Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 16/3/2011, 16 marzo 2011
LA MAZZATA EUROPEA
Il ministro del Tesoro Giulio Tremonti è soddisfatto, ma la bomba delle nuove regole europee sul debito pubblico ha ancora la miccia accesa. Quello di ieri al vertice Ecofin, cioè la riunione dei ministri economici e finanziari dell’Unione europea, “per l’Europa è stato l’accordo possibile, per l’Italia è un accordo buono”, assicura Tremonti. Che, su questi argomenti, non rinuncia a una notevole dose di ottimismo. Forse eccessivo. Vediamo perché.
I PERICOLI PER L’ITALIA
derivano da due misure: la “regola del ventesimo” (ridurre del cinque per cento all’anno della parte di debito che eccede il 60 per cento del Pil) e l’MTO, l’obiettivo di medio termine concordato con la Commissione, che per l’Italia è il pareggio di bilancio (con una riduzione dello 0,5 per cento all’anno del rapporto tra deficit e Pil). Da mesi al Tesoro stanno facendo i calcoli di quanto possa costare questo doppio vincolo di risanamento a un Paese come il nostro che ha un debito pubblico pari al 120 per cento del Pil. Fino al 2015 non scatteranno le sanzioni e quindi le prime valutazioni si faranno dal 2016. Ma i mercati finanziari non seguono la burocrazia e l’Italia deve cominciare a mettersi in riga da subito, altrimenti nessuno vorrà più comprare i nostri titoli di Stato.
Il vicedirettore generale della Banca d’Italia Ignazio Visco, pochi giorni fa ha presentato alcune simulazioni: se il Pil dell’Italia crescerà del 2 per cento all’anno dal 2012 in poi il rispetto dei vincoli europei sarà faticoso ma non drammatico. Se la crescita rimarrà sui livelli più realistici dell’uno per cento ci sono due alternative: o mancare gli obiettivi o sottoporre il Paese a una cura lacrime e sangue micidiale. Il taglio alla spesa pubblica, in questo secondo caso, seguirebbe questa dinamica: -1,3 nel 2011, -1,6 nel 2012, -0,6 per cento nel 2013, -3,2 per cento nel 2014, per poi tornare ad aumentare dell’1,5 nel 2015. Tra il 2010 e il 2016 la riduzione sarebbe del 3,8 per cento, cioè oltre 22 miliardi di euro di spesa vera in meno. Se poi la crescita fosse ancora più bassa (cosa da non escludere, visto che le stime di Visco non considerano l’impatto negativo dei tagli sull’andamento del Pil) le cose potrebbero mettersi davvero male. Soprattutto se si scoprissero altri trucchetti contabili che hanno abbellito i conti 2011 da cui muovono queste stime, tipo i 2,4 miliardi dalle aste delle frequenze tv (che non arrivano e forse non arriveranno) o l’uso del Tfr dei lavoratori per pagare la spesa corrente (vedi qui a fianco).
Le nuove regole decise dal Consiglio europeo (cioè dai governi) dopo il passaggio decisivo di ieri all’Ecofin, entro giugno dovranno fondersi con il testo in discussione al Parlamento europeo. Ma ormai i punti cardine sono chiari, come le sanzioni quasi automatiche che scattano per chi non rispetta i parametri.
C’è anche un dettaglio che al Tesoro hanno sottovalutato in questi mesi di negoziati, concentrando gli sforzi sulla battaglia persa in partenza contro la regola del cinque per cento. Il dettaglio si chiama Faster Adjustment del MTO: se l’Italia non riduce il debito abbastanza in fretta, il Consiglio europeo può imporle una stretta sul deficit, cioè sull’altro binario vincolante che deve portare al pareggio di bilancio. Aumentando la correzione del deficit sul Pil, per esempio, dallo 0,5 allo 0,7 per cento annuo . E questo sarebbe assai faticoso da sopportare. “È chiaro – spiega al Fatto una fonte vicina al dossier – che sarà tutto oggetto di negoziati”.
SE TREMONTI può esultare, nonostante queste minacce che pendono sull’Italia (ma non su questo governo, visti i tempi) è perché l’entità del risanamento è tutta da negoziare. L’Italia ha ottenuto che nel calcolo di quanto un Paese deve tagliare il debito si consideri anche l’indebitamento privato, vincendo la resistenza di Germania, Spagna e Olanda. Solo compensando il debito pubblico con il risparmio delle famiglie l’Italia può sembrare un Paese virtuoso. “La crisi nasce dalla finanza privata e non da quella pubblica”, ripete Tremonti. Piccolo dettaglio che omette sempre: quanto pesi la finanza privata, cioè quanto possa ammorbidire la correzione del debito imposta dall’Europa, non è stato stabilito. E non lo sarà mai, tutto si deciderà in negoziati volta per volta.
FINO A QUALCHE mese fa, l’Italia era in una posizione disastrosa, appena meglio della Spagna e del Portogallo. Adesso le cose sono un po’ migliorate: sia perché l’Italia sta pagando (cari) i salvataggi di Grecia e Irlanda in cui ha meno interessi della Germania e della Gran Bretagna (le cui banche sono molto esposte), sia per alcuni cambiamenti al vertice. Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, è il nuovo presidente del Comitato economico e finanziario che coordina l’azione dell’Ecofin e Mario Draghi sarà probabilmente il nuovo presidente della Banca centrale europea. Nomine che danno prestigio, si vedrà se anche potere contrattuale.