ROSELINA SALEMI, La Stampa 11/3/2011, 11 marzo 2011
Organizzare cene «come quelle del cinema»
Ciak, ti cucino una cena da Oscar - Ci vieni alla cena degli Oscar?». A Milano può capitare di sentirselo chiedere come niente. L’ultima mania delle signore cinefile, ormai annoiate dalla nouvelle cuisine, che non è più tanto nouvelle, e di quelle che, causa crisi, frequentano meno i ristoranti, è copiare le ricette dai film oppure organizzare serate a tema. Gli Oscar, per esempio: dal complicato Boeuf Bouguignon di «Julie & Julia» alla Ratatouille del topino chef Remy, dagli asparagi di «American beauty» alle quaglie «en sarcophage» del «Pranzo di Babette». Certo, in questi tempi dietetici nessuno è ansioso di misurarsi con il timballo del «Gattopardo», ma un gazpacho alla Almodovar fa sempre comodo: bastano gli ingredienti, un frullatore e la citazione colta. E se Luca Zingaretti può essere anche stufo della fame lupesca di Montalbano, le cene-Camilleri sono una buona occasione per quattro chiacchiere con gli amici, un dibattito, un po’ di bontà. Il coté benefico Non solo in Sicilia, come si potrebbe pensare, ma dalle parti di Como, dove alla Cooperativa Moltrasina, il 12 marzo, si mangia caponata alla messinese con sarde a beccafico, pasta al forno, broccoletti e cannoli, si parla di letteratura e si raccolgono fondi per costruire un centro sanitario in Burkina Faso. A Jesolo invece, film più cena ispirata a «Persepolis» (il 20 marzo) a Roma, in aprile, piccolo corso per imparare a cuocere il Pane Elfico nell’illusione che garantisca i magici benefici dimostrati nel «Signore degli Anelli» (ne basta un boccone). I supermaniaci hanno scaricato da Internet il vero menù della cena dopo-Oscar. Ovvero, sogliola al forno con casseruola di finocchietto, olive, fagiolini, pomodori, limone, aceto di Xerex e olio d’oliva per Colin Firth e «Paella vegetariana Black Swan» per Natalie Portman (risotto con verdure allo zafferano sfumato con vino bianco e cosparso di prezzemolo) sorvolando sulle enormi quantità di tartufo e prosciutto spagnolo. A Roma, l’Hotel de la Ville sta studiando una carta ispirata a «Vacanze Romane» (giro in Vespa incluso). Sembrerebbe una di quelle mode futili, invece no, spiega Jacopo Valli, psicoterapeuta junghiano, studioso di comportamenti sociali: «Si sceglie una ricetta per il suo contenuto simbolico. Con il Pollo alla Hogwarts, da «Harry Potter», la Zuppa del gladiatore o il Pane degli Elfi, siamo dalle parti della fiaba, dei suoi archetipi potenti, se invece puntiamo alla cena degli Oscar, partecipiamo a un rito. Ne siamo inconsapevoli, ovvio. Ci sono cose che piacciono e non sappiamo perché. Ma avvicinarsi al mitico, al fiabesco, fa bene all’anima». Così rassicurati, avete voglia entrare nel mood cinegourmet? Su www.mangiarebene.com e www.buttalapasta.it trovate la creme brulé di Amelie e la ratatouille del topino Remy, il fegato alla veneta di «Pane e tulipani» e gli gnocchi di semolino del «Pranzo della domenica» dei Vanzina, mentre su www.gustoblog.it c’è persino il sandwich al tonno di John Nash, premio Nobel nel 1994 («A beautiful mind») tanto per nobilitare lo snack veloce. E s-cenedafilm.blogspot. com, segnala la salsa olandese di Mrs. Doubtfire, per rallegrare le noiose verdure bollite. Ci sono i classici, ma si può pescare anche nella stagione 2010-2011, grazie al saporito Almanacco «Il gusto del cinema» di Laura Delli Colli: da «Mine Vaganti» a «Gorbaciof», dalle ciambelle di Shrek al sanguinaccio di «Benvenuti al Sud». C’è il tacchino ripieno di Catherine Deneuve in «Potiche», il viaggio gastronomicospiritual-sentimentale di Julia Roberts (raccomandata la pizza di «Mangia, Prega Ama»). E se il chapati del «Milionario» non viene bene, pazienza. La prossima volta, per restare in tema di Oscar, andranno bene i fagioli del «Grinta», anche se il film si è fermato alla nomination.