STEFANO SEMERARO, La Stampa 18/3/2011, 18 marzo 2011
Il cucchiaio della discordia - L’ Orrenda Stoviglia non è roba nostra, non ci compete, non ce la meritiamo
Il cucchiaio della discordia - L’ Orrenda Stoviglia non è roba nostra, non ci compete, non ce la meritiamo. E che non si azzardino i britannici a sostenere il contrario. Domani la nazionale gioca la sua ultima partita di questo folle Sei Nazioni a Edimburgo, contro la Scozia. In classifica Parisse & Co hanno due punti, gli highlander zero e vincendo potrebbero raggiungerci e scavalcarci per via della differenza punti, ma il Wooden Spoon, il Cucchiaio di legno, quest’anno, è una minaccia solo per loro. Sul più malinconico dei tanti trofei, concreti e virtuali, che ogni anno il Torneo mette in palio, in realtà da anni si agita la vexata quaestio: tocca a chi perde tutte le partite, o a chi semplicemente arriva ultimo? La tradizione indica la prima versione, e quindi attribuisce solo 4 cucchiai all’Italia; i parvenu delle statistiche la seconda, e agli azzurri ne rifilano 8. La soluzione del dilemma va cercata però nello spirito del gioco, oltre che nella storia del torneo. Il Wooden Spoon originario non aveva nulla a che fare con lo sport, era una sorta di «maglia nera» lignea, enorme e con dedica in greco antico, consegnata sin dal XVIII secolo al peggiore degli studenti del terzo anno di matematica a Cambridge: modo goliardico e scaramantico (per gli inglesi toccare legno è come per noi toccare ferro) di augurare miglior fortuna a uno studente che, comunque, gli esami gli aveva passati. Dalle aule lo sberleffo tracimò, molto britannicamente, sui campi di gara. A Cambridge l’ultimo a riceverlo, nel 1909, fu Cuthbert Lempriere Holthouse, canottiere del St. John’s College, dove la reliquia riposa in una teca, ma già nel 1884 il rugby aveva copiato l’idea. Allora il Torneo riguardava solo le quattro «Home Unions» - Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda – e si tramanda che durante una trasferta nel Cantone dei Grigioni sia stato William Bolton, ala inglese e futuro eroe della guerra anglo-boera, ad acquistare un souvenir in stile elvetico da consegnare agli irlandesi, sempre sconfitti nella prima edizione del 1883. Dal 1909 il Cucchiaio original è misteriosamente scomparso, qualcuno sostiene sia custodito in una abbazia delle Orcadi, ma l’award (virtuale) alla broccaggine assoluta è rimasto. Il torneo nel frattempo si è allargato prima a Cinque (nel 1910 con Francia), poi a Sei Nazioni, includendoci nel 2000. A lungo non ha avuto una classifica ufficiale, fino al 1993 non disponeva, materialmente, neppure di un trofeo da consegnare ai vincitori. Solo nel ’94 è stata introdotta la differenza punti, estranea alla tradizione ma utile al marketing, per decidere il vincitore in caso di parità in classifica. Però da sempre il Grande Slamva a chi vince tutte le partite, la Triplice Corona alla squadra britannica che batte tutte le altre tre: giusto e logico che il Cucchiaio di legno, che esisteva prima della classifica, vada attribuito solo all’eventuale perdente «totale». Adeguarsi alla differenziazione, introdotta burocraticamente nel 2000, fra il “whitewash” (tutte perse) e il “wooden spoon” (ultimo in classifica) costringerebbe peraltro a riscrivere la storia e a ritrovarsi davanti a casi paradossali. Nel 1973 tutte le nazioni arrivarono a pari punti: tutte vincitrici e tutte col Cucchiaio? No, cari scozzesi, il triste utensile l’abbiamo scansato battendo la Francia. Ora tocca a voi evitarlo, se ne siete capaci.