Antonello Guerrera, la Repubblica 16/3/2011, 16 marzo 2011
LA GRANDE BEFFA DEL POKER ONLINE: COSì I GIOCATORI-ROBOT BATTONO L’UOMO - NON
sarà una lotta titanica come Kasparov contro l’Ibm "Deep Blue". Ma uno scenario simile anche nel poker non sarebbe poi così lontano. Il New York Times lancia l’allarme contro i cosiddetti "Poker bot" che starebbero «prendendo sempre più piede nei giochi d’azzardo online». "Bot" sta per "robot".
Nella circostanza, automisoftware, mascherati da esseri umani e sfruttati da chi vuole barare nel poker online, oramai vera e propria passione di circa 5 milioni di italiani e manna delle casse dello Stato (6 miliardi di euro gli incassi previsti per 2011).
E così può capitare che, invece di confrontarci coni nostri simili, ci si imbatta in (almeno) un partecipante bionico. Con tutti gli svantaggi del caso. I "Poker bot" possono giocare 24 ore su 24, anche su più tavoli. E, ovviamente non mostrano il minimo cedimento psicologico, come invece capita ai giocatori troppo umani.
In teoria, basta digitare su Internet "poker bot", scaricare il software-automa preferito e poi collegarsi a una piattaforma di gioco compatibile con il robot scelto. Uno di questi dice di chiamarsi "Gobot, il Robot che gioca tutto solo per ore e non commette alcun errore!". Falso. Il poker,a differenza degli scacchi, è a carte parzialmente "coperte", quindi per un computer è più arduo individuare le contromosse. Non solo. Ci sono in gioco variabili decisamente umane, come il bluff. Di fronte al quale l’automa rimane spesso spiazzato. Ciononostante, scrive il New York Times, i poker bot non sarebbero così scarsi come un tempo. Brian Jetter, dell’azienda di software-automi "Shanky", dice che oltre 400 dei suoi clienti sono stati esclusi dalla piattaforma di gioco Full Tilt, che ha requisito loro già «50mila dollari» di vincite sospette.
Pokerstars.com, altro portale online, ammette di «investire continuamente sostanziose parti del suo budget per fare guerra ai bot». Lo scorso anno, secondo le cifre ufficiali, ha chiuso gli account di 10 giocatori "bionici" e requisito loro circa 57mila dollari vinti al gioco sporco. Ma, come capita spesso agli hacker, chi viene beccato a barare può guadagnarsi un posto di lavoro, come è successo al 36enne americano Brian Taylor, prima nemico e poi poliziotto antibot di PokerStars.
In Italia il rischio "poker bot" sembra tuttavia più contenuto.
O meglio, le piattaforme di poker online tendono a minimizzare l’allarme. Cifre ufficiali sui giocatori bionici non esistono, anche perché il fenomeno non è regolato da alcuna legge, ma solo dalle condizioni di utilizzo delle piattaforme di poker. Mattia Dell’Era, responsabile marketing di Misterbet.it, dice che «il fenomeno in Italia esiste, ma è comunque ristretto ai siti più grandi e in proporzioni minori rispetto all’America». Gli fa eco Bernardo Liberatore, poker product specialist di Sisal: «Qualche segnalazione ci è arrivata, ma sinora in Italia non c’è alcun caso ufficiale come invece capitato in altri paesi. Noi abbiamo numerosi metodi di controllo come i filtri legati alla registrazione dei dati personali e il nostro reparto "anti-collusion" che monitora costantemente l’attività sulla piattaforma di poker online. Il bot è sempre una minaccia, anche se, sinora, facilmente rintracciabile per una serie di indizi ricorrenti: puntate basse, giocate simili, orario di gioco prolungato. Ma certo può capitare di peggio in questi siti, come il riciclaggio di denaro sporco».