Danilo Bogoni, Corriere Economia 7/3/2011, 7 marzo 2011
QUANDO TRIPOLI AFFRANCAVA IN ITALIANO
La storia postale della Libia è quanto mai avventurosa. Quando nel 1912 su alcuni francobolli italiani con il ritratto di Vittorio Emanuele III, venne aggiunta in soprastampa l’indicazione «Libia» , di fatto un paese con questo nome non esisteva. Perlomeno come entità amministrativa e di territorio. Infatti — ricorda Michele Picardi, studioso della storia postale della Libia italiana —, fino al 12 gennaio 1913, non era che una somma non aritmetica di due colonie amministrativamente e giuridicamente separate: la Tripolitania e la Cirenaica, con due governatori diversi e due capitali, Tripoli e Bengasi. Una delle poche cose in comune furono proprio i francobolli, a cominciare da quelli soprastampati messi in uso subito dopo l’occupazione italiana. Questo fino al 1923, quando su porzioni della quadruplice celebrazione di Propaganda Fide stampata a Roma in formato cinemascope vennero stampigliati, rispettivamente, i nomi Cirenaica e Tripolitania. Solo dal 1934, governatore unico Italo Balbo, i francobolli di Cirenaica e Tripolitania vennero messi da parte così da far posto ad una sola produzione di carte valori postali della Libia. Che, quattro anni dopo, fu trasformata in diciannovesima provincia italiana ed i francobolli locali, pur con l’indicazione «Libia» , sono considerati anche italiani. Come la splendida serie d’uso quotidiano, uscita nel 1921 e resa interessante da una serie di riproposizioni avvenute nel corso degli anni, che per le immagini proposte va sotto il nome di «Pittorica» . Ed è proprio dalla riproposizione di un francobollo d’uso quotidiano, l’espresso da 1,25 lire ottenuto soprastampando il nuovo valore sulle rimanenze del taglio da 60 centesimi, che si è materializzato in maniera casuale un gioiello. Mentre per la più parte delle soprastampe venne utilizzato inchiostro azzurro, alcuni esemplari uscirono con il nuovo valore impresso in color nero. Quando la variante divenne di dominio pubblico, ormai l’espresso nero aveva fatto la sua parte, contribuendo al pagamento e al trasporto delle missive espresse. Sette, secondo Michele Picardi, gli esemplari allo stato di nuovo presenti sul mercato filatelico dove i fortunati possessori se lo tengono ben stretto. Solo raramente fa capolino nelle vendite all’incanto, spuntando prezzi di tutto rispetto. Nel 1995, asta Ap, realizzò 115 milioni di lire. Di Tripolitania si fanno invece notare due valori prodotti, ma mai utilizzati, dei segnatasse per vaglia. Finita l’avventura italiana, la Libia passò in mano ad inglesi e francesi. I primi preferirono soprastampare per il nuovo impiego le lor carte valori postali. Non così i francesi, i quali sembra quasi si siano divertiti a marchiare, sfregiadoli quasi, tutti i dentelli d’origine italiana che trovarono. Alcuni tagli della Pittorica, dei pacchi postali e dei segnatasse sono, molto ricercati dal mercato francese.