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 2011  marzo 11 Venerdì calendario

Sembra Cartier-Bresson ma è una governante - Un paio d’anni fa John Maloof, giovane imprenditore e agente immobiliare di Chicago con la passione per la storia e per gli oggetti del passato, a un’asta si ritrova di fronte a una scatola di negativi

Sembra Cartier-Bresson ma è una governante - Un paio d’anni fa John Maloof, giovane imprenditore e agente immobiliare di Chicago con la passione per la storia e per gli oggetti del passato, a un’asta si ritrova di fronte a una scatola di negativi. Fa un’offerta di 400 dollari nella speranza di trovare delle fotografie di Chicago per il libro su cui stava lavorando insieme a Daniel Pogorzelski, su Portage Park, il suo quartiere a Nord della città. Si aggiudica i negativi, provenienti da una cassetta di deposito abbandonata, di cui non erano stati effettuati i pagamenti. Non trova in realtà nessuna foto che possa essergli utile per la pubblicazione, ma quello che gli appare davanti agli occhi è un vero e proprio tesoro che lo lascia senza fiato. Una scoperta prestigiosa per il mondo dell’arte, l’opera di una fotografa eccellente, Vivian Maier, ma del tutto sconosciuta. Almeno fino a quel momento. Maloof scopre in tutto oltre 100 mila negativi, di cui 20-30 mila non sviluppati e circa 3 mila fotografie risalenti agli Anni 60 e 70, che, come ha detto Anthony Masons della Cbs, hanno letteralmente cambiato la sua vita. Inizialmente, non conosce nemmeno il nome dell’autrice, solo più tardi, tra i diversi scatoloni che acquisisce dagli altri compratori dell’asta, trova il nome di Vivian Maier, e si rende conto che nessuno aveva mai visto prima quelle foto. Nel cercare su Google il suo nome, ritrova il necrologio risalente al 2009 e così rintraccia alcune persone a lei legate. E nel mentre la biografia di questa artista misteriosa va acquisendo gradualmente qualche contorno. Vivian Maier era nata nel 1926 a New York City da genitori franco-austriaci e parlava infatti con uno spiccato accento francese, come testimoniano alcune sue registrazioni audio. Si trasferì con la famiglia a Chicago negli Anni 50 e lavorò per gran corso della sua vita, fino agli Anni 90, come «nanny». Badò a numerosissimi bambini, tra cui quello del celebre conduttore televisivo Phil Donahue. Ma, allo stesso tempo, coltivò tutta la vita una grandissima e prepotente passione per la fotografia. Predilesse le scene di strada, i momenti rubati alla quotidianità, i ritratti di anonimi passanti. All’inizio Maloof, non essendo un esperto, non è neanche sicuro di valutar bene quel materiale che si ritrova davanti. Ma non appena mette su un blog di «street photography» alcune fotografie della Maier, queste scatenano un entusiasmo crescente tra il popolo di internet. Il giorno dopo riceve 200 email da tutto il mondo, comprese offerte per libri, film, documentari, mostre. La prima, di piccole dimensioni, si tiene in una galleria di Oslo, nel 2010. Ed ora il Cultural Center of Chicago dedica all’artista la prima mostra nel Paese, che comprende 80 immagini, fino al 3 aprile. Anche se si parla già di proroga, dato il riscontro sia di pubblico che di stampa. Il successo, come spiega il suo curatore Lanny Silverman, è andato al di là delle aspettative. Alcuni tra i maggiori giornali e network televisivi ne hanno parlato, da Time Magazine, al New York Times e al Chicago Magazine, dalla Cbs alla Wttw di Chicago. La mostra presenta il lavoro della Maier in tutta la sua raffinatezza e nel suo eclettismo. Si vedono echi dei grandi fotografi e ritrattisti come Paul Strand, Henri Cartier-Bresson e Lisette Model, dei maestri dell’astrazione formale come Harry Callahan e Aaron Siskind, e anche dei visionari più eccentrici e insoliti come Diane Arbus o Weegee. «Ma è il suo lavoro di “street photography” che secondo me è quello più forte», dice Silverman; e che probabilmente troverà un posto al sole tra Brassai, Eugene Smith, Robert Frank e Gary Winogrand. Non sappiamo quale definitivo ruolo verrà a lungo termine riconosciuto alla Maier. Ma l’obiettivo del suo scopritore John Maloof è quello di farla entrare nei libri di storia. E, a detta di un grande maestro come Joel Meyerowitz che sta per pubblicare un libro sul tema, ne entrerà presto a far parte. La sua biografia è attualmente un «work in progress». Per questo Silverman ha intitolato Defining Vivian Maier la mostra, cui seguirà a breve la pubblicazione del catalogo e la realizzazione da parte di Maloof di un documentario. A proposito della sua personalità, secondo alcuni dei suoi ex datori di lavoro, era molto riservata e piuttosto solitaria. Anche se oltre la fotografia amava in modo particolare il cinema, ne parlava spesso, così come esprimeva con trasporto le sue idee in materia di politica. Secondo altre testimonianze viene definita «eccentrica», «non sempre una persona facile», «particolare», ma anche «fantasiosa», «una specie di Mary Poppins». «… Come diversi sono i suoi autoritratti, in cui lei appare del tutto differente dall’uno all’altro … sicuramente un soggetto affascinante da studiare», commenta Silverman. Sappiamo che aveva messo su una discreta collezione di libri di fotografia, che era molto interessata alle questioni sociali e di attualità, che collezionava giornali e ritagli su vari argomenti e che, pur non avendo avuto probabilmente una educazione formale, era una persona sofisticata e aveva alcuni contatti con il mondo dell’arte. Fece infatti anche un ritratto a Dalí, così come a Christian Dior e allo scrittore Nelson Algren. Come l’ha definita Silverman, «una creatura dalle mille personalità».