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 2011  marzo 14 Lunedì calendario

IL SISMA HA SPOSTATO TOKYO DI 2,4 METRI

Il violento terremoto che ha devastato il Giappone avrebbe spostato l’isola principale dell’arcipelago, la più colpita e quella dove è situata la capitale Tokyo, di 2,4 metri.
Lo ipotizza un sismologo dell’istituto di Geofisica Usa, Paul Earle, uno degli esperti della U.S. Geological Survey (Usgs), che ha sede a Washington. «2,4 metri mi sembra una misura plausibile - spiega Earle - ed è sicuramente all’interno della forbice» che stiamo ipotizzando.
Gli esperti americani hanno studiato con molta attenzione il sisma giapponese; anche perché si trova proprio in California l’occhio che vigila su terremoti e maremoti nel Pacifico. Il sistema di allerta parte dalla sede principale del centro ricerca, a Menlo Park, dei sismologi nordamericani dell’United States Geological Survey’s (Usgs) che ha messo a punto l’Earthquake Hazards Program e un sistema di allerta che raggiunge tutte le località marine dell’Oceano compreso tra costa Ovest Usa e Giappone, nell’ambito del National Earthquake Hazards Reduction Program (Nehrp).
L’Accademico dei Lincei e sismologo dell’Università La Sapienza, nonché professore emerito alla Texas University, Michele Caputo, sottolinea che «nel Pacifico sono tutti attrezzatissimi per dare l’allarme sullo Tsunami ore prima, grazie ai programmi dei sismologi americani che consentono di stimare i tempi dell’arrivo dell’eventuale onda».
L’onda delle Tsunami, ha sottolineato il sismologo dell’Accademia dei Lincei, «viaggia con velocità di parecchi Km all’ora. Quando avviene un terremoto l’ente locale o gli esperti dell’Usgs a Menlo Park e a Pasadena fanno i calcoli in base all’epicentro per determinare a che ora arriverà la temibile onda in ciascun punto della costa. Dati che vengono contemporaneamente raccolti dal National Earthquake Information Center.
L’entità del maremoto dipende da tre parametri: la magnitudo del terremoto, la forma della costa, e il tipo di terremoto. Si valuta così la possibilità che si verifichi un maremoto e viene quindi diramato l’allarme con ogni mezzo di comunicazione: via radio, satellite, telefoni cellulari, e via mail. Fino alla rete di altoparlanti installata in alcune spiagge turistiche.