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 2011  marzo 18 Venerdì calendario

Crociata di Chávez contro il seno rifatto «Non è socialista» RIO DE JANEIRO — Alla fine se n’è accorto persino Hugo Chávez: c’è troppo silicone in Venezuela

Crociata di Chávez contro il seno rifatto «Non è socialista» RIO DE JANEIRO — Alla fine se n’è accorto persino Hugo Chávez: c’è troppo silicone in Venezuela. E’ la maledizione delle pechugas grandes — letteralmente «tettone» — ha tuonato l’altro giorno in tv, e percorre il Paese sudamericano in tutte le classi sociali, senza distinzioni. Millilitri su millilitri, a volte a strati, fino all’aberrazione di creare il bisogno anche tra le ragazze giovanissime che non hanno come pagarsi l’operazione, o più semplicemente stanno benissimo come sono. La colpa? Soprattutto dei medici, tuona il leader della Revolución bolivariana. «Sono loro a convincere tante donne che senza un seno grande si vive male, ed è una vergogna vedere le ragazze che magari non hanno i soldi a sufficienza per la casa o per i figli, o per comprare un bel vestito, e invece non fanno altro che guardarsi in giro per vedere come operarsi» . Nessuno lo sa meglio di Chávez, d’altronde: «Mi arrivano migliaia di richieste di aiuto, qualcuno mi ha fatto vedere queste lettere. Richieste di 20-30.000 bolivares (circa 2-3.000 euro, ndr) per un’operazione. Non le ho nemmeno prese in considerazione...» . E’ curiosa e tardiva la presa di posizione di Chávez. E’ da ormai un decennio che il Venezuela guida le classifiche mondiali di operazioni al seno. Secondo l’associazione di chirurgia plastica si tratta di 30-40.000 interventi all’anno, su una popolazione di meno di 30 milioni di abitanti. Anche allo straniero meno malizioso basta passeggiare per le strade di Caracas per rendersi conto che non tutto ciò che appare è dono di madre natura, da queste parti già abbastanza generosa. Fucina del più alto numero di reginette di bellezza al mondo, il Venezuela non pone limiti ai ritocchi sulle candidate, che spesso si sottopongono a numerose operazioni prima di presentarsi in passerella. Trattandosi di ragazze tra i 16 e i 20 anni, la mania ha preso piede tra le coetanee. Incentivata dal gran numero di medici specializzati, cliniche e finanziamenti. Le «tette a rate» sono pubblicizzate su giornali e cartelloni stradali, e sono poche le voci che si sono alzate finora contro la passione nazionale. Succede quando qualcuno ci lascia la pelle, com’è successo la scorsa settimana a una ragazza di Caracas, Paola Rios, 20 anni. «Chávez ha un atteggiamento antiquato e repressivo contro la libertà delle donne» , tuona il quotidiano di opposizione El Nacional. Altri invece applaudono. «Non è possibile che l’operazione al seno sia diventata comune come andare dal dentista, il regalo più richiesto dalle quindicenni, ha scritto il governativo Correo del Orinoco. Qualche anno fa una telenovela colombiana («Senza tette non si va in paradiso» ) fu ritenuta corresponsabile del fenomeno. Ora dal Paese vicino arrivano segnali di inversione di tendenza: in Colombia va di moda la rimozione delle protesi, ha cominciato una starlette di nome Natalia Paris (dalla quinta alla terza di reggiseno). Se il fenomeno passerà di nuovo le Ande, Chávez può star tranquillo: tra qualche anno le pechugas venezuelane torneranno a dimensioni umane. Rocco Cotroneo