin Firth non è simile alle nostre, giacché si manifesta con un singultino o ruttino prima di incominciare una parola. Ben diversamente il rimpianto Giorgio Bassani si impuntava sulla prima lettera o sillaba, pronunciata o ripetuta. Per esempio, raccontava che Fedele d’Amico, dopo avergli detto «senti un po’ ’ sta caciaretta» , sedeva al piano ed eseguiva «B-B-B-Bach!» . E visitando l’amico Luigi Magnani nelle sue campagne, entrava s u o p a d r e , «i d e N t i c o a B-B-B-Brahms!» .
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Osservando la vivace animazione della protagonista, Helena Bonham-Carter, torna in mente il mirabile portamento di una sua nonna o bisnonna, Lady Violet. Simile a una Virginia Woolf molto politicizzata e «liberal» . Cani, cristalli e argenti lucidissimi, cuscini di chintz a rose spampanate, e perle; fra sontuose pareti chiare, verso Lancaster Gate. Una epitome d’ogni elevato sentire in una capitale imperiale. Nel 1908 era in Italia quando suo padre, Lord Asquith, divenne Primo ministro. E si narra che gli telegrafò: «Come ti permetti di diventare premier in mia assenza» . Un fratello, Anthony Asquith, fu un rinomato regista di garbati film-conversazione scritti da Terence Rattigan e favorevolmente recensiti da Graham Greene, circa settantacinque anni fa.
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«Novecento sedotto» (o «seduto» ? o «sedato» ? o «sedotto e abbandonato» ?) si intitola una curiosa e interessante mostra fiorentina, alla Villa Bardini. E giacché si fonda sulle tante rivelazioni o scoperte all’immensa esposizione del Seicento italiano a Palazzo Pitti, allestita nel 1922 da Ugo Ojetti con caterve di collaboratori, Roberto Longhi la definì «Farragine» , e poi noterà che fu contemporanea alla «marcia su Roma» . Forse però, dopo tutto, i migliori dipinti di questi realisti abbastanza «magici» (o anacronistici, «sospesi» ...) sono i più «seduti» . Volutamente ripresi da celebri Caravaggio o Velázquez: una partita a carte fra carabinieri (di Cipriano Efisio Oppo), una apparizione di Bacco non in una fucina ma in un’osteria (di Gregorio Sciltian), una quiete di donne svestite tra fronde e frutti (di Felice Carena)... Ma di piacevoli culone dopo il bagno è piena la pittura nei vari secoli. Si sa.
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Vasta rassegna di Preraffaelliti, vittoriani e birboni, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Tutto un carosello di Psichi, Pandore, Persefoni, Penelopi, Sibille, Isabelle, Beatrici, Esperidi, Annunziate, Immacolate, Afrodíti, Meduse, Ginevre, sempre più voluttuose fra siepi e volute di rose e fiordalisi e glicini. E anche riscontri con artisti di vari altri secoli... Con sorprese: una «Giuditta» di Palma il Vecchio, con la sua testa d’Oloferne posata accanto, pare molto più porcellona e cicciona di certe languide Lucrezie Borgie. Mai però sembra risolto il problema dell’attaccatura delle ali degli angeli. Quiz eternamente insoluto, anche nelle Annunciazioni più importanti, dal Beato Angelico ai nostri pompiers, tipo G. A. Sartorio, autore anche dell’importante fregio allegorico nell’Aula della Camera dei Deputati. Più o meno androgine, appaiono «giuntate» sopra vari strati di manti e vesti con pieghe e «volants» sul davanti e sul dietro. Come per i chierichetti nelle processioni. Solo una forza meramente divina può dunque cagionare il volo e gli svolazzi. Non per niente, a Icaro (qui presente) il tentativo andò malissimo.
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Armi pari, ferri corti, spada tratta, lancia in resta, scendere in lizza, levata di scudi, all’ultimo sangue, incrociare le sciabole... E stracciarsi le vesti, cospargersi il capo di cenere, fra un calvario e un’odissea, elettorale o assembleare o di gruppo... Chissà quanti americani riescono a capire le finezze del nostro linguaggio politico?