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 2011  marzo 18 Venerdì calendario

La Libia è un’altra débâcle dei servizi segreti Usa - Sulla vicenda della Libia si possono fare molte riflessioni illuminanti, a partire dalla sprovvedutezza dilettantesca della diplomazia di Obama, e a seguire di tutti i leader occidentali, e dall’evidente decadenza dei servizi segreti americani e britannici, che, alla prova dei fatti, erano in possesso delle stesse non verificate informazioni, prodotte nel campo dei rivoltosi, cui si è ispirata la stampa internazionale prendendole per oro colato

La Libia è un’altra débâcle dei servizi segreti Usa - Sulla vicenda della Libia si possono fare molte riflessioni illuminanti, a partire dalla sprovvedutezza dilettantesca della diplomazia di Obama, e a seguire di tutti i leader occidentali, e dall’evidente decadenza dei servizi segreti americani e britannici, che, alla prova dei fatti, erano in possesso delle stesse non verificate informazioni, prodotte nel campo dei rivoltosi, cui si è ispirata la stampa internazionale prendendole per oro colato. Forse, non a caso, Israele è stata assente dal coro universale. Naturalmente l’abbaglio fondamentale è derivato dall’insana passione per ogni rivolta popolare. da considerarsi a priori come un grande evento democratico, anche in paesi dove una spinta autenticamente ispirata a principi democratici è quanto di più improbabile, come l’Egitto, dove, dalla fine della monarchia, si susseguono governi guidati da militari, esattamente come fu anche Mubarak e come sarà probabilmente adesso, se non ci sarà una «democratica» presa del potere da parte delle forze che sostengono la scelta religiosa, Fratelli musulmani in testa. Ancor più improbabile una vera insorgenza democratica in Libia, paese organizzato storicamente su base tribale, né più né meno dell’Afghanistan, ma col vantaggio che gli accordi tra i vari clan si fondano sulla ripartizione della ricchezza nazionale derivante dal petrolio e non dall’oppio, ed è evidente che la Cirenaica, dove si trovano i campi petroliferi e dove è forte l’influenza islamica, come dimostrarono le reazioni violente alla famosa maglietta di Roberto Calderoli, abbia avuto tentazione e probabile incoraggiamento eterodiretto per cercare di sopraffare la Tripolitania dove il commercio del petrolio viene amministrato e dove si governa la Jamairya. La Tunisia è un caso a parte, trattandosi del paese col più basso reddito pro capite rispetto agli altri due, e alle prese con una crisi aggravata dall’aumento dei costi delle materie prime alimentari. Qui la rivolta è stata motivata letteralmente dalla fame, come ai bei vecchi tempi della rivoluzione fondante, quella francese, e noi ne paghiamo il conto con la marea di fuggitivi . Ma la fede cieca della democrazia che avanza al suon di rivolte popolari ha le sue eccezioni, o forse ci sono momenti sbagliati, perché è indubitabile che, secondo il metro di giudizio attuale, una piccola rivolta nostrana, domata con morti e feriti e persino i carri armati, avrebbe dovuto provocare lo sdegno internazionale e venire etichettata come evento di democrazia dal basso, ma così non fu. Ed è difficile immaginare che così si potrebbe definire storicamente la rivolta di Reggio Calabria, che pure fu rivolta di popolo. Naturalmente anche in quel caso, come probabilmente farà alla fine Gheddafi, ai rivoltosi, una volta sopraffatti, vennero fatte ampie promesse di interventi volti allo sviluppo della «Calabria Ulteriore I», vale a dire, in termini storici, la zona reggina. L’unica traccia rimanente di questi interventi è il porto di Gioia Tauro, che però doveva essere, fuori tempo massimo e ormai fuori mercato, il famoso Quinto Centro siderurgico, mentre nel grande scandalo della chimica italiana, quello Imi-Sir, si liquefà la memoria di fantasiosi investimenti innovativi come la «Liquichimica Biosintesi» di Saline Joniche, che avrebbe ricavato proteine dal petrolio. C’è da sperare che, in termini di recupero di ricchezza, alla Cirenaica, che è senz’altro votata alla democrazia, nonostante il possibile animus vendicativo di Gheddafi, vada meglio di come è andata alla Calabria.