Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 17 Giovedì calendario

MANAGER DONNA CERCASI ECCO LE MILLE PIÙ PREPARATE PER GUIDARE LE IMPRESE - MILANO

Invisibili. Trasparenti. Riluttanti. Introvabili. Chiedete perché in un mondo fatto al 50 per cento da donne e al 50 per cento da uomini, là in alto, nelle stanze dei bottoni, ci siano solo quelli vestiti con giacca e cravatta - loro, quelle «diverse», non raggiungono il 5 per cento - e vi risponderanno così. Che è come dire: le donne ai vertici non ci sono per colpa loro. Niente di più falso: le donne pronte per andare al comando ci sono eccome, e come se si fossero messe d´accordo, ecco due importanti associazioni, la Fondazione Bellisario e la Professional Women Association, incaricarsi di rompere uno stereotipo incallito e presentare un elenco di più di mille nomi accompagnati da curricola ineccepibili. Nomi di donne che sono manager di successo, hanno incarichi importanti anche all´estero, responsabilità gestionali, cattedre nelle università, sono partner di studi professionali. Insomma, signore dai profili eccellenti che non aspettano altro di dire la loro e che finora però sono state ignorate.
Adesso che la marcia della legge sulle quote nei consigli di amministrazione delle aziende si sta faticosamente avvicinando al traguardo (votata al Senato, dovrà tornare alla Camera, prevede che dal 2015 la quota donne sia del 30 per cento), fortemente voluta da una donna di destra, Lella Golfo, e da una di sinistra, Alessia Mosca; e dunque adesso che le imprese saranno costrette a far entrare nei loro cda le donne questi elenchi potranno essere un buon punto di partenza. «Oggi - dice Lella Golfo, che ha raccolto e valutato 1.300 profili - abbiamo tra le mani un immenso patrimonio e con la nostra lista siamo orgogliose di avere fatto un servizio al Paese». Novanta, invece, selezionati dai cacciatori di teste, i nomi della Pwa. Come spiega Monica Pesce, la presidente, che il 23 all´Assolombarda presenterà la seconda edizione del Ready for Board Women: «Abbiamo dimostrato che le donne qualificate ci sono eccome, basta avere occhi anche per loro». Basta scorrere le storie di queste signore per dare ragione a Paola Profeta, associato di Scienza delle Finanze in Bocconi, che parla della necessità di «rompere il monopolio maschile». O a Marina Brogi, ordinario di Economia e tecnica dei mercati finanziari a La Sapienza («Non possiamo più permetterci di perdere talenti per strada»). Giancarla Branda, ad esempio: laurea con lode, specialista in diritto tributario, cassazionista, un carriera lunga 25 anni. O Cristina Finocchi Malhe, decenni di esperienze in finanza anche a Londra e Los Angeles. O ancora Paola Sapienza, bocconiana, professore alla Northwestern University; Anna Puccio, già ad di Sony Ericcson; Anna Gervasoni, direttore generale di Aifi; Elisabetta Oliveri, ingegnere, amministratore delegato di Sirti; Laura Iris Ferro, l´unica italiana ad avere quotato un´azienda a Wall Street. Signore che hanno studiato in università prestigiose, che hanno girato il mondo per lavorare, che hanno alle spalle brillanti eppure ignorate carriere.
Susanna Stefani, di Governance Consulting, racconta che ai corsi di corporate governance sono le donne quelle che fanno mille domande perché vogliono essere le più preparate, anche se poi non si sognano di sgomitare. E Maurizia Iachino, di Key2People: «Negli ultimi anni c´è stata un´accelerazione incredibile e le quote sono lo strumento per abbattere il muro che ancora resiste». Maurizio Panetti, ad di Heindrick & Struggles, guarda con ottimismo a un futuro un po´ rosa: «Le donne sono molto più capaci di gestire network complessi, sono più efficienti ed efficaci. Oggi nei board gli uomini entrano per cooptazione, le donne entreranno per competenza. Non è solo questione di pari opportunità, soprattutto è creazione di valore». Intanto Eni ed Enel, Terna e Finmeccanica, Inps e Poste Italiane, cioè le grandi società quotate a controllo pubblico, stanno presentando le liste in vista dei rinnovi dei loro consigli di amministrazione. E sapete quante donne ci sono? Nemmeno una.