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 2011  marzo 14 Lunedì calendario

Quanto è sicura l’energia atomica? - I problemi alle centrali giapponesi sono gli ultimi di una lunga serie o no? Anche le centrali nucleari, come tutti gli impianti industriali, vanno soggette a «intoppi», sia legati al normale funzionamento sia dovuti a eventi catastrofici come il recente terremoto-tsunami

Quanto è sicura l’energia atomica? - I problemi alle centrali giapponesi sono gli ultimi di una lunga serie o no? Anche le centrali nucleari, come tutti gli impianti industriali, vanno soggette a «intoppi», sia legati al normale funzionamento sia dovuti a eventi catastrofici come il recente terremoto-tsunami. Gli esperti di atomo derubricano quasi tutti questi avvenimenti a cose da poco e tendono a evitare persino la parola incidente, riservandola a pochissimi episodi. Ma la questione della sicurezza di queste centrali non può essere ridotta a fatto tecnico o tanto meno semantico: la decisione sul grado di accettabilità del rischio di incidente non va delegata ai tecnici, ma presa dall’opinione pubblica, tenendo anche in debito conto le legittime reazioni emotive, che sono parte del quadro. Che tipo di incidenti possono capitare negli impianti nucleari? Tralasciando i danni alle parti esterne e accessorie della centrale, che a rigore non hanno a che fare con l’atomo e i suoi pericoli, c’è un vero incidente nucleare quando c’è un rilascio massiccio di radioattività nell’ambiente. Di regola gli impianti di sicurezza possono poi chiudere la falla, ma in rari casi si è verificata la fusione del nocciolo, cioè del cuore del reattore, quello dove il combustibile nucleare è collocato in barre che (quando tutto funziona) si possono estrarre per ridurre o fermare la reazione atomica; se invece le barre si fondono, la reazione va fuori controllo e nei casi limite non si può fare altro che seppellire tutto quanto sotto un sarcofago di cemento e di acciaio. Quali guasti ci sono stati nella storia dell’atomo? Cominciamo dall’èra arcaica dell’energia nucleare. A Chalk River (Canada) nel 1952 ci fu la parziale fusione del nocciolo di un reattore, e a Sellafield-Windscale (Gran Bretagna) nel 1957 fu rilasciata una grande nube di gas radioattivi. Nello stesso anno ci fu una catastrofe a Kyshtym-Mayak, sui monti Urali (all’epoca Urss) con forse 200 morti e decine di migliaia di sgomberati. Ma in quegli anni lontani, oltre a grande segretezza, c’era una sottovalutazione dei rischi della radioattività (per esempio le dosi massime ammesse erano più alte di oggi) e questo rende difficile valutare la contaminazione ambientale e i danni alle persone. E qual è stato l’episodio più grave in assoluto? Senz’altro quello del 1986 a Cernobil, in Ucraina (allora in Urss). Un’operazione di incredibile incompetenza da parte del personale provocò la fusione del nocciolo e un’esplosione che scoperchiò il reattore, che del resto era quasi privo di protezione fin dal progetto. Il premio Einstein per la fisica Tullio Regge sottolinea che l’Organizzazione mondiale per la sanità valuta a circa 60 le persone morte per gli effetti diretti dell’incidente e a 300 le vittime in tutta Europa per gli effetti indiretti a distanza (dati ufficiali). Molti ambientalisti respingono queste cifre come troppo basse. In Occidente è successo qualcosa di simile alla catastrofe di Cernobil? Nel 1979 a Three Mile Island (Usa) un eccesso di vapore nel circuito primario di raffreddamento determinò il rilascio di radioattività. La popolazione della vicina città di Harrisburg (140 mila persone) viene fatta sgomberare. Il surriscaldamento determinò la fusione di un terzo del nocciolo. Eppure quella centrale ha ripreso a funzionare ed è tornata a essere una delle più produttive d’America, senza ulteriori incidenti noti. Fra il 2004 e il 2005 una perdita radioattiva a Sellafield (Gb), già teatro di un incidente, non poté essere arrestata per ben 10 mesi. Nel 2008 a Tricastin, in Francia, 100 operai sono stati contaminati da una perdita radioattiva. E Tricastin si trova ad appena un centinaio di chilometri dal confine con il Piemonte e l’Italia. In Giappone ci sono precedenti? Magari legati anche alla sismicità? Incidenti di varia gravità risultano a Tsuruga nel 1981, a Tokaimura nel 1999, a Mihama nel 2004 e a Kashiwazaki nel 2007: in quest’ultimo caso una centrale fu chiusa per i danneggiamenti provocati da un terremoto. La questione della sicurezza come si pone nel 2011? Una risposta definitiva non si può dare. È certo che le centrali nucleari di oggi sono infinitamente più sicure di quelle di un tempo. I tecnici occidentali masticano amaro, perché devono pagare ancora oggi, in termini di diffidenza dell’opinione pubblica, gli errori criminali commessi da altri a Cernobil 25 anni fa. Per esempio una centrale Epr, del tipo oggi costruito da Areva-Edf-Enel a Flamanville (Francia) e in Finlandia, è protetta da una «matrioska» di vari gusci sovrapposti, da quello più esterno in grado di resistere all’impatto di un aereo che vi si schiantasse sopra per incidente o per attacco terroristico a quelli interni capaci di sigillare il nocciolo in caso di fusione. Tutto questo basta? Lo deve decidere l’opinione pubblica.