Aberto Piccinini, il manifesto 17/3/2011, 17 marzo 2011
CORSIVI - «A
Calafatimi Garibaldi gridò a Nino Bixio: Qui si fa l’Italia o si muore. Quel grido non è spento e la grande voce dell’Eroe risuona, deve risuonare oggi nel nostro cuore: qui si salva l’Italia o si muore. Noi che siamo sulla china degli anni, e siamo vissuti dell’eredità dei padri, sentendo sempre l’obbligo nostro di conservarla, questa eredità, (...) non sappiamo pensare che essa non abbia a potersi consegnare nelle mani dei giovani, capaci di sollevarla in alto col vigore delle loro braccia al di sopra delle passeggere discordie, dei piccoli risentimenti settari, delle ansie e de’ rischi dell’ora presente, al di sopra di tutte le umane debOlezze, per tramandarla ai nepoti, sempre viva, splendida della sua eterna giovinezza. Con questa fede nella Patria immortale, noi mandiamo il nostro saluto di riconoscenza e di amore agli eroici soldati di terra, di mare e del ciclo; e continuiamo a guardare alla Sacra Maestà del Rè, silenzioso e sicuro nella semplicità austera del gesto e della parola; a guardare negli occhi del Duce, che conosce le tempeste e ci ha dato prove del coraggio che le fa vincere, della indomita passione con cui si deve guardare al destino. Viva l’Italia!»
(Giovanni Gentile, Discorso agli italiani, 24 giugno 1943)