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 2011  marzo 17 Giovedì calendario

Se ora Roma è più radioattiva di Tokyo - Mi hanno chiesto di commentare la notizia secondo cui i livelli di ra­diazione a Tokyo sono stati misurati e sono nel­la norma (addirittura in­feriori a quelli di Roma, mi precisano)

Se ora Roma è più radioattiva di Tokyo - Mi hanno chiesto di commentare la notizia secondo cui i livelli di ra­diazione a Tokyo sono stati misurati e sono nel­la norma (addirittura in­feriori a quelli di Roma, mi precisano). Confesso di non aver afferrato il sen­so della notizia, né per­ché sarebbe tale. Almeno fino a quando mi hanno spiegato che da Tokyo la gente sta scappando. Perché?, chiedo. Per via della radioattività. Ma se abbiamo appena detto che è meno che a Roma... E anche a Fukushima, almeno finora, è un millesimo rispetto a quanto fu emesso a Chernobyl. No, pare che fosse stata diffusa la notizia secondo cui la radioattività a Tokyo sarebbe 10 volte superiore alla norma. Ma, anche fosse: perché la gente scappa? Se ti becchi una dose di radio-attività di 10mila mSv (millisievert) muori, questo è vero. Ma tutti noi siamo esposti a livelli annuali di radioattività naturale che, in media, si attestano sui 3 mSv, e all’incirca questo è il livello medio di Roma o di Tokyo. Senonché, esistono aree della Terra dove la dose assorbita dalla popolazione è anche 100 volte superiore al valore medio: ad esempio, a Ramsar in Iran, a Guarapari in Brasile, nel Kerala, in India. E i cittadini della stessa Napoli sono esposti a dosi doppie di quelli di Aosta. Quindi, anche se a Tokyo la dose aumentasse di 100 volte rispetto alla «norma», nessuno avrebbe motivo di andare da nessuna parte. Eppure scappano, anche se alcun aumento si è verificato. Come mai? La gente è terrorizzata dalle balle di un sistema di informazione internazionale che ha perso la trebisonda. V’è una tragedia in corso, una vera tragedia: migliaia di morti e distruzione ovunque, e abbiamo dovuto sopportare in questi giorni la cronistoria dettagliata dell’impianto nucleare. Che fino ad ora non ha ucciso alcuno. La parola nucleare fa paura e quindi è essa che fa notizia, mi informa qualcuno più perspicace di me. Già, ma com’è che la parola nucleare fa paura? C’è chi ipotizza per via delle bombe, ma l’ipotesi è debole e la dimostrazione è facile: all’indomani delle bombe di Hiroshima e Nagasaki i Paesi industrializzati si sono dotati di impianti nucleari, primo fra essi il Giappone, che ha installato 55 reattori, con tempi di costruzione medi dell’ordine di 3 anni. Altri ipotizza per via di Chernobyl, ma l’ipotesi è debole e la dimostrazione è facile: gli ucraini continuarono a tenere in esercizio tutti i loro reattori (perfino i tre di Chernobyl che non erano stati danneggiati rimasero in esercizio per ben 14 anni dopo il disastro), ne hanno installati altri 6, e tuttora producono col nucleare quasi la metà della loro energia elettrica. E allora? La paura è sorta perché i gruppi ambientalisti del mondo hanno strillato che bisognava avere paura e perché gli organi di informazione li hanno assecondati. La paura da nucleare è il risultato di un’orchestrata azione collettiva di procurato allarme che, cominciata quando nacquero i Verdi nel mondo, non è più, da allora, cessata. In questi giorni del dramma giapponese, è stato scritto sul cosiddetto incubo da seconda-Chernobyl. Sapete che vi dico? Se il diavolo mi mettesse con le spalle al muro e mi obbligasse a scegliere tra un terremoto con tsunami come quello visto e un’altra Chernobyl, non avrei dubbi: meglio cento altre Chernobyl. A quanto pare, in Italia la domanda oggigiorno più gettonata è: ma il governo continuerà col suo programma nucleare, nonostante quel che è successo in Giappone? La risposta più sensata potrebbe essere: non nonostante quel che è successo, ma proprio per quello che non è successo. La stessa risposta che avrebbero dovuto dare gli italiani quando 24 anni fa furono chiamati ad esprimersi sul nucleare: non sarebbero dovuti neanche andare a votare.