Roberto Scarcella, Secolo XIX 14/3/2011, 14 marzo 2011
CRESCENT CITY
in California, è considerata dai dossier federali un’area economicamente depressa. E chi non lo sarebbe quando ti passa sopra la testa il trentunesimo Tsunami in meno di ottant’anni? Un destino, quello di questo piccolo villaggio di 7.500 anime, già nascosto nel nome, come capita spessissimo, e non solo alle città.
Crescent City significa “città della mezzaluna”. Tanto per capirsi, “Crescent City” è anche il soprannome di New Orleans, ormai simbolo internazionale di disastro acquatico, sommersa dall’uragano Katrina, la città del jazz, orgoglio della Louisiana, è la gemella di questo paesino della California, villaggio di pescatori dentro a un’insenatura di un’insenatura di un’insenatura. Là, nel 2005, la colpa è delle tante curve del fiume Mississippi, qui c’entra com’è fatto l’Oceano, che ha scavato un golfo a mezzaluna. Ecco il perchè del nome, a cui fa seguito un altro perché, quello delle disgrazie altrui che diventano drammi locali.
L’acqua che altrove diventa Tsunami, prima poi, ormai è certo, passa da quelle parti. E devasta. La gente del posto si tramanda da generazioni le storie di inondazioni e morti, raccolti e battute di pesca andati a male. Era il 1933 quando le autorità statali decisero di studiare il fenomeno, contare gli Tsunami e non solo. A forza di ricerche sismologiche si è arrivati a una conclusione. «Tutta colpa della Frattura di Mendocino», un rilievo sottomarino perpendicolare alla costa tra la placca pacifica situata a sud (delimitata dalla nota faglia di San Andreas) e un’altra piccola placca a nord, chiamata Gorda.
Quando il maremoto nato in Cina, Giappone, Indonesia, Australia o chissaddove si fa grande, una cosa è certa, finisce la sua corsa oceanica contro la costa ovest dell’America. Pare sia inevitabile lo scontro con quel lembo di terra sottomarino: è lì che lo Tsunami viene spinto in acque più profonde e acquista velocità presso la costa: la rientranza di Crescent City è fatale. L’onda accelera e distrugge tutto: non è la prima volta, quest’anno, che l’unica città a pagare un tributo alla morte - al di fuori del Paese da cui nasce il terremoto - sia proprio Crescent City. Era un ragazzo che voleva fotografare lo Tsunami. Nel posto sbagliato.