Marisa Fumagalli, Corriere della Sera 6/3/2011, 6 marzo 2011
Fogazzaro, i conti della spesa - Il mistero di Fogazzaro, ultimo atto. «Non vi sono lettere ad amanti, parole e racconti che possano aprire squarci inediti e imbarazzanti sulla sua vita
Fogazzaro, i conti della spesa - Il mistero di Fogazzaro, ultimo atto. «Non vi sono lettere ad amanti, parole e racconti che possano aprire squarci inediti e imbarazzanti sulla sua vita. Insomma, nulla di compromettente— dice il professor Gilberto Pizzamiglio, docente di Letteratura italiana a Ca’ Foscari —. Le missive che abbiamo visionato, contenute nel plico rimasto segreto per cinquant’anni, sono indirizzate ai figli dello scrittore. Affettuose, descrittive. I taccuini? Contengono conti di casa, meticolose note di spese sostenute, anche le più piccole. Oltre ad alcuni indirizzi e, qua e là, impressioni su accadimenti di giornata. Nessuna sorpresa particolare— osserva —. Come ci aspettavamo, del resto. Ma i testi da approfondire sono molti. Sarà il compito degli studiosi, nei prossimi mesi. La nostra è stata una lettura d’assaggio» . L’archivio privato dello scrittore, custodito in tre plichi, aperti nelle scorse settimane, comprende 21 taccuini e circa 400 lettere, scritti tra il 1882 e il 1910. Pizzamiglio, componente della Commissione dei tre (con lui, i colleghi Adriana Chemello dell’Università di Padova e Fabio Finotti dell’ateneo di Trieste) anticipa, dunque, i risultati della «prima indagine» sulle carte del Fogazzaro che domani verranno illustrate, a Vicenza, nel corso della cerimonia augurale dell’anno fogazzariano. Ci sarà una lectio magistralis tenuta dal professor Finotti, mentre toccherà alla professoressa Chemello presentare il contenuto dei manoscritti che, per volontà di Giuseppe Roi, pronipote dello scrittore, rimasero chiusi nei cassetti della Biblioteca Bertoliana dal 1961 al 2011. Il rituale di rivelazione dell’ «ultimo segreto» , imposto dal parente dell’autore di Piccolo mondo antico, risponde a una regìa che non ha lasciato nulla al caso: dalla consegna dei plichi sigillati al direttore della Biblioteca, all’ordine di aprirli e di renderli noti, mezzo secolo dopo, nel centenario della morte. Che ricorre, appunto, il 7 marzo. Al di là dell’evento, ecco l’occasione per riparlare di Antonio Fogazzaro, sulla cui figura si sono esercitati, variamente, i critici di ieri e di oggi. Autore nazional popolare, un Manzoni debole? Oppure uno scrittore/intellettuale che avrebbe meritato più elevata considerazione? Gabriele d’Annunzio, una volta, lo liquidò dicendo di lui: «Il est de Vicenza» . E proprio il suo essere vicentino diede la stura, qualche anno fa, a polemiche in salsa leghista, che sottolinearono il torto fatto a Fogazzaro, nel 1906: candidato al Nobel, gli fu preferito il «toscano Carducci» . Al netto di improbabili discriminazioni, l’ipotesi più verosimile sull’esclusione dal premio è un’altra: essa fu diretta conseguenza dello scandalo suscitato dal romanzo Il Santo, messo all’Indice dal Sant’Uffizio. E la colpa dello scrittore, secondo i giurati di Stoccolma, rigorosamente di religione luterana, sarebbe stata quella di aver fatto marcia indietro, piegandosi alla Chiesa di Roma, con un atto di pubblica obbedienza. Era l’epoca in cui tenevano banco le discussioni sul «modernismo» . «Di ciò si trova traccia anche in qualche lettera che abbiamo visionato — spiega il professor Pizzamiglio —. Per esempio, scrivendo alla figlia Gina, Fogazzaro esprime divergenze di opinioni rispetto alle convinzioni di suo genero su quel fenomeno politico-ideologico, che gli stava a cuore. Per il resto— continua il docente — la cifra delle missive, inviate da varie località (Vicenza, Oria, Montagnina, Roma), è soprattutto l’affetto del padre verso i tre figli: Mariano (morto appena ventenne), Maria, Gina. Un affetto intriso di spiritualità ricca e complessa. Ci sono descrizioni di cose viste e ammirate. E, infine, tra le righe, lampeggiano suggestioni e brevi squarci letterari, che vale la pena di sottolineare» . Conclude: «Abbiamo appurato che questi documenti provengono dall’archivio lasciato da Fogazzaro nella villa di Oria» . Le lettere custodite nella Biblioteca Bertoliana vanno così ad aggiungersi all’epistolario (circa 25mila scritti), in corso di pubblicazione. C’è anche il progetto, non facile, di digitalizzazione di tutto il materiale.