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 2011  marzo 14 Lunedì calendario

VECCHIE INCOMPRENSIONI DA RICUCIRE CON PAZIENZA

Tre tappe, tre sfide: una politica, una economica e una diplomatica. Tra yankees e sudaca le relazioni non sono mai state facili. Da quando Henry Kissinger pronunciò quella frase infelice, «our backyard», il nostro cortile di casa, riferita al subcontinente, Nord e Sudamerica sono stati coniugi diffidenti e infedeli. I sospetti si sono accavallati ai risentimenti e spesso è subentrata un’aperta ostilità.

L’apogeo dell’incompatibilità è stato raggiunto durante la presidenza di George W. Bush, un minimo storico di gradimento che ha preoccupato le cancellerie. Nel novembre del 2005, al quarto Summit delle Americhe, organizzato a Mar del Plata, in Argentina, Bush ricevette una salva di fischi e l’Amministrazione americana fu costretta ad ammettere la sconfitta politico-diplomatica della missione.

L’elezione di Barack Obama pareva destinata a scrivere una nuova pagina di storia delle relazioni internazionali ed è stata salutata con grande favore nel subcontinente. Poi però la realpolitik di Washington e le aperture dell’ex presidente brasiliano Lula da Silva all’Iran di Ahmadinejad e al Venezuela di Chavez, acerrimi nemici di Washington, ha stemperato gli entusiasmi e scompaginato le previsioni. Ora, tuttavia, l’insediamento della nuova presidente Dilma Rousseff alla guida del Brasile, paese leader, ribalta le prospettive.

Rousseff, che si è insediata lo scorso 1° gennaio, ha già allentato i rapporti con l’Iran e preso le distanze dallo stesso Ahmadinejad, definendo «un atto barbarico» la possibile esecuzione di Sakineh Ashtiani.

Un altro dossier scottante è quello che riguarda Haiti. Da qualche settimana Brasile e Stati Uniti dialogano sui provvedimenti da adottare per affrontare l’emergenza permanente che si vive a Port-au- Prince, dopo il devastante terremoto che nel gennaio 2010 ha colpito il paese.

La nomina a ministro degli Esteri di Brasilia di Antonio Patriota, ex ambasciatore a Washington, è stato considerato un segnale di apertura lanciato da Rousseff. Il ministro uscente, Celso Amorim, aveva infatti concesso poche aperture agli Stati Uniti.

Il viaggio sudamericano di Obama pare propiziato anche dal feeling che si è creato tra Dilma Rousseff e Hillary Clinton, segretario di Stato americano. Due donne, entrambe di 63 anni, con un profilo politico e caratteriale molto simile.

Sull’asse Brasilia-Washington viaggiano ovviamente diversi affari economici. Rousseff ha rinviato al 2012 la scelta dell’acquisto di 36 caccia per l’aviazione militare. Si tratta di una maxi-commessa cui concorrono la svedese Saab, la statunitense Boeing e la francese Dassault. Lula pareva orientato a preferire i francesi, dato che l’accordo prevedeva anche un trasferimento di tecnologia verso i brasiliani. Il governo di Rousseff ha però posticipato i termini di presentazione delle licitazioni, concedendo così nuovi margini alla Boeing per poter migliorare la propria offerta. Un chiaro segnale di disponibilità verso gli Stati Uniti.

Un altro tema oggetto d’interessi comuni è quello delle energie rinnovabili e della sicurezza. Il Brasile sembra orientato ad avvalersi della consulenza americana per la sicurezza delle città e degli impianti sportivi in vista dei Campionati del mondo di calcio del 2014 e delle Olimpiadi in programma due anni più tardi.

La visita di Obama toccherà anche Cile ed El Salvador. Il passaggio a Santiago è un riconoscimento al presidente Sebastian Piñera, da sempre filo-americano, mentre la tappa a El Salvador è un omaggio a Carlos Mauricio Funes, che la Casa Bianca descrive come «un leader che collabora per superare le tradizionali divisioni ideologiche nel suo paese e far avanzare il benessere del popolo».

Lo sbarco in America latina di Obama riveste un’importanza simbolica, dopo una lunga fase d’incomprensioni. Negli scaffali delle librerie latino-americane, fino a pochi mesi fa, proliferavano titoli del tipo "Perché gli Stati Uniti hanno perduto l’America latina", "Tutte le promesse mai mantenute", "Le due Americhe". A Barack l’onere di ricucire.