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 2011  marzo 14 Lunedì calendario

Acuto a sorpresa: Verdi batte Mozart - Verdi e Mozart, Mozart e Verdi: attenti a quei due. La prima posizione nell’hit parade degli operisti più rappresentati al mondo se la giocano loro

Acuto a sorpresa: Verdi batte Mozart - Verdi e Mozart, Mozart e Verdi: attenti a quei due. La prima posizione nell’hit parade degli operisti più rappresentati al mondo se la giocano loro. Verdi batte di misura Mozart come numero complessivo di recite: in tutto il mondo, nelle ultime cinque stagioni, sono state 2.259 contro 2.124. Però Mozart batte di misurissima Verdi per il titolo più popolare: 451 recite del Flauto magico contro 447 di Traviata. Papageno e Violetta, uno a uno e palla al centro. Sono i dati di www.operabase.com, il sito disponibile in 19 lingue fra le quali l’estone, l’islandese e lo sloveno (e naturalmente l’italiano), vera miniera d’oro di notizie. È leggendario il suo motorino di ricerca, dove clicchi una data e, zac!, compare tutto quel che si mette in scena quel giorno in tutto il mondo. Adesso ha aggiunto alla sua offerta anche delle statistiche che offrono diverse conferme, qualche sorpresa e molti spunti di riflessione. Sui compositori più eseguiti, quasi tutto è come previsto. Dopo Verdi primo e Mozart secondo, c’è prevedibilmente l’infallibile Puccini a quota 1.732 recite, con La bohème (420) che stacca Tosca (379) e Butterfly (349). Molto lontano Wagner, quarto a quota 920, così impara a scrivere opere così lunghe da ascoltare e così problematiche da mettere in scena. Seguono Rossini, Donizetti, Richard Strauss e Bizet. Colpisce la nona posizione di Haendel: solo vent’anni fa sarebbe stato impensabile, ma si sa che quella barocca è l’unica vera musica contemporanea di oggi. E del resto Monteverdi è ventiduesimo, Purcell ventiseiesimo, Vivaldi quarantacinquesimo (sabato a Parigi il teatro degli Champs-Elysées era esaurito per il suo Orlando furioso) e Rameau quarantottesimo. Sorprendente anche che Humperdinck (l’autore in pratica di un’opera sola, quell’ Hansel e Gretel un tempo d’obbligo alla matinée per i bimbi) superi Bellini. Il primo dei nati del Novecento, Benjamin Britten, occupa un onorevole tredicesimo posto: il suo titolo più visto è Il giro di vite , ma praticamente a pari merito col Sogno di una notte di mezza estate , 48 spettacoli a 47 (il capolavoro che lo rivelò come operista, Peter Grimes , è terzo a quota 36). Exploit di Janacek, che batte per una recita Gounod e per cinque Massenet. L’opera vive soprattutto di morti: per trovare il primo autore respirante, Philip Glass, bisogna arrivare alla cinquantaduesima posizione. Fra le compositrici, la più rappresentata (anche lei viva e vegeta) è la finlandese Kaija Saarihao, grazie al successo planetario del suo L’amour de loin. Sui titoli, invece, sorpresa: la Zauberfloete batte Traviata , dunque l’opera più popolare del mondo non è, come si era sempre ipotizzato, né Carmen (terza), né La bohème (quarta) e nemmeno Aida (appena tredicesima). Nella top venti ci sono quattro Mozart, quattro Verdi e quattro Puccini (e due Donizetti, il grande sottovalutato). Passando da cosa si ascolta a dove lo si fa, l’Italia fa una pessima figura, destinata a peggiorare se saranno confermati quei tagli che ormai sembrano amputazioni. Nella stagione 2009-’10, siamo solo quinti come numero di recite, dopo Germania, Stati Uniti, Austria (che ha 8 milioni di abitanti contro i nostri 60) e Francia. La Germania, con 7.886 recite, produce da sola circa un terzo di tutta l’opera del mondo, anche perché lì il governo ha annunciato che avrebbe tagliato su tutto tranne che sulla cultura, e ha mantenuto la promessa. Il nostro cattivo risultato diventa pessimo se il numero totale delle recite viene diviso per quello degli abitanti: chi ha l’offerta «pro capite» più alta sono austriaci, estoni (che in Estonia piaccia tanto l’opera non lo sapeva proprio nessuno, tranne ovviamente gli indigeni), svizzeri, tedeschi e cechi. L’Italia è appena diciottesima con circa 20 recite per milione d’abitanti, in proporzione meno dell’Islanda e della Lituania, però più di Francia e Inghilterra. Che il nostro non sia più il Paese del melodramma lo confermano poi i dati per città. Qui la classifica da pessima diventa catastrofica. La «piazza» più operistica del mondo è Vienna, seguita da Berlino e Londra. Ma nella top cento ci sono solo quattro città italiane (quelle tedesche sono 47!) e la prima, Milano, è al cinquantaquattresimo posto con 98 recite, meno di Sydney o di Tallin. Certo: è chiaro che, se a Milano si fanno meno recite che a Poznan o Brno, almeno le si fanno meglio. Ma resta il solito dilemma: quantità o qualità? La scarsa quantità italiana è sempre stata giustificata come maggior qualità. Il che, con l’eccezione della Scala e di qualche altro teatro (pochi), fa semplicemente ridere chi conosce un po’ quel che succede nel resto del mondo.