ALBERTO SIMONI, La Stampa 14/3/2011, 14 marzo 2011
Blackout, senza luce per tre ore al giorno - Ancora prima che undici reattori in quattro degli impianti nucleari nella zona nordorientale del Giappone smettessero di funzionare - per guasti o spegnimento - Tokyo aveva fatto recapitare a Mosca la richiesta di un’iniezione straordinaria di gas naturale, 150 mila tonnellate in più
Blackout, senza luce per tre ore al giorno - Ancora prima che undici reattori in quattro degli impianti nucleari nella zona nordorientale del Giappone smettessero di funzionare - per guasti o spegnimento - Tokyo aveva fatto recapitare a Mosca la richiesta di un’iniezione straordinaria di gas naturale, 150 mila tonnellate in più. Le società russe Mechel e Suek stanno valutando anche l’ipotesi di aumentare il rifornimento di carbone da 3 a 4 milioni di tonnellate per aiutare il Giappone a non finire al buio. Misure importanti, ma che non bastano a scongiurare il razionamento dell’energia elettrica. Il blocco delle centrali nucleari - che assicurano il 30% del fabbisogno energetico del Paese - ha pesanti ripercussioni sulle attività produttive, oltre che sulla vita delle persone. Ieri il premier Naoto Kan ha spiegato che per evitare un blackout totale da oggi e sino alla fine di aprile l’energia sarà razionata, con distacchi programmati in vaste zone del Paese. In seguito la società elettrica Tepco ha precisato che il razionamento riguarderà almeno otto prefetture oltre a Tokyo e alla sua sterminata periferia. I blackout «scaglionati» coinvolgeranno circa 45 milioni di persone. Alcune zone resteranno prive di elettricità per quasi sei ore al giorno, divise in due spezzoni ma in piena giornata lavorativa, mentre nei quartieri degli uffici il blackout durerà tre ore. Inoltre l’acqua, dove è ancora disponibile, verrà comunque razionata, così come il gas. A pieno regime la Tepco può produrre 4,1 milioni di kilowatt al giorno; attualmente con undici reattori fuori gioco è impossibile arrivare a tre milioni di kW. Secondo quanto riferisce l’agenzia Kyodo, il 27% dell’energia prodotta dalla Tepco proviene dai reattori di Niigata e di Fukushima, danneggiati gravemente dal sisma. Il mega sisma rischia di assestare un duro colpo alla già debole ripresa economica del Paese che si era appena intravista e di appesantire un debito pubblico imponente e volato a quasi il 200% del Pil. La Borsa, al ritorno degli scambi, ha ceduto il 2,05%. Il governatore della Banca centrale (Boj) Masaaki Shirakawa ha annunciato che l’istituto effettuerà una massiccia iniezione di liquidità sui mercati per stabilizzare i circuiti finanziari. Molte aziende invece non possono tornare al lavoro principalmente proprio per la mancanza di energia. La chiusura degli undici reattori ha provocato la diminuzione della produzione di energia sino a 25.622 megawatt, pari al 52,3% del fabbisogno totale. Là dove sono riuscite a riallacciare i «fili», le società distributrici hanno approntato una strategia per i blackout controllati. Nelle ore immediatamente successive al sisma, nelle prefetture di Tochigi e Chiba 4 milioni di case erano al buio. Ieri erano «appena» 270 mila. Ma per tutte vale la regola del razionamento. La Tepco ha suddiviso l’area sotto il suo controllo in 5 sezioni, che avranno a turno periodi di «oscurità» di tre ore ciascuno. La Tokyo Gas Co ha fermato la distribuzione di gas a oltre 35 mila abitazioni e industrie nell’area di Tokyo. Dentro e fuori dalle aree soggette alle restrizioni tutti hanno iniziato a fare scorte di emergenza: batterie, torce e carta igienica sono gli articoli più ricercati insieme ai generi di prima necessità come acqua, riso e cibo a lunga conservazione. Nei «convenience store» che dovrebbero mantenere l’orario no stop 24 ore grazie a generatori di corrente, continuano ad andare a ruba i panini, i tradizionali «onigiri» (polpette di riso) e le bevande di ogni tipo. Il blackout non risparmierà nemmeno i semafori. Pattuglie di vigili si occuperano di dirigere il traffico negli snodi più trafficanti delle città. Quasi impossibile in queste situazioni riprendere l’attività produttiva. Anche per i colossi industriali. La Honda (che a gennaio in Giappone ha prodotto 70 mila vetture, il 22% del totale) oggi terrà chiusi tutti gli stabilimenti, ad eccezione di un sito nel Sud del Paese, non toccato dal sisma. Stessa sorte per la Nissan (81 mila le vetture prodotte in gennaio): i suoi quattro impianti rimarranno chiusi. Ancora più devastante l’impatto per Toyota, che bloccherà le macchine nei suoi 12 stabilimenti. La Toyota produce in Giappone il 38% delle sue autovetture (234 mila macchine prodotte in gennaio). Molte società non apriranno perché i lavoratori fanno parte delle decine di migliaia di sfollati o proprio a causa del blackout: fra queste GlaxoSmithKline, Jsr, Nestlé, Sapporo Breweries Ltd. Nel Nord del Giappone - la zona maggiormente colpita dal sisma ma anche quella più densamente industrializzata - i due stabilimenti della Panasonic (produzione di videocamere digitali e materiale audio) non possono aprire perché mancano acqua ed elettricità. Stessa sorte per la concorrente Sony. In un suo stabilimento inondato dalle acque mille dipendenti sono rimasti intrappolati. La Toshiba sta provando a rimettere in sesto la fabbrica di Iwate, ma finora la produzione è ferma.