FRANCESCO SEMPRINI, STEFANO LEPRI, La Stampa 14/3/2011, 14 marzo 2011
“Fragile e costoso: addio al più famoso dei biglietti verdi” - Banconote addio, il dollaro sarà solo in moneta
“Fragile e costoso: addio al più famoso dei biglietti verdi” - Banconote addio, il dollaro sarà solo in moneta. Il biglietto verde di taglio più piccolo rischia di diventare l’ultima vittima della crisi che gli Usa tentano con una certa fatica di lasciarsi alle spalle. Alle prese con un debito crescente e con bilanci in profondo rosso, le autorità americane sono pronte a mandare in pensione il più piccolo dei biglietti verdi per sostituirlo definitivamente con la moneta di equivalente valore. L’epocale cambiamento si tradurrebbe in un risparmio di 5,5 miliardi di dollari nel giro di 30 anni, secondo il Government Accountability Office, il braccio investigativo e di revisione contabile del Congresso americano. Le monete infatti godono di vita più lunga (in media 30 anni) e per questo non occorrerebbe la ristampa. Secondo il Gao, ogni anno il governo guadagnerebbe 184 milioni di dollari derivanti dalla differenza tra il valore nominale dei «coin» e il valore di produzione. Del resto si tratta di una strada già percorsa da Canada e Regno Unito: «Ci hanno riferito che questo passaggio è stato fondamentale per il successo della propria crescita», spiega il Gao. Misure simili sono state intraprese anche in Giappone e Australia, mentre in Europa, con l’avvento della moneta unica, si è puntato da subito sul metallo anziché sulla carta. La transizione non sarà però indolore, come spiega il dossier commissionato da alcuni senatori, visto che per i primi quattro anni il governo dovrà fare i conti con perdite causate dall’aumento dei costi di produzione delle monete. Il pensionamento del minore dei biglietti verdi, inoltre, spaventa le aziende, preoccupate di incorrere in spese elevate per ricostituire le riserve liquide. Tuttavia le perplessità non sembrano oggi rappresentare un ostacolo per il «coin» da un dollaro, che, pur essendo presente sul mercato da anni (dal 1979 al 2009 ne sono sbarcati 4,2 miliardi), non è mai riuscito a mettere a segno con successo la successione sulla banconota, sempre rimasta in circolazione. A segnare le sorti del dollaro di carta, però, potrebbe essere il ritiro forzato dal mercato. La transizione deve avvenire seguendo precisi accorgimenti. Per ogni dollaro di carta in circolazione ne devono essere prodotti in media 1,5 in metallo. «La gente tiene spesso le monete fuori dal portafogli», prosegue il Gao. Ciò significa che serviranno più «coin» per mantenere i volumi di circolazione corrente, ma questo potrebbe anche tradursi in una maggiore propensione alla spesa, visto che il consumatore presta minore attenzione alle monetine. Un dibattito, questo, in voga in Europa con l’avvento dell’euro. Ma il fattore economico non è il solo: in Usa la scomparsa del biglietto verde da un dollaro segnerebbe la fine di una tradizione secolare, oltre che la sparizione di George Washington dalle tasche dei cittadini. FRANCESCO SEMPRINI *** La svolta dell’euro - Naturalmente, noi il biglietto da un euro non lo vedremo mai. E’ inevitabile che, con il passare del tempo, i tagli più piccoli di banconote vengano via via sostituiti dalle monete, che durano di più e costano meno. Pur se la perdita di potere d’acquisto è lenta (la Banca centrale europea si impegna a contenerla in non più del 2% all’anno) la linea di confine tra metallo e carta piano piano si deve spostare. In Italia rimanemmo frastornati, nel 2002, perché con il passaggio dalla lira all’euro dovemmo fare un grosso salto tutto in una volta. La moneta di maggior valore era quella da mille lire, in euro 51,6 centesimi. Ci arrivò in mano un pezzo con impresso il volto severo di Dante, di valore quasi quadruplo. Gli altri Paesi invece erano abituati a conii più impegnativi; in Francia i 10 franchi, circa 1,5 euro, in Germania i 5 marchi, 2,5 euro. Da noi si era radicata l’idea che le monete valessero poco, un peso nella tasca e basta. Tra incertezze varie, dilagò l’imbarazzo delle mance. Con il caffè al bar prima si lasciavano in genere 50 lire; con l’euro già sembrava brutto dare 5 centesimi, benché fossero il doppio, sicché o 10 centesimi o, sentendosi tirchi, nulla. Per l’appunto a far salire le spese, oltre alle furberie dei bottegai, erano anche meccanismi all’opera nelle nostre teste. Allo scopo di renderci più attenti, Giulio Tremonti escogitò la richiesta di stampare banconote da un euro. Chissà se sarebbero servite a qualcosa, ormai; ma era scontato in partenza che non se ne facesse nulla. Agli altri Paesi non interessano e la Bce ha detto di no per gli stessi motivi di costo che hanno causato la decisione americana. STEFANO LEPRI