Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 16 Mercoledì calendario

LE BANCHE CHE GUADAGNANO E QUELLE CHE PERDONO - I

bilanci delle società quotate presentano utili quasi tutti a doppia cifra. Tra questi quelli delle banche sono difficili da capire, almeno per i meno esperti come me. Infatti non è un paradosso vedere che le banche guadagnano così tanto mentre l’economia del paese è ferma e le famiglie faticano ad arrivare a fine mese? Non vorrei che, solo perché non possiamo farne a meno, ne approfittassero per spremerci come un’arancia. Decimo Pilotto dexpil@yahoo. it

RISPONDE SERGIO ROMANO:
Caro Pilotto, H o raccolto qualche informazione presso persone che seguono più attentamente di me la situazione del sistema bancario e ho l’impressione che lei abbia contemporaneamente ragione e torto. Esistono effettivamente banche che hanno chiuso il bilancio del 2010 con buoni risultati. È vero che nella maggior parte dei Paesi dell’eurozona l’economia cresce faticosamente, ed è certamente vero che la crisi ha colpito una buona parte della popolazione. Ma il denaro, grazie alla politica delle banche centrali, costa poco ed è finito in borsa dove gli istituti bancari, disponendo di una liquidità crescente, hanno realizzato utili considerevoli. Non tutte le banche tuttavia hanno potuto sfruttare il basso costo del denaro. Vi sono banche — in Spagna, Irlanda, persino Germania — che ancora soffrono per l’incauto acquisto, prima della grande crisi, di titoli che il mercato definisce spietatamente «spazzatura» . E vi è infine il paradosso di una grande banca, nota per la sua abilità e prudenza, che ha chiuso il 2010 con un deficit di circa 15 miliardi di euro. Questa banca è la Banca nazionale svizzera. Errori di gestione e di politica monetaria? No. La Bns ha perso denaro perché ha perseguito una linea che giovava complessivamente all’economia nazionale. Per buona parte del 2009 e del 2010, infatti, la banca centrale della Confederazione ha acquistato valuta straniera nel tentativo d’impedire l’eccessiva rivalutazione del franco svizzero rispetto alle maggiori monete internazionali. Il franco si è apprezzato del 16%rispetto all’euro e la banca ha registrato forti perdite, solo in parte compensate dal maggior valore delle riserve auree e da altre partite attive. Ma questo non le ha impedito di distribuire agli azionisti una somma corrispondente a un miliardo e 96 milioni di euro, prelevati dalle proprie riserve. La Bns infatti (altro paradosso) è una società quotata in borsa e ha circa tremila azionisti di cui il 39%è rappresentato da piccoli investitori. Gli altri sono i cantoni della Confederazione e altre istituzioni pubbliche. La composizione dell’azionariato e le regole statutarie sui diritti di voto escludono la possibilità di una scalata. Il vertice della banca è nominato dalla Confederazione e ne garantisce la funzione pubblica. Ma gli azionisti chiedono i loro dividendi e i cantoni in particolare ne dipendono per i loro bilanci. Quest’anno la Bns non li ha delusi, ma ha anche fatto sapere di non potere fare promesse per il futuro. Come vede, caro Pilotto, non tutte le banche possono dormire sonni tranquilli.