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 2011  marzo 18 Venerdì calendario

Se l’atomo fa esplodere l’ignoranza - In Giappone è esplosa la violenza della Natura; in Italia e in buona parte del mondo oc­cidentale sono invece esplose la violenza della disinforma­zione e quella dell’ignoranza

Se l’atomo fa esplodere l’ignoranza - In Giappone è esplosa la violenza della Natura; in Italia e in buona parte del mondo oc­cidentale sono invece esplose la violenza della disinforma­zione e quella dell’ignoranza. Diciamo subito che finora di fuoco prodotto da esplosivo nucleare non c’è alcuna trac­cia. I fuochi che si sono visti in televisione a Fukushima sono tutti fuochi di natura elettro­magnetica (come quelli delle nostre candele a olio o petro­lio e dei nostri fiammiferi). Di fuoco nucleare: zero. Per quanto riguarda le emissioni di sostanze radioattive, sono state tenute sotto controllo es­sendo i reattori giapponesi ben protetti e non essendo sta­ti commessi errori come quel­li madornali che i tecnici (rac­comandati politici) dell’Urss fecero nei primi tre giorni del disastro di Chernobyl. Ecco perché ciò che sta accadendo a Fukushima non ha alcun le­game con Chernobyl. Ed è fuo­ri discussione che si possano formare strutture nuvolose in grado di fare il giro del mondo come ai tempi di Chernobyl. Lo stato attuale dei dieci re­attori della centrale di Fuku­shima - la cui potenza totale è di 9 miliardi e 100 milioni di Watt - è il seguente: sette era­no operativi, tre fermi per lavo­ri di manutenzione; in uno di questi (il numero quattro) è scoppiato un incendio subito domato, ma con problemi di cui si sta occupando una squa­dra di specialisti. Dei sette ope­rativi tre hanno subito, per via dello tsunami, l’allagamento del sistema di raffreddamen­to. Il problema è oggi quello di continuare a raffreddare il cuore dei tre reattori che han­no subito il blocco del sistema di raffreddamento. Quando si spegne un reattore a fissione, il cuore continua a produrre circa il 6% del calore totale. Il fuoco di fissione nucleare non si può mai spegnere. Ecco per­ché un reattore spento va sem­pre tenuto sotto il controllo dei sistemi di raffreddamen­to. Quando ci sono situazioni di emergenza il livello di tem­peratura del cuore del reatto­re può raggiungere valori tal­mente elevati da spezzare le molecole d’acqua (fatte con due atomi di Idrogeno e un atomo di Ossigeno). È così che viene fuori l’Idrogeno, respon­sabile delle esplosioni; le qua­li non sono di natura nucleare ma elettromagnetica. Il che vuol dire un milione di volte meno potenti del fuoco nucle­are. L’Idrogeno brucia infatti di fuoco atomico, non nuclea­re. I due fuochi non vanno con­fusi. Ne riparleremo su queste colonne, anche per risponde­re a chi pensa e dice che posso­no esistere altri tipi di fuochi più convenienti per il futuro dell’umanità. Noi pensiamo di avere capito tutto sul fuoco. Ed escludiamo che possano esistere altri fuochi oltre ai tre noti: elettromagnetico, nucle­are e di annichilazione. Torniamo alla disinforma­zione. Le immagini della furia devastante causata dal terre­mot­o e dal conseguente tsuna­mi sono state associate alla pa­ura del nucleare. Come se la furia distruttrice, prodotta dal terremoto sottomarino che ha toccato il livello nove della sca­la Richter, fosse legata alla po­tenza delle 53 Centrali Nuclea­ri di cui si è dotata la Nazione che nel 1945 subì la tragedia delle due bombe a fissione nu­­cleare: Hiroshima e Nagasaki. Qui è bene ricordare ciò che disse l’Imperatore del Giappo­ne quando nel 2007 si celebrò a Tokyo il centenario del pa­dre della Fisica Nucleare Teo­rica, il più grande fisico giap­ponese, Ideki Yukawa. Nel suo discorso l’Imperatore Akihito volle nettamente di­stinguere le bombe nucleari dalle candele (reattori nuclea­ri), elogiando l’enorme contri­buto che le candele nucleari avevano dato al formidabile sviluppo tecnologico e civile del Giappone. A chi scrive ven­ne all­ora dato il privilegio di te­nere la lezione di apertura del­le celebrazioni del Centenario di Yukawa che in Giappone è un mito in quanto l’energia nu­cl­eare di pace non avrebbe po­tuto esistere senza le forze nu­cleari ipotizzate da Yukawa. La lezione che dobbiamo trarre dalla tragedia che ha col­pito il Giappone non è la «pau­ra del nucleare » ma l’alto livel­lo di civiltà e disciplina della popolazione e l’estrema com­petenza nell’uso dei sistemi di sicurezza di cui i tecnici giap­ponesi hanno saputo dar pro­va, pur avendo reattori di pri­ma generazione. L’esatto con­trario è occorso a Chernobyl, dove i guai furono tutti causati dagli incredibili errori dei tec­nici di quella centrale. I tecni­ci di Fukushima non hanno commesso alcun errore nelle operazioni di emergenza per far fronte alle terribili scosse telluriche e alle devastazioni prodotte dalle onde marine ge­nerate dallo tsunami. Oggi sia­mo alla terza generazione di centrali, i cui livelli di sicurez­za sono molto più elevati. Poi ci sono le centrali della serie ISR ( Intrisecally Safe Reactors ) di cui si parla poco. Il terremoto dell’11 marzo ha tre caratteristiche di estre­ma eccezionalità: l’incredibi­le potenza già citata, la durata del terremoto e l’estensione dell’epicentro sismico. Il terre­moto causato dalla rottura del pezzo di crosta terrestre detta «Pacific Ocean Plate» , è dura­to ben trecento secondi; il suo epicentro non è localizzato su una piccola zona ma esteso su un’area di ben centomila chi­lometri quadrati. Ecco l’origi­ne dell’enorme tsunami. L’unico errore con la Centra­le Nucleare di Fukushima, lo hanno fatto i responsabili dell’ ingegneria civile che hanno progettato il muro di protezio­ne contro eventuali tsunami con altezza di cinque metri, mentre l’onda dello tsunami essendo alta dieci metri ha sommerso i sistemi di emer­genza per il raffreddamento del reattore. A parziale giustifi­cazione dei progettisti c’è il fat­to che un terremoto di queste dimensioni e intensità non si era mai verificato negli ultimi quattrocento anni. L’altro fat­to ancora più sorprendente è che lo tsunami conseguente ha prodotto onde alte fino a venti metri con una potenza di penetrazione nella terrafer­ma di ben tre chilometri. Studi geologici e documenti storici dicono che uno tsunami così gigantesco non si era mai visto nel corso degli ultimi millecen­toquarantadue anni. Nessuna di queste condizioni può veri­ficarsi in Italia.