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 2011  marzo 17 Giovedì calendario

17 MARZO BANDIERE, FANFARE E PIAZZE IN FESTA L´ITALIA È FATTA, ESULTANO GLI ITALIANI

Coccarde e manifestazioni, tricolori e fuochi di bengala. C´è già un´Italia che festeggia, dal Veneto a Roma, nonostante l´opposizione della polizia. Persino in Friuli tutti vanno in strada: a Cividale, su ogni via, si sono viste le bandiere. Una, nella piazza del Duomo, era stata piantata così in alto e così saldamente da impegnare a lungo le forze dell´ordine per sradicarla. Sono i piccoli simboli di un Paese che sta nascendo.
La Gazzetta Ufficiale del Regno, la cui testata da oggi è mutata in Gazzetta Ufficiale del Regno d´Italia, scrive stamane: «Vittorio Emanuele II, Re di Sardegna di Cipro e di Gerusalemme, il Senato e la Camera sanzionano e promulgano il seguente Articolo Unico. Il Re Vittorio Emanuele assume per sé e per i suoi successori il titolo di Re d´Italia». Seguono le firme del sovrano, del conte di Cavour e degli altri ministri. A mezzogiorno, il cannone del Monte di Cappuccini, a Torino, annuncia l´evento con 101 detonazioni. «Contemporaneamente», prosegue la nota ministeriale, «da Milano a Napoli, da Genova a Palermo, tutte le città dello Stato che sono rette dal nuovo scettro solennizzano il faustissimo avvenimento».
È il quotidiano intitolato Italia e Roma a riassumere il tono delle dimostrazioni popolari inscenate lungo le rive del Tevere e sui colli capitolini. Migliaia di stemmi con la croce di Savoia sono state infisse, bandiere tricolori sono apparse in vari punti della città. La polizia ha arrestato «sette individui» nella zona di Trastevere. Dimostrazioni si sono svolte all´Università, negli ospedali e nei locali dell´Accademia di San Luca. Coccarde e stemmi appaiono lungo le pareti e sui soffitti. Per le scale risuonano clamorosi evviva diretti al Re d´Italia. Ne è derivata l´immediata chiusura dell´Accademia.
Il Pontefice Pio IX ha aperto con una dura allocuzione il Concistoro immediatamente convocato. Ha confutato i nemici del potere temporale. Ha poi confermato che non cederà «ai consigli e alle pressioni degli usurpatori», confidando la causa della Chiesa a Dio, vendicatore della giustizia e del diritto. Da Parigi l´imperatore Napoleone III avrebbe confermato la sua determinazione di sciogliere la questione romana: o Pio IX accoglierà in Campidoglio il Re Savoia o le truppe francesi diserteranno Roma, lasciando il Papa alla «discrezione degli Italiani».
Nella realtà, la soluzione della questione romana rimane controversa. Chiaro risulta, invece, il proposito dell´autorità ecclesiastica di premere sempre più sull´opinione dei cattolici di Francia, mostrando l´oltraggio che si prepara contro l´autorità del Vicario di Cristo. Una lettera pastorale, pubblicata dal cardinale Sisto Riario Sforza, arcivescovo di Napoli, invita i fedeli a respingere i semi del protestantesimo razionalista sparsi dai fautori di quella «sociale tempesta» che sconvolge l´Italia. Proprio a Napoli un quotidiano d´impronta laica, L´Unità italiana, avverte: «Alcuni frati, e specialmente quelli del monastero del Carmine, diffondono nel popolo minuto e tra le pinzochere la falsa credenza che il governo intenda senz´altro sopprimere le chiese».
Non a caso, in una serie di dispacci telegrafici che il conte di Cavour s´è scambiato con un amico d´Oltralpe, la questione romana viene definita «un imbroglio maledetto». Quanto alla presenza dei francesi a Roma, dopo la decisione del generale Charles de Goyon di occupare Veroli, Anagni, Frosinone e Ceprano, si è sparsa l´idea che di francesi «ogni giorno ne partono cento e ne arrivano mille».
È stato redatto dal ministero della Guerra un nuovo fascicolo che riassume il prossimo ordinamento dell´esercito nazionale. Dovrà constare di sei corpi d´armata. Ciascuno comprenderà sei brigate di fanteria, sette battaglioni di Bersaglieri, due reggimenti di cavalleria, nove batterie di Artiglieri, una compagnia di Zappatori, un distaccamento adibito al Treno e uno squadrone di Guide. Avremo inoltre un Corpo di Carabinieri Reali. Tra i componenti "a piedi" e quelli "a cavallo", il totale ascenderà a 17. 978 elementi. Pochi? Molti? Passando, per queste notizie, da una fonte all´altra si registra un´insuperabile varietà di pareri e di ipotesi.
Per improvvisata e controversa che sia, a tanti nostri connazionali che amano autodefinirsi «irredenti» la nuova Italia appare comunque un miraggio. In tutto il Veneto, dall´argine sinistro del Po fino a Padova, a Treviso, a Verona, a Udine, a Trento, alla stessa Venezia, si susseguono manifestazioni patriottiche, con bandiere, canti, fuochi di bengala, negozi chiusi. La polizia arresta e reprime. Ma si tratta di comportamenti non sempre punibili con certezza in quanto sovversivi, e proprio per questo registrati con tanto maggiore disagio.
Italiani che sono già tali. Italiani che vorrebbero esserlo. Anche la quasi eroica Civitella del Tronto, con il suo corredo di disperati, è a un passo dalla resa. Ed è un sintomo che tutto finisce e tutto comincia.
Al centro degli eventi c´è sempre quel gran mistero che si chiama Roma. Ci si pensa sempre e non si sa che cosa dire. Meglio di ogni altro, il concetto è stato espresso da un quotidiano napoletano interamente scritto in dialetto, e dotato di uno strano titolo: "Lo cuorpo de Napoli e lo Sebbeto" (il corpo di Napoli e il Sebeto: è questo un fiume che scorrre in Campania). Esce, o meglio «chiacchiarèa ogne ghiuorno», nel senso che presenta ai lettori un dialogo quotidiano sui fatti di cronaca tra gli interlocutori rappresentati nel titolo. Ai quali, parlando della città del Papa, oggi si esprimono così. Sebbeto: « E de Roma non se dice niente cchiù?». Cuorpo de Napule: «Se sta cuocenno chiano chiano. Difficilmente s´arriva a cuocere pe ll´anno Santo».
L´Anno Santo, il prossimo, cadrà nel 1875, fra quattordici anni. Non sono poi tanti. "Piano piano" anche la Città Eterna sarà Italia.
-fine-
(Le cronache del nostro inviato nel Risorgimento per la serie "Verso l´Unità d´Italia" sono iniziate il 20 febbraio 2011)