Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 18 Venerdì calendario

Cosa succederà al reattore? - A sei giorni dal terremoto che ha innescato il dramma della centrale nucleare di Fukushima come si prevede che evolva l’incidente? I punti più critici sono il reattore 3 e il reattore 2: in questi il nocciolo (vessel) che contiene le barre di combustibile è fessurato (quindi lascia sfuggire materiale altamente radioattivo), le barre sono parzialmente fuse, il guscio di contenimento ha subito lesioni, i sistemi di raffreddamento di emergenza non funzionano, il livello dell’acqua residua è basso e si tenta con scarso successo di farlo risalire

Cosa succederà al reattore? - A sei giorni dal terremoto che ha innescato il dramma della centrale nucleare di Fukushima come si prevede che evolva l’incidente? I punti più critici sono il reattore 3 e il reattore 2: in questi il nocciolo (vessel) che contiene le barre di combustibile è fessurato (quindi lascia sfuggire materiale altamente radioattivo), le barre sono parzialmente fuse, il guscio di contenimento ha subito lesioni, i sistemi di raffreddamento di emergenza non funzionano, il livello dell’acqua residua è basso e si tenta con scarso successo di farlo risalire. Il tentativo ora in atto consiste nel ridare corrente elettrica alle pompe per immettere liquido refrigerante. Qui si aprono due scenari. Uno ottimistico e uno pessimistico. Qual è lo scenario ottimistico? In questo caso, un po’ grazie all’acqua arricchita con boro che si è già versata per «avvelenare» la reazione a catena e fermarla, e molto per il ripristino del liquido refrigerante, cessa il surriscaldamento. La perdita radioattiva all’esterno non sarà particolarmente allarmante. Quando la situazione sarà stabilizzata e il livello di radiazioni nell’edificio tornerà ad essere sopportabile, si potrà procedere allo smantellamento: dovranno comunque passare molti mesi o anni, e non sarà una passeggiata. E lo scenario pessimistico? Il calore potrebbe aver messo fuori uso il sistema di pompaggio. Ciò vanificherebbe il tentativo di ripristinare la refrigerazione e il reattore rimarrebbe fuori controllo. A 1200˚C il combustibile fonde. Se il processo continua, a 3800˚C bolle. Avremmo allora un impasto rovente di ossido di uranio, scorie di plutonio e altri elementi radioattivi, acciaio, cadmio e metalli vari. L’impasto potrebbe infiltrarsi nel terreno. La «sindrome cinese» descritta dal film del 1979 diretto da James Bridges è pura fantasia, ma l’inquinamento del suolo sarebbe difficilmente rimediabile, falde acquifere lo propagherebbero. Pesantissime contaminazioni in polveri e gas radioattivi verrebbero rilasciate nell’atmosfera. Se il nocciolo arrivasse alla fusione completa, la massa informe di uranio e scorie radioattive potrebbe dare luogo a una esplosione? Certamente no. Il miscuglio fuso non può in alcun modo generare una massa critica, cioè quella che è necessaria per l’esplosione. L’uranio per uso civile che alimenta le centrali è arricchito appena al 3,5 per cento (cioè contiene il 3,5% di uranio 235, l’isotopo fertile, tutto il resto è uranio 238). Per fare una bomba l’arricchimento in uranio 235 deve avvicinarsi al 90 per cento. Quali sono gli altri punti critici e qual è la loro pericolosità? L’edificio del reattore 4 è semidistrutto e anche lì il livello dell’acqua è basso. Assai peggiore è la situazione del reattore 4. E’ più piccolo degli altri (460 Mw di potenza contro 784). Ma ha il nocciolo danneggiato ed è bloccata la refrigerazione di emergenza. Per tutti i reattori bisogna inoltre ricordare che si tratta di Bwr, cioè reattori ad acqua bollente su licenza General Electric. In essi l’acqua di raffreddamento è la stessa che, trasformata in vapore, va in turbina, mentre nei reattori Pwr, cioè ad acqua pressurizzata, il tipo Westinghouse, il circuito di raffreddamento è separato da quello di turbina. Nel Bwr, quando c’è un guasto grave, il rilascio di radioattività nell’ambiente è maggiore. C’è allarme per la piscina delle barre di combustibile in raffreddamento: l’acqua si è prosciugata. Qui dovrebbe essere più facile aggiungere acqua e fermare il processo. Il guaio è che la piscina è a cielo aperto, e quindi i gas contaminanti vanno direttamente nell’aria. Inoltre si tratta di combustibile Mox, che contiene plutonio, un elemento radioattivo insidioso e chimicamente tossico. Quanta radioattività potrà essere rilasciata nell’ambiente e causare danni gravi alla popolazione? Il danno all’ambiente e alle persone sarà di gran lunga inferiore a quello dell’incidente di Cernobil per la diversa natura dei reattori. Ma se le conseguenze saranno minori, per certi versi l’incidente è più preoccupante: a Cernobil furono tecnici incoscienti a causare il peggiore degli incidenti possibili in un reattore a grafite quasi primitivo. In Giappone, anche tenendo conto del terremoto e del conseguente tsunami, preoccupa che un reattore ben gestito e di seconda generazione non abbia garantito la sicurezza promessa sulla carta. Si può stimare la contaminazione già avvenuta? Mancano i dati. Un aspetto grave è la reticenza delle fonti di informazione: è comprensibile (benché non giustificabile) da parte della Tepco, la società proprietaria della centrale, ma è del tutto ingiustificabile da parte del governo giapponese.