Maria Teresa Cometto, Corriere Economia 7/3/2011, 7 marzo 2011
PETROLIO. TUTTE LE FACCE DEGLI SPECULATORI
Sembrano dei pazzi i trader di future nella scena più famosa del film «Una poltrona per due» girata nel 1983 al Nymex (New York Merchantile Exchange), la Borsa merci dove viene fissato il prezzo di riferimento per il succo d’arancia, nel film, e soprattutto, oggi, per il petrolio: un vero «Manicomio» o, in inglese, Asylum , il titolo del nuovo libro di Leah McGrath Goodman su «I rinnegati che hanno dirottato il mercato mondiale petrolifero» (HarperCollins). Volti È il racconto di come un mercato dominato da speculatori con scarsi controlli abbia spinto all’insù il prezzo dell’oro nero fino a 147 dollari per barile nel giugno 2008. «Il problema è che gli speculatori possono ancora oggi fare enormi scommesse depositando solo il 5-10%in contanti: il Parlamento poteva cambiare questa regola nel 2008, ma non l’ha fatto» , ha spiegato a CorrierEconomia l’autrice, ex giornalista specializzata nel settore energetico per Dow Jones, Barron’s e The Wall Street Journal, ora ricercatrice della University of Colorado a Boulder. Cash e loophole, contanti (pochi) e scappatoie (tante) sono le parole chiave del vocabolario dei trader che oltre 30 anni fa hanno creato il mercato newyorkese dei futures petroliferi, dopo aver fallito con quello delle patate. Figli di immigrati ebrei, irlandesi, italiani di umili origini, non potevano ottenere un posto di lavoro a Wall Street perché tagliati fuori dal club wasp (bianco anglosassone protestante) che governava la Borsa delle azioni e avevano così trovato «asilo» o rifugio — «il secondo significato del titolo del mio libro» , precisa McGrath Goodman — nei «recinti» (pit) del Nymex. Alcuni ora si sono ritirati, come Michel David Marks, il trader che a soli 27 anni nel ’78 divenne presidente del Nymex e ne trasformò il business introducendo i future sul petrolio; altri sono ancora attivi, anche se non più nei «recinti» , perché ormai il trading non si fa più con le grida ma al computer. L’italo-americano Vincent Viola, per esempio, ha una propria società — Virtu financial — con cui pratica il trading elettronico ad alta velocità: laureato all’accademia militare di West Point e lottatore di kung fu, era presidente del Nymex nel 2001 quando si è guadagnato il plauso della città per aver riaperto la Borsa mercantile pochi giorni dopo l’attacco dell’11 settembre. «Sia chiaro, i trader e gli speculatori giocano un ruolo necessario» , precisa McGrath Goodman. Danno infatti liquidità al mercato, il cui scopo originario è permettere ai produttori e commercianti di proteggersi dalle oscillazioni dei prezzi, fissando in anticipo quanto dovranno pagare o potranno incassare per la consegna di una certa quantità di merci. «Ma gli speculatori sono diventati la forza trainante del mercato del petrolio — continua l’autrice —. Sono dappertutto, non solo negli hedge fund, ma anche nelle banche, nei gruppi petroliferi e perfino in qualche grande compagnia aerea. Perlopiù scommettono sui prezzi solo per far profitti, ma il mercato non doveva essere il casinò per il gioco d’azzardo che è diventato» . La storia del Nymex — secondo McGrath Goodman — è una processione di personaggi che passano dal fare trader o i controllori a diventare dirigenti di Borsa. Gli ultimi presidenti dell’organo di controllo (Commodity futures trading commission, Cftc) si sono dimessi per assumere posti ultra-pagati a Wall Street, compreso Walter Lukken che nel 2009 è diventato senior vice president del Nyse Euronext. Prima di lui Sharon Brown-Hruska lasciò la Cftc nel 2006 per un posto da consulente economica; e James Newsome si dimise da capo della Cftc per diventare presidente dello stesso Nymex nel 2008. L’attuale presidente della Cftc Gary Gensler, nominato da Obama, non è visto come troppo rassicurante, essendo un ex banchiere di Goldman Sachs che si era opposto a regole più stringenti su Wall Street quando lavorava al Tesoro dal 1997 al 2001 sotto Clinton. Liquidità «I trader sono bravi ad essere amici dei controllori e dei politici di Washington — sostiene McGrath Goodman —. La grande crisi finanziaria doveva essere un allarme per cambiare, ma presto tutto è tornato come prima» . A moltiplicare i rischi è il continuo afflusso sul mercato dei futures di una quantità enorme di denaro. La settimana scorsa le posizioni «lunghe» cioè le scommesse sul rialzo dei prezzi petroliferi hanno toccato il record di 240.572 contratti nelle mani di gestori finanziari. «Troppi soldi per un mercato relativamente piccolo — spiega McGrath Goodman —. Ai prezzi massimi del 2008 un barile di petrolio veniva comprato e venduto sulla carta 40 volte prima di essere consumato. Un po’di speculazione è utile, ma troppa è causa di distorsioni. Oggi è chiaro che la speculazione muove i prezzi al di là della semplice dinamica fra domanda e offerta» . Se si aggiunge la paura per la guerra in Libia, un barile di nuovo verso i 150 dollari non è fantapolitica.