Chiara Maffioletti, Corriere della Sera 11/03/2011, 11 marzo 2011
«Sogno il cabaret itinerante ma a Zelig non sarò eterno» - MILANO — È quando in televisione va in onda la pubblicità che si capisce quanto Claudio Bisio sia «Zelig»
«Sogno il cabaret itinerante ma a Zelig non sarò eterno» - MILANO — È quando in televisione va in onda la pubblicità che si capisce quanto Claudio Bisio sia «Zelig» . Gli altri artisti rientrano dietro le quinte. Lui resta lì, in scena: scherza con il pubblico, improvvisa, bersaglia le prime file del teatro Arcimboldi che per due ore rimbomba di risate. Dicono sia il capocomico di «Zelig» . Vedendolo esibirsi dal vivo Bisio sembra il padrone di casa, il marito, l’amante di quel palco che dopo 15 anni continua a divertirlo. Il teatro (2400 persone paganti) è sempre pieno, gli ascolti di Canale 5 sono sempre alti (la media finora è 6.106.427 spettatori, 24.22%di share) e l’attore ogni volta sembra metterci la stessa passione. Aggiunge onore al merito il calendario: ogni settimana vanno in scena a teatro due repliche (lunedì e martedì) dello stesso spettacolo. La migliore va in tv venerdì. In più, la domenica viene fatta una prova generale allo Zelig (locale), sempre con pubblico pagante. Bisio dove trova ogni volta le energie? Perché continuare lo spettacolo anche quando sa che non andrà in tv? «Perché nasco dal teatro e per me ogni puntata è un debutto. Sono consapevole che la gente ha pagato un biglietto e così queste 36 serate (di cui solo 12 andranno in tv, ndr) sono sempre diverse» . Ripetere lo stesso spettacolo non rende meno naturale lo show? «In questo modo i comici hanno due chance. A ogni spettacolo gli autori (Gino, Michele e Bozzo) si dividono tra platea e regia: capiscono se fare piccole correzioni per il giorno dopo. In tv va il meglio: è una formula costruita negli anni» . Non sarebbe meglio una diretta dello spettacolo? «Ero fautore della diretta tempo fa. Poi mi sono reso conto che così i comici, ma soprattutto noi conduttori abbiamo più serenità per improvvisare senza l’ansia del tempo che passa. Lasciamo il vestito un po’ più lungo e poi tagliamo il bordo» . A «Zelig» è ipotizzabile un’era post-Bisio? «Il programma è nato con me. Su quel palco sono me stesso. Faccio fatica a immaginare altri al posto mio. Ma, certo, è possibile» . Se dovesse lasciare ne risentirebbe tutto il programma ormai. Sente questa responsabilità? «Sì, in effetti sì— sorride —. Finora ho cercato dei compromessi. Avevo chiesto pause più lunghe tra un’edizione e l’altra per dedicarmi al teatro, al cinema. Ma non sono state mai più di sei mesi. Poi eterno non posso essere» . Quindi prima o poi potrebbe dire addio a «Zelig» ... «Auguro a "Zelig"di essere artisticamente più longevo di me. Io ho sempre paura di stufare la gente. Sono molto sensibile ai blog, ai commenti. Quando avrò il sentore di aver stancato spero possa essere consensuale» . Intanto le sue metà artistiche cambiano... «Con Paola (Cortellesi) i giochi di ruolo sono diversi. Volevamo cambiare e abbiamo cambiato. Qualcuno diceva che siamo troppo simili. A me sembra funzioni» . Ma è difficile pensare che la Cortellesi possa fermarsi per tante edizioni quante Hunziker o Incontrada, no? «Lei stessa dice di non essere una conduttrice ma un’attrice. Non so cosa farà in futuro. Per ora è una scommessa vinta» . Con la Incontrada siete rimasti amici? «Certo. È stata anche una decisione sua lasciare. Un giorno credo capiterà anche a me. Il pubblico è conservatore ma per "Zelig"cambiare è vitale: anche come location siamo passati dal locale, al circo al teatro. Magari potrebbe essere arrivato il momento di cambiare di nuovo» . Come? Lasciare gli Arcimboldi? «Chissà. Io penso a una formula itinerante. Ci immagino come un carrozzone che ogni settimana si esibisce in una città diversa. Uno "Zelig"itinerante mi piacerebbe tantissimo» . Fate satira ma lavorate a Mediaset: difficile? «Abbiamo sempre avuto libertà totale ma fino a quest’anno non c’era satira politica. Ora ci siamo andati pesanti... mi aspettavo repliche, invece niente. Non so se in Rai sarebbe stato lo stesso. Da noi non ha mai telefonato Confalonieri (alludendo a Masi, ndr)» . Questo per lei è stato un anno felice anche al cinema... «In passato ricevevo diversi niet da produttori di cinema perché venivo dalla tv. Ora è diverso. Scorrendo la classifica cinetel, tra i 10 film più visti della stagione, otto sono italiani... tre sono miei— ride—(Benvenuti al Sud, Maschi contro Femmine, Femmine contro Maschi). E poi ci sono i figli di "Zelig": Zalone, Albanse, Aldo Giovanni e Giacomo» . Non per fare la guastafeste, ma si dice che ormai il pubblico chieda solo commedie e che non sia un bene per il cinema non inteso come esercizio... «Invece fanno da traino. Sono commedie, non cinepanettoni. Non tutti i film devono fare 30 milioni di incassi. Anzi, lancio un appello: non vedo l’ora di un ruolo drammatico. Cerco opere prime. Non vorrei che ora non mi chiamasse più nessuno: non recito solo per film che puntano a quegli incassi» . Altri sogni oltre a un film drammatico? Un one man show in tv? «Per me "Zelig"lo è già: recito, ballo, canto. No, in tv non condurrei nient’altro. Oltre al film della vita sogno un one-man show ma in teatro» . E se arrivasse la proposta di condurre Sanremo? «Anni fa ci fu un’offerta tra "Affari tuoi"e Sanremo. Ma non mi stuzzica. Mai dire mai ma al momento davvero non condurrei nient’altro che "Zelig". E se penso a una mia terza era artistica mi vedo in un programma di seconda serata, tra informazione e spettacolo, alla David Letterman» . Chiara Maffioletti