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 2011  marzo 14 Lunedì calendario

IL LENTO RISVEGLIO DI PIAZZA AFFARI

Piazza Affari è come un vicino di casa un po’ burbero. Nel quartiere tutti ne conoscono pregi e difetti, gli operatori più smaliziati come i piccoli risparmiatori - quelli che spregiativamente furono definiti "parco buoi" - che hanno imparato a loro spese a diffidarne. Di solito nessuno si preoccupa più di tanto dei suoi capricci. Ma tra le abitudini un po’ scontrose della Borsa italiana c’è un vezzo nuovo che inquieta parecchio, anche senza considerare le recenti tensioni internazionali. Il nostro piccolo mercato ha infatti adottato l’usanza di amplificare le fasi negative e smussare quelle positive. Un andamento evidente da quando nel mondo si è cominciato a parlare di ripresa e altri mercati - a partire da quello statunitense - hanno cercato di cambiare marcia (pur con qualche incertezza). Se ci si limita a considerare gli ultimi 15 mesi, il paragone tra i benchmark che si riferiscono alle Borse mondiali, all’Europa e a Piazza Affari (vedi grafici a fianco) è sconfortante. Dal 1° gennaio 2010 l’Msci World ha guadagnato l’11,5%, lo Stoxx Europe si è difeso bene con un incremento del 10,5%, mentre l’indice Ftse Mib ha perso il 4,7 per cento.

Ora però c’è chi sostiene che le cose potrebbero cambiare già entro la fine del 2011. L’ultima indicazione in questo senso è riassunta efficacemente nei risultati del sondaggio realizzato da «Il Sole 24 Ore Radiocor» in collaborazione con Assiom Forex. La ricerca è stata svolta in occasione del congresso annuale dei soci Aiaf Assiom Forex (operatori e analisti finanziari), tra il 25 febbraio e il 2 marzo, e alla rilevazione hanno partecipato 300 esperti. Il dato saliente riguarda proprio le previsioni per Piazza Affari. Secondo il 40,3% del campione (121 risposte), l’indice Ftse Mib continuerà a crescere fino a superare quota 25.000 punti entro fine anno, buttando così il cuore oltre l’ostacolo di una soglia psicologica ancora piuttosto distante dalle quotazioni di questi giorni. Non mancano naturalmente i prudenti (33,7% del campione), che prevedono un andamento stabile, e i pessimisti (26%), per i quali lo scenario più probabile è una correzione (fino al 10% rispetto ai valori attuali).

«In effetti - commenta Santina Percassi, responsabile del Servizio gestioni di Banca Monte dei Paschi di Siena - dopo le delusioni degli ultimi anni il 2011 potrebbe essere un anno di buone performance relative per le azioni italiane. Il target di quota 25.000 rappresenta un livello raggiungibile, date le attuali valutazioni a sconto».

Una considerazione che trae origine dalle caratteristiche del listino. «La sua composizione - riprende Percassi - è fortemente sbilanciata verso il comparto energetico e quello finanziario. Ci aspettiamo un rialzo dei tassi che, in presenza di crescita economica, potrebbe portare benefici al margine d’interesse del settore bancario. L’aumento dei prezzi energetici, causato dalle tensioni geopolitiche, farà invece migliorare l’outlook per il comparto petrolifero e per le utilities».

Tuttavia la posizione degli ottimisti, per quanto diffusa, non è l’unica e basta modificare l’approccio concentrandosi su elementi strutturali per capire le ragioni degli scettici. «La ripresa economica è partita - osserva Luigi Tardella, advisor specializzato nell’analisi di performance e piani industriali, partner della Ambers & Co -, ma se gli investimenti vanno altrove, e lo stanno facendo, e se il processo di sviluppo industriale avviene in altri bacini europei, l’Italia come può crescere? A ciò si aggiunge l’onda lunga della stagnazione dei consumi. Disoccupazione in crescita e riduzione del potere d’acquisto ci dicono che il recupero, se ci sarà, sarà lungo e che ci sono altre aziende a rischio, di cui al momento non si sa nulla. Infine c’è un’altra spia rossa accesa: l’economia italiana vive di export, ma è in corso un processo di deindustrializzazione strisciante, con spostamenti di impianti all’estero, mentre non assistiamo a un flusso contrario. Il risultato non potrà che essere un aumento dell’import».

Insomma, se Piazza Affari correrà, lo farà con la palla al piede e inevitabilmente qualche settore resterà indietro. «Noi - conclude Percassi - preferiamo prendere posizione sui comparti legati alle materie prime energetiche e sui titoli industriali più esposti agli investimenti infrastrutturali. Abbiamo invece una posizione neutrale sul settore finanziario, in attesa della conclusione della reportistica trimestrale e pensiamo che possano soffrire i comparti più dipendenti dai consumi privati».