ILARIA MARIA SALA, La Stampa 18/3/2011, 18 marzo 2011
La Cina aiuta il vecchio nemico - La Cina guarda al Giappone alle prese con disastri multipli, e invia aiuti
La Cina aiuta il vecchio nemico - La Cina guarda al Giappone alle prese con disastri multipli, e invia aiuti. Situazione straordinaria, pochi mesi dopo il sorpasso economico ufficiale della Cina sul Giappone, e che riporta alla ribalta una relazione caratterizzata da forti scambi commerciali ma anche da una persistente mancanza di fiducia reciproca - fra il timore giapponese di una Cina che si arma e diplomaticamente agguerrita, e la lunga memoria cinese degli affronti e atrocità durante la Seconda guerra mondiale nel corso dell’invasione giapponese (una memoria spesso utilizzata politicamente per mantenere coesione interna, malgrado le derive nazionaliste). Ma ora che l’amato-odiato vicino, un tempo paragone di ricchezza, è in difficoltà, provvedere aiuti è sia un atto umanitario sia una piccola, generosa rivincita sul rivale di sempre: diecimila tonnellate di acqua potabile, di benzina e gasolio sono già state inviate, insieme a 4,5 milioni di dollari. Ma anche coperte, tende e lampade d’emergenza, e perfino una squadra di 15 uomini che si sono recati a Iwate, una delle zone più colpite, per soccorrere chi potrebbe ancora essere imprigionato sotto le macerie. Jiang Yu, portavoce del ministero degli Esteri, commentando le donazioni ha detto: «La Cina e il Giappone hanno entrambi sofferto a causa di disastri naturali. La consolazione e il sostegno fra i due governi e i due popoli mostrano lo spirito di aiuto reciproco che due Paesi confinanti dovrebbero avere». I disastri multipli sono coperti con attenzione dai media cinesi, per quanto negli ultimi giorni i primi sospetti di panico rispetto alla possibilità di fughe radioattive dalla centrale di Fukushima abbiano portato alla censura di alcune parole sul web: il timore, per il momento, sembra essersi concentrato sulla sicurezza del consumo del sale prodotto dopo l’incidente, che ha scatenato acquisti di massa per approvvigionarsene immediatamente. Anche il sale iodato è stato razziato, dopo che si è diffusa l’idea che aiuterebbe a proteggersi dalle radiazioni, se queste dovessero essere trasportate fino in Cina. Sul web, dove le reazioni sono sempre immediate, alcuni internauti cinesi davanti alle prime immagini sconvolgenti del terremoto e dello tsunami si sono messi a litigare: alcuni hanno cominciato a scrivere che quello che stava accadendo al Giappone era una «giusta retribuzione» per le loro azioni contro la Cina durante la guerra, altri invece si sono detti «pieni di vergogna» per le parole dei primi. Ma una volta di più i nazionalisti più rabbiosi sono solo una piccola percentuale, sia su Internet che fra la popolazione, che in generale ha reagito con compassione e sgomento davanti alle tragedie abbattutesi sul Giappone. Molti, addirittura, hanno espresso ammirazione per la compostezza e disciplina dei giapponesi davanti alle avversità, incoraggiando altri a prenderne esempio. Poi, come riportato dal quotidiano Yangtze Wanbao, c’è Chen Guangbiao: un milionario di 42 anni che ha fatto fortuna riciclando edifici distrutti, che si è personalmente recato in Giappone per distribuire aiuti e 160 mila dollari americani, facendosi fotografare mentre aiuta una signora a uscire dalla finestra di una casa quasi interamente crollata. Chen, con indosso un completo tempestato di adesivi con la bandiera cinese, si è recato sui luoghi del disastro con quattro camioncini, avvolti nella bandiera cinese, distribuendo cibo, acqua, sanitari, coperte, e «auguri da parte del popolo cinese». Non solo, l’esuberante Chen (che alcuni sospettano sia interessato a recuperare le macerie lasciate dal terremoto e dallo tsunami per la sua azienda di riciclaggio di materiali da costruzione) ha anche infilato molte banconote nelle varie cassette di raccolta fondi per aiutare i sinistrati, unendole al suo biglietto da visita, «affinché la gente sappia che il donatore è un cinese, un cinese ordinario che vuole solo aiutare». Meno stravaganti, invece, i numerosi post su Twitter che esprimono solidarietà e cordoglio per il Giappone: anche se il popolare social media non è accessibile liberamente in Cina, conta non di meno numerosi utilizzatori, che si annoverano fra i più capaci a scavalcare il Grande muro di fuoco della censura cinese, ed è già divenuto un mezzo di comunicazione fra i più efficaci per trasmettere informazioni anche in Cina. Ma la serie di catastrofi che si è abbattuta sul Giappone sta avendo effetti anche sul progetto cinese di aumentare in modo significativo la quantità di centrali nucleari sul suo territorio. Ad oggi, infatti, la Cina conta su 13 reattori nucleari, con almeno altri 25 in costruzione. I progetti di numerose altre centrali sarebbero stati approvati, e la costruzione era prevista nel piano quinquennale appena iniziato. Ma l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua in un breve dispaccio ha riportato che il Consiglio di Stato avrebbe sospeso le approvazioni per le stazioni nucleari, per consentire di «rivedere le misure di sicurezza, alla luce dell’esplosione alla centrale giapponese». Il Consiglio di Stato avrebbe concluso la discussione dicendo che «la sicurezza è la nostra priorità», senza però precisare che tipo di controlli e miglioramenti saranno adottati per rendere le centrali cinesi, già operative o ancora in costruzione, più sicure.