Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 17 Giovedì calendario

CREMONINI ATTORE PER AVATI: FARO’ SORRIDERE NEGLI ANNI 30 - DAL NOSTRO INVIATO MOGLIANO

(Macerata) — «Piacere Cesare» . «Stooop» . Gli errori del principiante: Cesare Cremonini confonde se stesso con il personaggio che interpreta. La fortuna del principiante: il cantautore è il protagonista di Il cuore grande delle ragazze, il film che Pupi Avati sta girando fra Fermo e Macerata. Cesare è il figlio di un contadino (Andrea Roncato) che punta alla scalata sociale cercando di piazzarlo a una delle bruttine eredi di un ricco (Gianni Cavina). Fino a che non spunta Micaela Ramazzotti, la terza e bellissima figlia che scombina i piani di tutti. «Mi diverto. È un ruolo comico. Qualche sbaglio lo faccio, però non costringo la troupe a fare le ore piccole per una battuta» , ride Cesare. Avati la sdogana? «Mi ha visto in tv da Victoria Cabello, e dice di aver visto in me la semplicità di uno che non si atteggia. Non riesco ad adeguarmi ai tempi della tv e resto semplice per far emergere quello che sono» . Come è andato il provino? «Pupi non me lo ha fatto. La cosa mi ha spaventato, non volevo deluderlo» . Il primo giorno sul set? «Fin da piccolo sbagliavo i gol a porta vuota ma facevo quelli impossibili. Quando sento stress, tensione, imbarazzo e paura capisco che è il momento di buttarsi a capofitto. Come quando sto per salire sul palco» . Avati parla così di lei: «Ha un misto di tenerezza e seduttività tipico di certi ragazzi sfrontati e tuttavia ingenui che ho frequentato nella mia adolescenza» . «Sapevo che avrei incontrato un uomo carico di storie del passato, ma ho scoperto che è più curioso e moderno di tanti miei coetanei. Sul set è anche psicologo e capitano e io sono la sua tabula rasa» . Cavina ci ha detto che non la vede come un raccomandato: «È un’intuizione di Pupi, come l’arrivo di Pazzini all’Inter» . «Recitare al suo fianco è come per un attaccante avere il fantasista alle spalle che ti dà i palloni migliori. Ho avuto un’accoglienza squisita da tutti» . Roncato la ringrazia perché «ha rimorchiato tante donne» con la sua musica... «Lui è un poeta della femminilità. È sensibile e malinconico come molti comici. Il suo Loris Batacchi di Fantozzi è un idolo della mia generazione: l’ho costretto a farlo al telefono a tutti i miei amici» . Studia a memoria o improvvisa? «Tengo il copione vicino al letto, ma non ripeto le cose allo specchio. Avati applica la regola americana del less is more, e chiede naturalezza» . Attore mito? «I miei miti sono più musicali, Freddie Mercury e David Bowie. Però attori come Mastroianni, Totò, Anna Magnani, Tognazzi, Gassman e Villaggio mi hanno sedotto» . Come si sente a recitare in costume? «Gli Anni 30 mi appartengono un po’... Fino a 6 anni abbiamo vissuto con i nonni nella campagna bolognese, e anche negli Anni 80 la vita girava intorno al sole e ai giochi dei bambini di una volta. Per questo sento molto mia la poetica di Avati» . Attore e cantante: differenze? «Il cantautore si esprime in una solitudine terribile e non focalizza l’attenzione su chi lavora con lui. Il film si fa tutti assieme» . Non è il suo primo film, nel 2001 recitò con Martina Stella in «Un amore perfetto» . La critica non fu molto tenera... «Fu un divertente diversivo dopo il grande lavoro e successo coi Lunapop. Di lì a poco la band si divise e cominciò la carriera solista. Fu come una sveglia» . Il cinema da spettatore? «Mi lascio trasportare, è come ubriacarsi, è uno dei motori di emozioni più forti. Ci vado anche se non si può fumare» . Il film della vita? «8 ½ di Fellini. Dopo tre mesi in Argentina senza cellulare ero bisognoso di civiltà e andai a New York. Vidi quel film e una frase di Mastroianni mi ispirò "Deve essere così"» . Pronto alla doppia carriera? «Lo deciderà il pubblico. Però mi piacerebbe lavorare con Jasmine Trinca o Elio Germano, giovani che vivono il rapporto col cinema come io vivo quello con la musica» . Anche con un cinepanettone? «Quello non lo farei» . E la tv? «Fino a che resta legata al binomio ascolti-pubblicità, senza badare alla qualità, non mi stimola» . — nella sua camera d’albergo c’è la chitarra. Sta scrivendo qualcosa? «Non scriverò una canzone su questa esperienza, ma mi piacerebbe farne una sulla vita di Nick Novecento, attore scoperto da Avati e morto giovanissimo» . Un videoclip di Avati? «Mi ha detto che non ne sarebbe capace perché il suo realismo non si adatterebbe a quella forma d’arte» . Finite le riprese tornerà alla musica. Quest’estate suonerà per la prima volta nei festival, a partire dall’Heineken. «È l’anno della rampa di lancio per il segno dell’Ariete... C’è un pubblico che non sarà il mio e sarà un modo per aprire un nuovo percorso che mi affascina e stimola» . Andrea Laffranchi