ALBERTO STABILE , la Repubblica 11/3/2011, 11 marzo 2011
LA POLIZIA SPARA CONTRO I MANIFESTANTI PROTESTA DEGLI SCIITI, 3 FERITI NEL NORD EST - BEIRUT
Gli sciiti sauditi sono tornati in piazza, ieri, ad al Qatif, nel Nord Est del paese, per reclamare la liberazione di nove prigionieri politici detenuti da anni senza processo, ma stavolta sono stati fronteggiati da un forte schieramento di polizia che ha aperto il fuoco contro i manifestanti: le notizie filtrate oltre lo sbarramento della censura, e rintracciabili in alcuni social forum, parlano di tre feriti, di cui si ignorano le condizioni.
Non è la prima volta che nella regione di al Qatif, dove si concentra la maggior parte della minoranza sciita dell´Arabia Saudita (circa il 10 per cento della popolazione, e dunque oltre un milione e mezzo di persone) esplode la protesta. Manifestazioni sono avvenute nell´ultimo mese e anche negli anni scorsi. E, come sempre, in prima fila sono le donne avvolte nei loro chador neri, nella presunzione che le forze dell´ordine non osino attaccare un pubblico femminile.
La causa prima di questa mobilitazione permanente risale nel fatto che gli sciiti di al Qatif si ritengono vittime di una persecuzione ingiusta e illegale cominciata circa 15 anni fa e protrattasi nel tempo.
Era l´autunno del 1997, quando, dopo un attentato successivamente attribuito a Bin Laden contro la base americana di al Kobar, la polizia saudita lanciò una campagna di arresti preventivi contro gli sciiti. Forse gli organi di sicurezza avrebbero fatto meglio a concentrare la loro attenzione contro gli integralisti sauditi di fede sunnita che, da li a poco, sarebbero corsi al seguiti di Bin Laden, fino a costituire la maggioranza dei terroristi utilizzati per gli attentati alle Torri gemelle.
Alcuni degli sciiti arrestati a quel tempo sono stati in seguito liberati, altri sono rimasti in carcere, ma senza un regolare processo. Le 500 o 600 persone scese in piazza ieri hanno rinnovato la richiesta molte volte inutilmente avanzata in questi anni: liberate i prigionieri, o per lo meno sottoponeteli ad un giusto processo.
Da quel po´ che è trapelato, la polizia ha prima cercato di bloccare la folla facendo esplodere granate assordanti. Ma la gente non è arretrata. Immagini diffuse su Twitter mostrano uomini a donne che urlano i loro slogan tra i fumi dei lacrimogeni. Poi, però, sono state usate le armi da fuoco. Una durezza, ad una prima valutazione, sproporzionata.
Il fatto è che la manifestazione degli sciiti s´è svolta alla vigilia della giornata della "collera" proclamata per oggi da alcuni attivisti dei social forum, attraverso tre appelli che hanno raccolto, si dice, oltre 35 mila adesioni. La possibilità che il regno possa essere coinvolto nell´ondata di proteste che ha investito i regimi del Medio Oriente, ha creato parecchio nervosismo nei governanti sauditi. Dopo la "carota" offerta da re Abdullah in Abe el Aziz, con una elargizione straordinaria di ben 36 miliardi di dollari destinata a smussare il malcontento delle fasce giovanili, nei gironi scorsi la corona ha voluto agitare il "bastone". Il ministro dell´interno, con l´appoggio dell´ala religiosa del vertice, gli ulema, ha bandito qualsiasi manifestazione perché contrarie alla legge e al Corano. Mentre il ministro degli Esteri, Saud bin Sultan, ha messo in guardia contro qualsiasi ingerenza straniera. Ma alla vigilia della manifestazione gli Stati Uniti hanno messo in guardia Riad. «Controlleremo attentamente - ha avvertito Ben Rhode, consigliere per la politica estera di Obama - se saranno rispettati i diritti umani dei dimostranti». L´intelligence Usa, però, ritiene l´Arabia Saudita meno vulnerabile dei Paesi vicini sconvolti dalle rivolte, mentre la stessa Casa Bianca ha poi ribadito la fiducia nella capacità del sistema globale di «gestire qualsiasi problema di approvvigionamento di petrolio causato dai disordini in Arabia Saudita e in Medio Oriente».
A Riad, però, i dirigenti dello stato si rifiutano di riconoscere le ragioni dello scontento popolare e propendono ad accusare l´Iran di fomentare i disordini. Salvo poi destinare altro denaro, si parla di 10 miliardi di dollari, a favore dell´Oman e del Bahrein, paesi già coinvolti nel sommovimento arabo, nell´ambito delle decisioni assunte dal Consiglio di Cooperazione del Golfo un´organizzazione economica di cui l´Arabia Saudita detiene la leadership.