FLAVIA AMABILE, La Stampa 14/3/2011, 14 marzo 2011
Europa e America Cammino a ostacoli per le nuove centrali - Non è solo l’Italia in queste ore a interrogarsi sui rischi del nucleare, anche i governi delle principali potenze stanno discutendo pro e contro della più discussa tra le fonti di energia
Europa e America Cammino a ostacoli per le nuove centrali - Non è solo l’Italia in queste ore a interrogarsi sui rischi del nucleare, anche i governi delle principali potenze stanno discutendo pro e contro della più discussa tra le fonti di energia. Negli Stati Uniti sono 104 i reattori in attività, un quarto del totale mondiale. Dopo quarant’anni di totale abbandono del nucleare per assorbire le paure scatenate dall’incidente nella centrale di Three Mile Island del 1979 e in quella di Cernobil, il nucleare ormai fornisce il 20% dell’energia nazionale. Il presidente Obama ha garantito lo stanziamento di 36 miliardi di dollari in prestiti per costruire nuove centrali e la commissione di regolamentazione per l’energia nucleare ha avviato l’esame di altri 20 contratti di licenza. Dopo l’esplosione nella centrale di Fukushima in Giappone, però, all’interno dei democratici si è assistito ad una marcia indietro. Edward J. Markey, presidente della commissione Energia e Risorse della Camera, ha chiesto all’amministrazione una moratoria nella costruzione di nuove centrali nelle aree a rischio sismico e maggiori garanzie di sicurezza in quelle già realizzate. E poi maggiori controlli sulle strutture e sul loro impatto in caso di incidente: negli Stati Uniti sono 23 le centrali con lo stesso tipo di impianto di Fukushima. Persino i repubblicani non hanno negato i loro timori. Joe Barton, deputato eletto in Texas e convinto nuclearista, ha ammesso che anche chi è favorevole al nucleare intende capire fino in fondo che cosa non ha funzionato e evitare che l’errore si ripeta. In Europa il commissario all’Energia, Guenther Oettinger, ha convocato per domani a Bruxelles una riunione di esperti e addetti ai lavori per valutare a quali rischi sarebbero esposte le centrali europee in caso di eventi straordinari simili a quello che ha colpito il Giappone. In Germania, dove le centrali in funzione sono 17, il Cancelliere Angela Merkel ha convocato un consiglio dei ministri d’emergenza. I suoi timori sono soprattutto politici. Questo mese si vota in tre Stati dove il governo rischia di vedere l’opposizione radunarsi intorno al no al nucleare, una posizione molto forte come il Cancelliere ben sa: lo scorso anno le è costata molto in termini di consenso la decisione di rinnovare di 12 anni la durata degli impianti. Il governo francese non ha nascosto preoccupazione per le sue 58 centrali. L’ambientalista Daniel Cohn-Bendit ha lanciato l’idea di un referendum per chiedere l’uscita dal nucleare ma l’esecutivo non accenna ad alcuna marcia indietro. Il premier François Fillon ha convocato ieri una riunione interministeriale: alla fine ha promesso che la Francia «sarà attenta a trarre gli insegnamenti utili dagli eventi giapponesi». Più incerta la situazione in Gran Bretagna dove ci sono 19 reattori in funzione e in cantiere un piano per costruirne altri dieci. A livello ufficiale il sottosegretario all’Energia Chris Huhne ha soltanto rassicurato tutti: il governo sta monitorando la situazione. Ma molti temono che ora il progetto sia più difficile da realizzare.