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 2011  marzo 18 Venerdì calendario

Generali, si incrina l’asse tra Geronzi e i francesi Esplode il caso Bolloré. L’astensione del vicepresidente delle Generali dal voto sul bilancio 2010 ha prodotto uno strappo nel consiglio della compagnia ben più profondo di quello inferto dalle polemiche del consigliere indipendente, Diego Della Valle, nei confronti del presidente Cesare Geronzi

Generali, si incrina l’asse tra Geronzi e i francesi Esplode il caso Bolloré. L’astensione del vicepresidente delle Generali dal voto sul bilancio 2010 ha prodotto uno strappo nel consiglio della compagnia ben più profondo di quello inferto dalle polemiche del consigliere indipendente, Diego Della Valle, nei confronti del presidente Cesare Geronzi. Il patron della Tod’s, infatti, nonostante l’uso di espressioni colorite, ha posto problemi ma non si è mai fatto contare. Il finanziere bretone, invece, ha formalizzato la sua opposizione all’amministratore delegato, Giovanni Perissinotto, che presentava il progetto di bilancio. Lo ha fatto sollevando questioni che sono state seccamente respinte dal presidente dei sindaci, Eugenio Colucci, e da numerosi consiglieri, tra cui Paolo Scaroni. Si è arrivati vicini alle mozioni di sfiducia contrapposte: l’una contro il capo azienda e l’altra contro il presidente. Ma al dunque Geronzi ha fatto sapere che non avrebbe seguito il suo grande elettore francese. Il quale non ha trovato sostegno nemmeno nel vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone che, pur critico verso il management, non ama le rotture senza un progetto condiviso da chi, diversamente da Bolloré, ha investito davvero nella compagnia. Le mozioni sono così rimaste nel cassetto, ma l’attaccante non poteva più tornare indietro e così si è astenuto. Da solo. Questo clamoroso episodio apre un serio problema anche in Mediobanca, dove Bolloré guida la cordata francese forte dell’10%e fino a oggi legata a quei soci industriali che avevano eletto Geronzi a proprio interprete. Bolloré non è un consigliere indipendente a Trieste. E’in Generali da vicepresidente in quanto socio e consigliere di Mediobanca. Che senso hanno la sua astensione e il voto a favore del bilancio Generali da parte dell’amministratore delegato di Mediobanca e anche lui vicepresidente della compagnia, Alberto Nagel? Nei giorni scorsi, Tarak Ben Ammar, l’esponente più loquace della cordata francese e amico dichiarato di Geronzi, aveva sollevato il conflitto d’interessi di Della Valle che, da azionista di Rcs Mediagroup intenzionato ad aumentare questa sua partecipazione, invita le Generali, dove non ha investito, a vendere il suo pacchetto Rcs. Ma lo stesso conflitto d’interessi può essere rilevato in Bolloré che, da vicepresidente senza azioni di Generali, investe in Premafin-Fonsai in alleanza organica, rilevata dalla Consob, con l’assicurazione francese Groupama, altro membro rilevante della cordata francese in Mediobanca e concorrente del Leone. Conflitti simili, ma siccome anche le quantità pesano, quella di Della Valle appare una pagliuzza rispetto alla trave di Bolloré. Poiché tutto ciò era evidente da prima, ci si deve chiedere come mai questa accelerazione da parte transalpina nel momento in cui Arnault compra Bulgari ed Edf mette alle strette A2A sul fronte di Edison preoccupando il governo italiano? Bolloré aveva ricevuto promesse che temeva non potessero più essere mantenute? Forse ha sopravvalutato il suo fronte. Certo è che, a questo punto, la situazione dei francesi in Mediobanca imbarazza tutti. Groupama ha cercato di scalare surrettiziamente Premafin-Fonsai senza tener conto degli interessi di piazzetta Cuccia. Bolloré ha provato a insidiare il management di Generali, che ha la fiducia di piazzetta Cuccia e non vuole fusioni con il colosso francese Axa. E in entrambi i casi le forzature non son neanche riuscite. Ora Salvatore Ligresti contratta con Unicredit la soluzione delle sue difficoltà. Se il negoziato andrà in porto (e il se è sempre d’obbligo), la posizione di Fonsai nell’alta finanza si allontanerà da Geronzi e si avvicinerà all’asse Unicredit-Mediobanca delineato, sia pure con le prudenze lessicali del caso, nell’intervista al Corriere del vicepresidente della banca di piazza Cordusio, Fabrizio Palenzona. Un asse non ostile a Intesa Sanpaolo, e aperto a fondazioni e investitori come Caltagirone, che ha nell’ancoraggio italiano di Generali il suo perno. A quel punto si porrà un’altra domanda: che cosa vogliono i francesi da Mediobanca? La domanda Bolloré se l’era già fatta qualche anno fa e si era anche dato una risposta affidando a un banchiere d’affari milanese il compito di collocare il pacchetto francese, senonché Banca Intesa, potenziale destinataria, non considerò interessante né praticabile l’operazione e Bolloré, nel frattempo alleato con Geronzi, cercò nuovi obiettivi. Avendoli mancati, la domanda si ripropone. Massimo Mucchetti