NICOLA PINNA, La Stampa 11/3/2011, 11 marzo 2011
Nel cimitero dell’Anonima lo scheletro dei misteri - Il cimitero dell’Anonima sequestri è sconfinato
Nel cimitero dell’Anonima lo scheletro dei misteri - Il cimitero dell’Anonima sequestri è sconfinato. Nelle campagne della Sardegna ogni tanto salta fuori un teschio: ci inciampano escursionisti o cercatori di funghi e ogni volta si ripete il solito rituale. Bisogna attendere i tempi della medicina legale per dare un nome a quegli scheletri rimasti sepolti per chissà quanti anni. E nel frattempo tante famiglie ricominciano a sperare: ci sono mogli e figli che da decenni attendono di dare sepoltura ai parenti finiti nella rete dei banditi. Imprenditori in vacanza, mogli e figli di industriali, proprietari terrieri o ricchi allevatori. Le ossa di un uomo, forse giovane, sono saltate fuori due giorni fa nelle campagne dell’Ogliastra, in una grotta della zona di Isara, tra Gairo e Ussassai. I denti sono in ottime condizioni, ma nei dintorni non c’erano i resti dei vestiti. I misteri da chiarire sono tanti. Il giovane, quasi certamente, non è morto in quell’anfratto: nella zona non sono state trovati neanche i resti delle scarpe. Questo fa pensare agli investigatori che l’omicidio sia avvenuto altrove e che il cadavere sia stato scaraventato in un luogo difficile da raggiungere. Per scoprire il nome dell’uomo è necessario attendere il test del Dna. Ma forse non basterà. Nel frattempo le ipotesi si sprecano, anche perché l’elenco degli ostaggi mai rientrati a casa è lungo. Dal 1967 a oggi almeno in 26 sono svaniti nel nulla: in qualche caso è stato pagato il riscatto, ma l’Anonima non ha mai fatto ritrovare neanche i resti dell’ostaggio. Qualche volta ha fatto recapitare un lembo d’orecchio, ma niente di più. Degli scomparsi nel nulla si riparla ogni volta che salta fuori un teschio. Neanche un indizio per ritrovare le ossa. Nell’elenco dei morti senza tomba c’è anche un ingegnere della Ferrari, Giancarlo Bussi, catturato durante una vacanza a Villasimius il 4 ottobre del 1978. Tra le storie rimaste senza epilogo c’è anche quella di Leone Concato, un consigliere di amministrazione della Augusta elicotteri, rapito a Porto Cervo, nel giardino della sua villa di Cala di Volpe, il 27 maggio del 1977. Ma non è l’ultimo caso. C’è un’altra vicenda che torna d’attualità in questi giorni. Marco Ferrai, un ventisettenne di Tortolì, è uscito di casa la sera del 21 settembre del 2004, a distanza di poche ore dall’assalto organizzato da un commando armato al distaccamento militare di Capo Bellavista, nelle campagne di Nuoro. Tra la sua scomparsa e il blitz alla caserma, i carabinieri non hanno mai trovato un collegamento certo, ma l’idea della casuale coincidenza non convince gli investigatori. Anche perché a questa parte della storia si aggiunge una seconda puntata, ancora più sconcertante: l’omicidio dei genitori di Marco Ferrai. Loro volevano sapere che fine avesse il figlio e forse sono arrivati troppo vicini alla verità. Per questo sono stati eliminati. I carabinieri ora tentano di verificare se le ossa ritrovate due giorni fa nella zona di Isara siano quelle del ventisettenne di Tortolì. Anche se probabilmente, quello scheletro appartiene a una persona morta molto tempo fa: questo perlomeno sostiene il medico che per primo è arrivato sul posto, dopo la segnalazione di due cercatori di funghi.