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 2011  marzo 16 Mercoledì calendario

Eleganti con le armature - Sono pezzi d’oreficeria a grandezza d’uomo, scatole d’acciaio ripiene di sangue blu

Eleganti con le armature - Sono pezzi d’oreficeria a grandezza d’uomo, scatole d’acciaio ripiene di sangue blu. E che acciaio: non c’è centimetro quadrato che non sia cesellato, scolpito, dorato. Sous l’egide de Mars , «Sotto l’egida di Marte» sono esposte al Museo dell’Armée, agli Invalides, le armature dei re realizzate dai re dell’armatura. Solo i migliori artigiani dell’Europa del XVI secolo e solo quelli al servizio dei sovrani: forse è una mostra snob, certamente è una bella mostra. Non kolossal, ma se c’è un caso in cui la qualità batte la quantità, è questo. E dire che, all’epoca, l’armatura non aveva più alcun valore bellico. Quelle che si vedono qui sono corazze da parata, da indossare per le «joyeuses entrées» nelle città sottomesse o nei tornei a sfondo mitologico, o addirittura da tenere attaccate al muro. Che incanto, però, e che gioia per gli occhi: il manierismo europeo dà il suo meglio nella decorazione esuberante, sfrenata e capricciosa come una foresta tropicale. Su scudi e corsaletti, borgognotte e morioni, placche e targhe per uomini e cavalli si rincorrono storie di dei e d’eroi e fiere mitiche. Sulle bardature, sia per l’animale di sotto che per quello di sopra, sfilano sfingi e chimere, prese di Troia e fatiche di Ercole, storie della Bibbia e dell’Eneide, mostri marini e centauri: un fumetto d’acciaio. I raffinatissimi Valois, ovviamente, fanno la parte del leone. Il supercollezionista è Enrico II, tanto appassionato di tornei da lasciarci la pelle (e la Francia alla vedova italiana, Caterina de’ Medici): la passione passa ai tre figli, Francesco II, Carlo IX ed Enrico III, poi debuttano i Borbone con Enrico IV, intelligente ma rozzo, e la qualità declina. Però queste armature viaggiano moltissimo, come apprezzati regali diplomatici: da Torino il duca Carlo Emanuele I ne manda una con l’Annunziata regolamentare dei Savoia a Dresda, a Cristiano I elettore di Sassonia; Enrico III di Valois, momentaneamente re di Polonia, omaggia con un corsetto argentato e dorato il sacro e romano imperatore Massimiliano II (che, a giudicare dall’armatura, doveva essere alto più o meno come Berlusconi). Il pezzo forte è lo stupefacente «ensemble» per cavallo e cavaliere realizzato per Erik XIV di Svezia e noto come «l’armatura di Ercole», a giudizio dei connaisseurs la più bella esistente al mondo. Mentre quasi tutti i nomi degli artisti-artigiani sono sconosciuti, sappiamo che l’autore di questo capolavoro si chiamava Eliseus Libaerts ed era di Anversa. Il riconoscimento da morto gli deriva dalle sue disgrazie da vivo, specie marittime. Nel 1562, tornando da Stoccolma ad Anversa, fece naufragio e perse il bagaglio che poi fu ritrovato: l’inventario ha permesso di attribuirgli un’altra armatura di Erik. Nel 1565, Libaerts si imbarcò stavolta da Anversa per Stoccolma portando con sé «l’armatura di Ercole»: ma venne intercettato dai danesi, fatto prigioniero e portato a Copenhagen. Così Erik XIV non ebbe mai il suo Ercole, finito invece a Federico II di Danimarca e poi venduto a Cristiano II di Sassonia, tanto che ancora si trova in quell’incomparabile scrigno di delizie che è la Rüstkammer di Dresda. Quanto a Libaerts, finì poi a Londra dove se ne perdono le tracce. Del resto, lì regnava Elisabetta I, che l’armatura non la portava...