Michela Proietti, Corriere della Sera 17/03/2011, 17 marzo 2011
E GLI CHEF USERANNO LA SOIA OLANDESE - MILANO—
La psicosi si allarga a macchia d’olio, fino alla tavola. Adesso il pericolo radioattivo potrebbe nascondersi nei cibi d’importazione giapponese: dal pesce pescato al tè verde. La lista nera, compilata dallo stesso ministro della Salute Fazio, che ha parlato subito di «misure restrittive» , rischia di modificare le nostre abitudini alimentari. Anche se ad accusare il colpo saranno soprattutto le abitudini al ristorante. I menu giapponesi adesso suscitano sospetto, nonostante il pesce giapponese nelle ultime ore sia stato rimpiazzato con pescato locale. «Già ieri mattina l’ordine di ricciola che di solito ci viene rifornito dal Giappone è stato bloccato alla dogana» , dice Hidekazu Shinohara, chef del ristorante milanese di sushi Zero Contemporary Food, dove tutti gli ingredienti, almeno fino a ieri provenivano dal Giappone. Salsa di soia, wasabi, alghe, uova di salmone, gamberi, branzino, ricciola: tutto «made in Japan» . «Ora però si cambia registro, non possiamo rischiare» , dice il giovane cuoco giapponese che non dorme da una settimana, anche se per fortuna la sua famiglia è fuori pericolo, lontana dall’area contaminata. Finché non ci saranno smentite sulla pericolosità dei cibi giapponesi, le materie prime utilizzate in cucina saranno rigorosamente locali o comunque europee. La soia dall’Olanda, la birra dalla Germania, le alghe al massimo dalla Cina, il tè dello Sri Lanka, «anche se le foglie di quello giapponese vengono coltivate nella zona del Monte Fuji» . Lontano, dunque, dalla catastrofe. Il menu rimarrà invariato «ma i palati più raffinati riconosceranno la differenza tra una ricciola o un salmone giapponesi, più grassi e consistenti, dall’equivalente italiano che, spesso, è anche difficile da reperire fresco» . E i clienti? «Per ora non ci sono allarmismi, anzi, ci dimostrano solidarietà. Noi però, per tranquillizzarli, al momento delle ordinazioni li avvisiamo che tutte le materie prime utilizzate sono di provenienza certa» . Michela Proietti