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 2011  marzo 14 Lunedì calendario

Cosa c’è nella borsa? Gli oggetti (segreti) che raccontano le donne - MILANO — Cosa c’è dentro la borsa delle donne? Domanda fra le più indiscrete e le meno soddisfatte, perché per la donna la borsa è il luogo dell’intimità inviolabile, forse più ancora della stanza tutta per sé

Cosa c’è nella borsa? Gli oggetti (segreti) che raccontano le donne - MILANO — Cosa c’è dentro la borsa delle donne? Domanda fra le più indiscrete e le meno soddisfatte, perché per la donna la borsa è il luogo dell’intimità inviolabile, forse più ancora della stanza tutta per sé. Eppure anche questo ultimo baluardo di privacy è stato incrinato da due uomini, un videoartista, Pierre Klein e un sociologo Jean-Claude Kaufmann che, come racconta il quotidiano Le Monde, hanno frugato nelle sacche di 50 signore per una volta consenzienti ad aprire sotto i loro occhi il sancta sanctorum. Klein le ha riprese con una serie di video mentre portavano a compimento il disvelamento e poi ha composto gli oggetti su carta fucsia ricavandone cinquanta fotografie/nature morte che ha messo in mostra. Kaufmann ha raccolto i pensieri suscitati dall’operazione in un libro Le sac, un petit monde d’amour (Jc Lattès editore). Idea-guida: «La borsa, piccola fabbrica dell’identità contemporanea» . Dai video e dalle foto escono frammenti di intimità che raccontano i misteri della contemporaneità: chiavi, cellulare, contraccettivi, mutandine, rossetto, assorbenti, blocco di appunti, spazzolino, calze, acqua, persino una bomba lacrimogena anti-aggressori; oggetti essenziali mischiati ad altri che pescano tra superstizione e magia nel gran mare delle insicurezze personali, piccoli portafortuna, pietre, ciottoli, micro bussole per poter dormire con la testa a Nord, liste di buoni propositi, lettere d’amore, fotografie, ricordi e madeleine da cui non ci si vuol separare e che si torna ad accarezzare inconsapevolmente durante la giornata. Più di una coperta di Linus, «Una piccola casa» , «un pezzo di me stessa» , «un puzzle dove ogni pezzo racconta della mia vita» secondo le testimonianze delle donne nei video. Ma anche, come aggiunge il sociologo Kaufmann, una conferma del ruolo della donna nutrice che estrae dalla borsa oggetti di cura e di sopravvivenza materna: biscotti, fazzoletti, aspirine e altri oggetti-risorsa per ogni occasione. Un inventario alla Prevert (o un elenco alla Saviano) per fotografare questo accessorio dell’identità, oggetto ambivalente in quanto molto segreto e quasi ancestrale nei suoi profondi strati interiori, ma con un aspetto esterno fatto apposta per essere esibito e valutato: «Una borsa è per le donne un po’ quello che è l’automobile per gli uomini, fondamentale per l’immagine che vogliono dare di se stessi» dice Pierre Klein. Se l’abito ormai fa il monaco, la borsa fa la donna, e racconta molto di lei con doppia fenomenologia: sia se la si riesce a fotografare come in questa ricerca dall’interno, sia se ci si limita a interpretarla dall’esterno, nell’escalation della valenza mondana. Basta pensare alla compulsività con cui ormai se ne acquistano sempre nuovi modelli, l’igienista dentale Nicole Minetti è somma interprete della sindrome (e chissà come farà nei suoi cambi più che quotidiani a traslocare tutte le masserizie da una borsa all’altra); ma anche alla furia di potere con cui la Miranda di Meryl Streep direttrice di moda nel Diavolo veste Prada sbatteva ogni giorno la sua borsa, sempre diversa per dovere di ruolo, sul tavolo della sbalordita segretaria Andy/Anne Hathaway. Maria Luisa Agnese