Ettore Bianchi, ItaliaOggi 17/3/2011, 17 marzo 2011
CAVIALE NERO, SI’ ALL’EXPORT
La Russia ha eliminato il divieto di esportare il caviale nero in Europa. Ma rimane un problema: l’autorizzazione alla vendita riguarda soltanto il pregiato alimento proveniente dagli allevamenti ittici. Poiché questo non basta a soddisfare la domanda, interviene il contrabbando di storione selvatico.
Non molto tempo fa la Russia produceva ufficialmente quasi 15 tonnellate di caviale nero all’anno.
In realtà si arrivava a 300 tonnellate, secondo quanto spiegato dall’esperto Roman Andreiev. Gli introiti illeciti erano stimati a circa 730 mila euro. Nel 2002 Mosca aveva sospeso l’export e l’anno successivo il divieto venne esteso alla pesca dello storione. Ma, contemporaneamente, la merce confiscata poteva essere smerciata legalmente ai prezzi di vendita al dettaglio. Una lacuna sanata nel 2007, quando il governo ordinò la distruzione di tutto il caviale sequestrato ai bracconieri. Due anni più tardi la pesca nel Mar Caspio venne decretata fuorilegge. Il risultato è che il contrabbando subì un crollo.
L’allevamento ha sostituito le pratiche illecite e il forte incremento della domanda di caviale ha portato alla moltiplicazione delle aziende ittiche. Secondo Alexei Vaisman, del Wwf russo, la produzione industriale sarebbe triplicata negli ultimi anni arrivando attualmente a 6-7 tonnellate all’anno.
D’ora in poi l’Agenzia federale per la pesca è autorizzata a esportare verso l’Europa 150 chilogrammi di caviale ogni anno. Ben poco se confrontato alle 1.500 tonnellate che un tempo l’Unione Sovietica forniva ai paesi europei. Per recuperare quota, Mosca sta puntando sull’allevamento. Il prezzo è un’arma importante: il caviale proveniente da acquacoltura vale 730 euro al chilo, circa un terzo di quello della varietà europea. Neppure la Cina riesce a sostenere questo livello. Ora non resta che un ultimo passo: la firma, da parte di Mosca, del documento europeo che regolamenta la pesca da allevamento.