Michele Giorgio, il manifesto 17/3/2011, 17 marzo 2011
EGITTO, SESSO E TORTURE
Erano destinati ad essere divorati dalle fiamme e a trasformarsi in cenere assieme ai loro segreti. Invece migliaia di fascicoli conservati negli archivi dell’Amn al Dawla, la famigerata Sicurezza dello Stato agli ordini dell’ex raìs Hosni Mubarak, sono stati salvati dagli egiziani che due settimane fa li hanno letteralmente strappati dalle mani degli agenti segreti intenzionati a distruggerli. Documenti che assumono un valore ancora più alto in previsione di una possibile indagine sull’operato degli uomini del servizio di sicurezza - fortemente avversato dai manifestanti e dai sostenitori della «rivoluzione del 25 gennaio» - che, secondo indiscrezioni, presto potrebbe ordinare il ministro dell’interno egiziano Mansur Essawi. Due giorni fa, con una decisione che ha fatto clamore, Essawi ha annunciato che il vecchio apparato di sicurezza sarà soppresso e il suo posto verrà preso da una nuova agenzia di sicurezza nazionale che si occupi solo di «antiterrorismo», senza entrare nella vita quotidiana dei cittadini, nel rispetto dei diritti dell’uomo e delle sue libertà. Gli egiziani scuotono la testa e sospettano che gli ex agenti segreti dell’Amn al Dawla saranno reintegrati nel nuovo servizio di sicurezza.
I file scampati alle fiamme, nel frattempo sono finiti in internet (Facebook/SSLeaks), rendendo pubbliche migliaia di registrazioni in audio e video, di intercettazioni telefoniche, di pedinamenti, ma anche verbali di interrogatori violenti, di torture, di avvertimenti e minacce ai danni di dissidenti e di semplici cittadini che «davano fastidio» al regime. È una vicenda che gronda sangue e lacrime. Durante l’assalto a 11 sedi dell’Amn al Dawla, i manifestanti sono anche
riusciti a liberare diverse persone detenute in celle segrete, in qualche caso da mesi, all’oscuro della magistratura e delle famiglie. Di tanti altri egiziani spariti in questi anni non si sa più nulla.
Il servizio di sicurezza, riferiscono i centri per i diritti umani, ha arrestato, interrogato e detenuto 15mila egiziani, in molti casi per anni e senza processo. E, grazie alle leggi d’emergenza,
talvolta ha tenuto in carcere per altri due-tre anni detenuti che avevano scontato interamente la pena.
C’è tanta politica in quei file salvati dal fuoco ma anche scorci di vite private finite nel mirino dell’onnipresente Amn al Dawla (100mila agenti). I siti e i giornali egiziani ora si divertono a
riferire i contenuti dei file resi pubblici. Un fascicolo voluminoso è dedicato alle performance amorose di una principessa del Kuwait con un noto uomo d’affari egiziano. Gli agenti segreti si
sono premurati di descrivere gli incontri tra i due in ognidettaglio e con l’ausilio di foto, in modo da poter utilizzare appieno l’arma del ricatto. Un altro, con altrettanto scrupolo, registra le avventure di un alto esponente religioso - del quale siti e giornali non rivelano l’identità - descritto come un irresistibile corteggiatore, più propenso a spendere il suo tempo nelle arti amorose che nell’insegnamento dei precetti coranici. Al sesso e al consumo di alcol, temi delicati in una società conservatrice come quella egiziana, gli agenti dell’Amn al Dawla hanno dedicato sempre molto del loro tempo, per usarli in particolare nei confronti di imprenditori gaudenti ma poco allineati e, più di tutto, poco disposti ad alimentare la corruzione e le voraci casse del partito al potere, Pnd, e degli apparati di sicurezza.
Ma i più colpiti dalla sicurezza «preventiva» sono stati gli oppositori politici laici e i militanti veri e presunti di organizzazioni islamiche radicali. La blogger e sindacalista di base Israa Abdel Fattah, arrestata due volte per aver incitato allo sciopero generale, è venuta in possesso di un file con le e-mail e le conversazioni in skype intrattenute con il marito nel 2008. «Ho provato un malessere incredibile - racconta - c’era di tutto, anche gli aspetti più privati della relazione con mio marito. Ho scoperto che è stato indagato anche un nostro amico al quale hanno estorto le foto che avevamo scattato durante momenti passati insieme». Ma il documento più controverso salvato dai manifestanti è quello denominato «Missione 77» che descrive il coinvolgimento dei servizi segreti e del ministero dell’interno nell’attentato di Capodanno alla chiesa di Alessandria in cui sono morte 21 persone. Un documento che ha alimentato ulteriormente le proteste dei
cristiani copti in corso da giorni.
È probabile che su SSLeaks ci siano solo i resti del grosso dei documenti, già distrutto o
nascosto in luoghi segreti, alla luce di un ordine in tal senso giunto dall’alto il 26 gennaio, il
giorno dopo l’inizio della rivoluzione. Non c’è traccia, ad esempio, dei Rendition Flights, i voli
segreti organizzati dalla Cia americana per trasferire in prigioni arabe e di vari paesi amici,
detenuti speciali della «lotta al terrorismo» da interrogare, torturare e nascondere, talvolta per
anni.