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 2011  marzo 11 Venerdì calendario

“Faremo scoprire il Bel Paese a tutti gli italiani” - Un amore, per essere davvero totale, deve arricchire i dati della realtà con una spinta visionaria fatta di sogni ed emozioni

“Faremo scoprire il Bel Paese a tutti gli italiani” - Un amore, per essere davvero totale, deve arricchire i dati della realtà con una spinta visionaria fatta di sogni ed emozioni. L’Italia del Bello, oggi più che mai, ha bisogno di passione: da parte di quanti lottano in prima linea per difenderla e da parte di quanti comprendono che fiancheggiare questa battaglia significa, innanzi tutto, aiutare se stessi a non disperdere le proprie radici. La 19˚ edizione della Giornata Fai di Primavera che si svolgerà il 26 e il 27 marzo nasce nella mattina «dello sdegno» per i tagli alla Cultura che ha acceso il discorso della presidente dell’associazione ambientalista Ilaria Borletti Buitoni. Ma nella presentazione dell’evento questa rabbia non è rimasta fine a se stessa: si è dimostrata catalizzatore di forza e d’impegno specchiandosi in un programma sempre più ricco che, quest’anno, prevede l’apertura di 660 luoghi dell’arte e della storia molti dei quali, sino a oggi, praticamente inaccessibili. Il colossale cammino attraverso queste meraviglie spesso legate alla sorpresa dell’inconsueto e distribuite in tutte le regioni è innervato da un percorso speciale che ripercorre «150 luoghi per 150 anni» come omaggio alle celebrazioni dell’Unità: palazzi, semplici case, angoli di paesaggio legati a vicende e personaggi del nostro Risorgimento. L’epopea di Garibaldi, per esempio, è raccontata in 14 tappe. E, così, ecco Cascina Guiccioli a Ravenna, dove morì, il 4 agosto 1849, Anita, moglie dell’Eroe dei due Mondi, durante l’avventurosa fuga dopo la caduta della Repubblica Romana. Ed ecco il Capanno del Pontaccio, a Mandriole, sempre nel Ravennate, dove il Generale si rifugiò, tre giorni dopo, inseguito dalle truppe austriache. Ma il «romanzo familiare» di Giuseppe Garibaldi offre, in quest’Italia della curiosità storica, anche capitoli più rocamboleschi: a Fino Mornasco, in provincia di Como, si potrà visitare la settecentesca villa in cui vennero celebrate, pochi mesi prima della spedizione dei Mille, le nozze dell’Eroe con la marchesina Giuseppina Raimondi. Un matrimonio durato poche ore: il tempo che allo sposo venisse consegnata una lettera in cui si svelava la relazione tra la giovane appena impalmata e un ufficiale. Accecato dalla gelosia lui se ne andò ripudiando la sposa. Schegge evocative d’una stagione di ardori patriottici. A Rovito, nel Cosentino, spicca l’Ara dei fratelli Bandiera che qui vennero giuistiziati e dove ancora si possono vedere i fori dei proiettili dell’esecuzione. La cinquecentesca Fortezza di Priamar a Savona, adibita a carcere nel 1815, fu prigione di Giuseppe Mazzini che vi venne rinchiuso per ordine di Carlo Felice di Savoia: una condanna a tre mesi durante i quali, costretto al solo Pensiero perchè privato dell’Azione, il Grande Genovese ideò il programma della Giovine Italia. In questo Paese che si mette in mostra pronto ad accogliere centinaia di migliaia di persone (lo scorso anno i visitatori furono mezzo milione) non mancano le zone d’ombra. Come ricorda Marco Magnifico, vicepresidente esecutivo del Fai a proposito dei restauri «dissennati» compiuti nei castelli di Lagnasco, in provincia di Cuneo, che furono dimora di Emanuele Tapparelli d’Azeglio, ministro plenipotenziario degli stati Sardi: «Un impianto d’illuminazione per gli affreschi assolutamente demenziale, sbreghi nei muri per installare un ascensore». Anche l’amore ha bisogno d’una adeguata manutenzione.